IL SENSO DELLA DECISIONE DI KARLSRUHE

La decisione della Corte Costituzionale tedesca ha dato luogo a molti commenti, alcuni anche molto tecnici ed eruditi. Il fatto è che le istituzioni europee sono così complicate, così intrecciate e, per così dire, così incomprensibili per l’uomo comune, che alla fine l’ignoranza di tutti diviene incolpevole. Uno quasi si chiede se non sia addirittura voluta. Io ci ho messo mesi, a sapere come funziona la Bce, e forse non l’ho ancora capito. Fra l’altro tutti indulgono nel brutto vizio di esprimersi per acronimi, quando si tratta di designare organi e progetti con nomi sesquipedali, e alla fine non si sa di che parlano. Per chi desiderasse avere un’informazione più completa riporto comunque, in nota, un articolo dell’Ansa di oggi(1) e, a proposito di acronimi, chiedo a tutti i lettori, prima di leggere il testo, se sappiano che cosa sono il Pspp e il Pepp.
Proprio per tutte queste ragioni, viaggiando al di sopra (o al di sotto) delle technicalities, val la pena di risolvere un problema generale: le deliberazioni assunte a livello di Unione Europea debbono o possono prevalere su quelle assunte a livello nazionale, quand’anche il soggetto nazionale fosse la Corte Costituzionale di un dato Paese?
Sembra una discussione importante ed invece è futile: un Paese come la Germania è un Paese sovrano o soltanto il membro di una Federazione di Stati? La risposta è ovvia. Mentre le capitali del Wisconsin o del North Dakota devono inchinarsi al potere di Washington, perché gli Stati Uniti, e non il Wisconsin o il North Dakota, sono uno Stato sovrano, Berlino o Roma non appartengono ad uno Stato soprannazionale e possono ancora fare quello che vogliono. Poi possono eventualmente pagare pegno, se qualcuno riesce ad imporgli di pagarlo, ma impedire che agiscano a modo loro nessuno può farlo. Appunto perché, fino a nuovo ordine, l’Italia e la Germania sono Stati sovrani.
Ciò posto, la maggior parte dei problemi sono risolti. Nel caso di un contrasto non fra l’Italia e la Germania (un Welter non si batte mai contro un Peso Massimo) ma tra la Germania e l’Unione Europea, chi ha il coltello dalla parte del manico? E più precisamente, dal momento che qui nessuno parla di atti di violenza: chi è che ha bisogno dell’altro? Nell’organizzazione nata dal Trattato del Nord Atlantico (la Nato, per citare un altro acronimo) è più l’Europa che ha bisogno dell’America che l’inverso. E questo peserà sempre, quali che siano i termini del trattato stesso.
Nella politica internazionale si va regolarmente al sodo, nel modo più brutale. Parecchi Stati europei sono già pesantemente indebitati e, a causa della pandemia, potrebbero essere indotti o costretti a indebitarsi molto di più. Al riguardo i problemi sono due: le Borse sono disposte a far credito? E se sì, con quali tassi di interesse? Se l’Unione Europea (sostenuta dalla Germania) interviene per garantire i grandi Stati indebitati, le Borse faranno credito e perfino con interessi bassi. Se invece la Germania non lo fa (per non essere un giorno costretta a pagare “les pots cassés” il costo disastroso dell’operazione) le Borse potrebbero non comprare i titoli offerti sul mercato. Oppure richiedere interessi esorbitanti, col rischio di mandare a gambe all’aria un Paese come l’Italia. E qui è chiaro il punto fondamentale: nessuno può costringere la Germania a tenere il comportamento che ci conviene.
Ecco la situazione attuale. Anche ad essere vero che formalmente la Corte Costituzionale tedesca ha un’autorità inferiore a quella del corrispondente organo europeo, una cosa è certa: ha il potere di dare ordini “giuridici” al governo tedesco. E questo, da parte sua, potrebbe essere felice di dover obbedire; perché sa che questo è il sentimento corale dell’intera Germania. Del resto è comprensibile: in quel Paese è passata l’idea che si chiede alla Germania di regalare soldi agli altri, e che sia vero o no importa poco. Quale governo può dire ai propri contribuenti: “Stringete la cinghia, ché dobbiamo fare un regalo al nostro vicino di casa”? Se fosse detto agli italiani, gli italiani direbbero in coro “sì”? Berlino deve rispondere ai tedeschi secondo come loro hanno capito il problema.
Dunque tutte le discussioni giuridiche, tutte le precisazioni tecniche , tutti i distinguo sono inutili. Qui si tratta di volontà politica. La Germania ha sì o no interesse ad aiutare economicamente i Paesi in difficoltà? Più esattamente, è disposta a garantire i loro debiti o regalare loro ingenti capitali a fondo perduto? Tutto dipende da ciò che deciderà in concreto Berlino. Le discussioni politiche, e perfino quelle giuridiche, sono inutili. Il problema potrebbe essere riassunto in termini ancor più volgari: nei prossimi mesi ed anni arriveranno dei soldi, dal Nord, o dovremo cavarcela da soli?
Ecco le risposte che aspettiamo. La sentenza della Corte Costituzionale tedesca potrebbe essere la rondine che non fa primavera, ma è anche vero che a primavera, nel Nord, tornano le rondini.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
6 maggio 2020

