IL RECOVERY “FAUND”

In televisione molti parlano di (scrivo come loro pronunciano) “Recoveri faund”. Ovviamente, come lingua inglese, è tutto sbagliato. Ma in quell’errore è contenuta un’involontaria, e sapida, ironia. Come pronunciano loro, quella frase significherebbe “Ripresa ritrovata”, quasi “Salvezza raggiunta”. E Dio sa quanto non sia vero.
Il Recovery Fund è immaginato dai più come una sorta di Babbo Natale con la gerla piena di doni, mentre il principio generale, che soffre solo di rarissime eccezioni, è che nessuno regala niente a nessuno. Soprattutto quando si tratta di miliardi di euro. Dunque tutto il parlare che si fa di “doveri di solidarietà”, “necessità e urgenza di un aiuto” (a fondo perduto) è semplice wishful thinking, pio desiderio. O soltanto il modo che adottano i questuanti per fare pressione sui possibili benefattori. Purtroppo, in materia di economia, quando il portafogli si dichiara di parere contrario, le orecchie non sentono le altre voci.
E tuttavia i “Paesi del sud” potrebbero riuscire a strappare qualcosa, se adottassero la tattica giusta. Dovrebbero dimostrare (sempre che sia possibile dimostrarlo) che il loro tracollo avrebbe notevoli conseguenze negative anche sugli altri Stati. Perché tutte le economie dell’Unione Europea sono profondamente intrecciate e dunque il rifiuto di un aiuto potrebbe costare ai Paesi “ricchi” più caro della sua concessione. La generosità sarebbe il male minore.
Ma più caro di quanto? E quanto è sicuro che costerebbe più caro? Solo rispondendo a queste domande si saprebbe quali somme è ragionevole sperare di ottenere, in prestito, come garanzia per i prestiti e come sussidi a fondo perduto (if any, come dicono gli inglesi: se mai ce ne saranno). Ma, a quanto pare, nessuno ci prova. E speriamo che non sia perché è impossibile dimostrarlo.
Ma in via teorica ci possiamo permettere ogni sorta di audacia. Ammettiamo dunque, per ipotesi, che la Germania, sulla base di ciò che le dicono i suoi esperti, si convinca che non prestando all’Italia l’aiuto sognato di 200 mld potrebbe subire un danno di 250 mld. Ma che lo capisca il governo non basta. Dovrebbero rendersene conto i cittadini tedeschi. E come spiegarglielo, se sono convinti che l’Italia scialacquatrice cerca di fargli pagare i suoi debiti? Loro hanno già pagato – e Dio sa quanto caro – il disastro economico dell’ingrata Germania Est, e qualcuno, sempre per motivi ideali, gli propone di ricominciare?
E tuttavia, fuori di ogni ipotesi, questa rimane l’unica strada. Sempre che sia economicamente fondata. Ma per farlo bisognerebbe cominciare con l’escludere assolutamente ogni appello a motivi ideali o morali. Chi parla di morale dimentica che, proprio in base a quei motivi, i tedeschi vorrebbero piuttosto punire l’Italia che aiutarla.
Curiosamente, questa opera di convincimento non è stata tentata nemmeno dai nostri governanti italiani, che pure sono i più interessati ad attuarla. Se si vuol convincere un avaro a mollare i suoi soldi, l’unico modo è dimostrargli che gli conviene farlo. Ma l’impresa è difficile. Anche ad ammettere che l’interesse dei tedeschi sia quello di essere generosi (regalando i loro soldi) quando mai il popolo è stato capace di capire il suo vero interesse?
Se gli italiani fossero stati capaci di identificarlo, avrebbero applaudito uno Stato demente che si indebitava fino agli occhi, per spese improduttive o regalie elettorali, girando il conto ai figli e ai nipoti? E i tedeschi avrebbero forse eletto Hitler? Qua nessun popolo può dare lezioni di intelligenza ad un altro popolo. La democrazia non trasforma il popolo in una collettività di economisti competenti. If any, anche qui.
Il Ricovery Fund ci sarà o non ci sarà, sarà tirchio o sarà generoso, ci salverà o non servirà a niente, ma quanto più serio sarebbe un governo che dicesse: “Amici, siamo soli ed è peggio che se avessimo perso una guerra. Rimbocchiamoci le maniche”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
27 aprile 2020

IL RECOVERY “FAUND”ultima modifica: 2020-04-28T11:40:07+02:00da gianni.pardo
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10 pensieri su “IL RECOVERY “FAUND”

  1. Non penso che nessuno ci prova a giocare la carta dell’adombrare il costo del nostro fallimento.
    Penso che sia un “non detto”, o un convitato di pietra, per usare un’espressione che piace ai giornalisti.
    Ma dirlo ufficialmente significherebbe comunicare ai mercati che siamo già in bancarotta.