(1) La Corte costituzionale tedesca ipoteca il quantitative easing. Con una sentenza che può avere grosse conseguenze su come l’Europa uscirà dalla crisi del coronavirus e gestirà l’enorme mole di debito lasciata sul campo: i giudici danno tre mesi di tempo al Consiglio direttivo per “una nuova decisione che dimostri che il ‘Pspp’ non è sproporzionato nei suoi effetti economici e di bilancio”. Altrimenti la Bundesbank non potrà più parteciparvi. Alla fine, il nodo da sciogliere resta sempre lo stesso: se la Bce – usando l’espressione della presidente Christine Lagarde – sia qui per “chiudere gli spread” oppure no. Che, letta da Karlsruhe, equivale a dire se la Bce, mentre combatteva la deflazione ieri, e lo shock da lockdown oggi, non stia facendo finanziamento monetario ai Paesi ad alto debito.
La Bce non dovrebbe avere grosse difficoltà a dimostrare di aver agito legittimamente con il ‘Pspp’, il programma di acquisti di debito pubblico varato da Mario Draghi nel 2015. Il Consiglio direttivo, convocato appositamente , “prende nota” della decisione dei giudici ma è fermo: la Bce “rimane impegnata a fare qualunque cosa necessaria, nel suo mandato”, per la stabilità nei prezzi ma anche perché questo obiettivo si realizzi in tutti i Paesi. E ricorda ai giudici tedeschi che “la Corte di giustizia dell’Unione europea, nel dicembre 2018, stabilì che la Bce agisce nel suo mandato”.
Il ‘Pspp’ rappresenta oggi solo un quarto degli acquisti di titoli pubblico: c’è il ‘Pepp’, il programma per l’emergenza pandemica, che in poco più di un mese ha acquistato 118 miliardi di debito. E’ per questo che il ministro dell’Economia Gualtieri ha detto che “la sentenza non avrà alcuna conseguenza pratica”, visto che conferma la legittimità di fondo del ‘Pspp’ e “non riguarda in nessun modo” il ‘Pepp’. Ma il verdetto fa balzare a 244 lo spread italiano, l’elefante nella stanza di ogni discussione sugli acquisti di debito della Bce. Concentrati da settimane sull’Italia che ha assorbito il 40%, contro una quota che, determinata dal ‘peso’ dell’Italia nel capitale Bce (‘capital key’), sarebbe del 17%. La sentenza, infatti, rischia di avere un impatto sull’operatività della Bce.
La cancelliera Angela Merkel, secondo la Dpa, avrebbe detto che i giudici hanno mostrato chiaramente alla Bce i suoi confini. Vitor Constancio, ex vicepresidente della Bce con Draghi, vede il “grosso rischio” che la sentenza apra a un’ondata di nuovi ricorsi in Germania finendo per coinvolgere il ‘Pepp’. Christine Lagarde ha nei fatti assicurato che il Pepp avrebbe tenuto a bada gli spread deviando dalla ‘capital key’. Ma sono proprio queste deviazioni – che ad oggi rappresentano l’unico freno a una spirale del debito in Paesi come l’Italia – ad essere nel mirino della Corte tedesca. La Bce, poi, con il ‘Pspp’ ha finora mantenuto in bilancio i circa 2.300 miliardi di debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona acquistato, rinnovando con nuovi acquisti i bond che man mano giungevano a scadenza. E promette di farlo finché servirà. Anche qui i giudici mettono un’ipoteca. Che rischia di far tramontare definitivamente l’ipotesi che possa essere la Bce, in definitiva, a farsi carico del conto salatissimo delle due crisi, quella del 2008 e quella attuale, tenendo il debito in eterno o persino comprando bond perpetui.
Significative le parole di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e consigliere Bce: i giudici rilevano “un margine sufficiente di sicurezza al finanziamento monetario dei governi”, “sosterrò gli sforzi per soddisfare questo requisito”. E poi ci sono le conseguenze istituzionali. A partire dal monitoraggio della Bce demandato dai giudici a Parlamento e governo tedesco, paradossale vista la storia tedesca: tanto che il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, è costretto a ricordare che “la Bce è un’istituzione indipendente. La sua indipendenza è alla base della politica monetaria europea”.
Le parole di Olaf Scholz, ministro delle Finanze tedesco, tradiscono l’imbarazzo di Berlino: “proprio in questi giorni, in cui a causa della pandemia siamo di fronte a uno sforzo notevole, la moneta unica e la politica monetaria comune ci tengono uniti in Europa”. E poi c’è l’umiliazione, sul piano giuridico, inflitta alla Corte di giustizia europea, la cui sentenza del 2018 a favore della Bce è giudicata dai colleghi tedeschi “insostenibile”. Tanto da costringere un portavoce della Commissione Ue a riaffermare “il primato della legge europea, e il fatto che le decisioni della Corte europea sono vincolanti su tutte le corti nazionali”. 

IL SENSO DELLA DECISIONE DI KARLSRUHEultima modifica: 2020-05-06T10:39:55+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL SENSO DELLA DECISIONE DI KARLSRUHE

  1. Nel caso di un contrasto tra la Germania e l’Unione Europea, chi rischia di più è la Germania . Non solo per il suo enorme avanzo commerciale che subirebbe restrizioni , ma soprattutto perché a fianco dell’UE si schiererebbe lo zio Sam e conseguentemente, per motivi inerenti la loro sicurezza, i Paesi baltici e dell’Est europa. Però non credo si arriverà a tanto. E’ più probabile che la sentenza di Kalsruhe venga usata dal governo tedesco per ridimensionare la propria partecipazione al leggendario Recovery Fund e allo stesso tempo per chiedere ai Paesi con debito pubblico elevato di attingere all’abbondante risparmio privato domestico, cioè di contribuire con una patrimoniale . I giornali tedeschi non fanno altro che enfatizzare che il risparmio privato in Italia, Francia e Spagna è superiore a quello tedesco. Ergo..

  2. https://www.italiaoggi.it/news/la-germania-si-ribella-alla-ue-2444628
    Ne consiglio la lettura perché rispetto ad altri articoli analizza più in profondità
    la sentenza di Kalsruhe. Sentenza che rischia di mandare a gambe all’aria l’UE.
    Nell’immediato compromette l’accordo raggiunto con gli inglesi sulle materie di competenza della Corte Europea :
    ” Le disposizioni relative alla protezione dei diritti dei cittadini UE residenti nel Regno Unito saranno incorporate nel diritto britannico (avranno dunque applicabilità diretta e non potranno essere modificate unilateralmente dal Regno Unito attraverso una legge ordinaria) e i tribunali britannici dovranno fare riferimento diretto ad esse, assumendo come riferimento le sentenze della
    Corte di giustizia dell’UE. In caso di incertezza, è previsto che le corti del Regno Unito facciano ricorso al rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’UE per un periodo di 8 anni dall’entrata in vigore dell’accordo di recesso. Il controllo sulla
    corretta applicazione delle disposizioni relative ai diritti dei cittadini sarà esercitato dalla Commissione europea e, nel Regno Unito, da una autorità indipendente. ”
    E chi glielo fa fare agli inglesi di riconoscere la competenza della Corte Europea se la Germania che fa parte dell’UE non la riconosce per se ?

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