  2. Ma non è che il problema riguardi soltanto l’Italia. Basterebbe dare una cifra riguardante l’intera operazione, non singoli Stati.
    Il vero problema è che, forse, il costo di sostenere gli Stati sull’orlo del fallimento è in ogni caso insostenibile. Forse non se ne parla perché questa è un’ovvietà. Forse.

  3. Credere che il cosiddetto Recovery Fund possa essere costituito in tempi brevi e con un capitale sufficiente ( 1000/1500 miliardi ) per poter sostenere gli Stati più colpiti è pura illusione. Non ci sono soluzioni realistiche al di fuori di una parziale monetizzazione del debito da parte della BCE. Con un po’ di inflazione svalutiamo il debito e ci togliamo la recessione di torno. C’è sempre un prezzo da pagare, non esistono pasti gratis.

  4. Articolo sorprendente dello Spiegel :
    “Spocchia tedesca, l’Italia non è spendacciona. Eurobond o Europa morta tra un paio d’annI”

    read://https_www.liberoquotidiano.it/?url=https%3A%2F%2Fwww.liberoquotidiano.it%2Fnews%2Festeri%2F22272926%2Fthomas_fricke_spiegal_merkel_germania_spocchia_italia_spendacciona_menzogna_eurobond_europa_morte_2022.html

  5. read://https_www.liberoquotidiano.it/?url=https%3A%2F%2Fwww.liberoquotidiano.it%2Fnews%2Festeri%2F22272926%2Fthomas_fricke_spiegal_merkel_germania_spocchia_italia_spendacciona_menzogna_eurobond_europa_morte_2022.html

  6. Lo confesso, l’avrei letto se fossi riuscito ad averlo in tedesco, ma solo per amore di quella lingua. Del contenuto sono stato avvertito, e ne ho dedotto che l’autore vuole essere di iper-sinistra idealista, e ama provocare i tedeschi. Non rispecchia il pensiero della Germania. E probabilmente neppure il suo proprio, se gli chiedessero cento euro per aiutare l’Italia.

  7. https://www.spiegel.de/wirtschaft/soziales/corona-krise-und-euro-bonds-deutschlands-fatales-zerrbild-von-italien-kolumne-a-09ded59c-4d98-4592-86dd-dae5f6d84615

    L’ articolo di Fricke in tedesco. Io leggo sempre il blog Voci dalla Germania dove ci sono articoli dai giornali tedeschi tradotti in italiano.Ci sono sempre i link all’originale. Non ho mai capito di chi sia il blog. E comunque potrei leggerlo anch’io in tedesco.

    Saluti professore.
    Daniela Brocca

  8. La ringrazio. Ma il link non si apriva. Ci sono riuscito tagliando via tutto ciò che segue la parola kolumne, kolumne inclusa. Ora mi appresto a leggere l’articolo, se ci riesco. Comunque molte grazie. G.P.

  9. Per chi fosse interessato all”articolo integrale in italiano di Thomas Fricke :
    https://vocidallagermania.blogspot.com/2020/04/thomas-fricke-perche-i-tedeschi.html

    Sempre su “Voci dalla Germania” un altro articolo contro la Germania :
    Heiner Flassbeck – Le gravi responsabilità della Germania nella crisi economica del sud Europa
    “Se gli sforzi in termini di austerità dello stato italiano non hanno funzionato, la responsabilità diretta è dei paesi in surplus del nord. Chi non se ne accorge e fa finta che tutto dipende solo dalla volontà politica del paese in questione…difetta della necessaria competenza, e forse anche della necessaria comprensione”, scrive il grande economista tedesco Heiner Flassbeck, il quale poi si chiede: “I paesi del nord proveranno ancora una volta a scaricare sui paesi del sud il prezzo del loro dumping salariale e dei conseguenti avanzi delle partite correnti?”.
    https://vocidallagermania.blogspot.com/2020/04/heiner-flassbeck-le-gravi.html

    Nell’accordo del15 gennaio 2020, sottoscritto da Trump e dal cinese Liu He, il Governo cinese si è impegnato ad acquistare nei prossimi due anni dagli USA beni e servizi “aggiuntivi ” per un ammontare non inferiore a 200 miliardi di USD, di cui 77 di prodotti manifatturieri, 32 di derrate alimentari e 52 di prodotti energetici. L’accordo è importante perché introduce nei rapporti commerciali tra Stati, anche se in forma parziale, il principio del baratto. A conferma che avanzi eccessivi e permanenti nella bilancia commerciale di un Paese non sono sostenibili .

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