FLAUBERT ROMANTICO

Se si fossero potute fare lezioni di letteratura francese con le battute, avrei così riassunto tutto ciò che c’era da dire su Gustave Flaubert: “C’était un orphelin du Romantisme”, un orfano del romanticismo.
Victor Hugo era nato per il Romanticismo e ad esso aderì clamorosamente, fino alla più totale mancanza di senso critico. Invece la personalità di Flaubert fu interamente plasmata da un rifiuto del Romanticismo. Non che non lo amasse visceralmente, ché anzi si potrebbe dire che per Flaubert il Romanticismo fu la prostituta segreta di cui fu sempre e invincibilmente innamorato. Ma ne aveva visto le conseguenze e non poteva che condannarlo. In questo senso il suo libro sacro è “Madame Bovary”. Anche l’ “Éducation Sentimentale” non è affatto un romanzo tenero col Romanticismo, ma di nessuno dei due protagonisti Gustave avrebbe detto, come di Emma: “Madame Bovary c’est moi”.
Flaubert ha visto la falsità, peggio, l’ingenuità del Romanticismo; il suo disconoscimento della realtà effettiva; l’eccessivo amore di ciò che sarebbe bello fosse; l’inganno che ne costituisce la trave portante e nascosta. Troppi non sanno, o dimenticano, che la parola Romanticismo è collegata all’aggettivo “romanzesco”. È dunque un atteggiamento dell’anima che tradisce un rifiuto della prosa, della vita quotidiana normale, della mancanza di fantasia e di sogno che caratterizza le nostre esistenze. Quando il romanzo è romanzesco abbandona la verosimiglianza per aderire al sogno. La differenza fra Perrault che racconta la vicenda di Cenerentola e il Romanticismo è che Perrault avvisa i bambini che si tratta di una favola. Invece, quando sforna l’insipido “Pretty Woman”, Hollywood lo fa con immagini a colori e in movimento; con esseri umani veri; raccontandoci una storia – peggio, facendocela vedere – come se fosse avvenuta. E noi contemporanei abbocchiamo come allocchi.
E dire che lo schema mostra la corda fin da principio. Nessuna ragazza passa mai da sguattera a regina. Se, tornando da Parigi, Sabrina è così trasformata da fare innamorare sia William Holden che il suo coriaceo fratello Humphrey Bogart, è perché non è mai stata la figlia dell’autista, è stata sempre Audrey Hepburn, con la sua finezza, col suo portamento da regina e la sua eleganza di gatta. La stessa Julia Robers in “Pretty Woman” è tutt’altro che credibile, come prostituta.
Ma torniamo a Flaubert. Questo romanziere amava il bello fino ad esserne definito “il martire”, in quanto era capace di perdere una giornata per scrivere una pagina. Ma quella pagina, alla fine del parto, contrariamente a tanto ciarpame della letteratura romantica, era assolutamente perfetta. E con questo veniva rinnegato platealmente lo spontaneismo romantico. Quell’atteggiamento stupidamente autoindulgente, convinto che per creare bastasse lasciarsi andare, forse una lontana eco dell’istinto tanto stimato da Rousseau.
Flaubert amava il sogno ma se lo vietava, anche perché ne conosceva i guasti. Ma questo distanziamento da molti non fu capito. E a “Madame Bovary” fecero nientemeno un processo per immoralità. Senza accorgersi che Gustave non condivideva nulla degli errori della protagonista. Se dal racconto non conseguiva una stentorea condanna morale era perché questo era estraneo ai fini dell’arte e comunque niente poteva impedire all’autore di sentire un’immensa pietà per quella sfortunata donnetta. Lui la capiva fino alla feccia, mentre i moralisti vedevano in lei soltanto un’adultera, una moglie ingrata nei confronti di un marito buono e paziente. Emma aveva tentato, sia pure nella maniera sbagliata e colpevole, di mettere un po’ di vera bellezza nella sua vita e, a differenza di Flaubert, non aveva saputo difendersi dal Romanticismo.
È difficile obbligarsi a credere che la realtà è soltanto quella che vediamo, che la gente è com’è, e che tutto l’immaginario che troviamo nell’arte, nel cinema e perfino nella retorica è falso. Assolutamente falso. L’amore non è affatto quel fenomeno corrente, cui tutti soggiacciono almeno una volta nella vita, cui tutti hanno diritto e che, in fondo, è a portata di mano. Di fatto, l’amore è normalmente un annebbiamento della vista che si paga carissimo. È vero, ciò non significa che non esista il grande amore. Ma la questione è un’altra: quanto è probabile non che lo si viva, ma anche soltanto che lo si incontri nella realtà? È come chiedere: è possibile che un artista sia immenso nella tragedia come nella commedia, che il suo genio spazi dalla poesia all’umorismo, e che sia adorato da milioni di persone, per secoli? La risposta è sì: si chiama William Shakespeare. Ma da qui a credere che possiamo incontrare uno Shakespeare ad ogni angolo di strada, ce ne corre.
Ecco l’errore di Emma Bovary. Lei era pronta a vestire gli uomini reali con i panni indossati dai personaggi dei suoi sogni. Un errore che Flaubert non commise ma non per questo si rassegnò alla vita com’è. Chi nasce romantico rimane romantico, anche se del Romanticismo diviene nemico. Un po’ come i religiosi ferventi che rischiano di diventare eretici, ma mai estranei alla religione. Un pedone è uno che fa chilometri perché non ha un’automobile. Mentre l’uomo primitivo non è un pedone, cammina e basta, non gli manca niente.
Il vero ateo è uno cui manca Dio. E Flaubert portò per tutta la vita il lutto dell’inesistenza del mondo sognato da Emma Bovary.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

14 maggio 2020

FLAUBERT ROMANTICOultima modifica: 2020-05-14T10:44:29+02:00da gianni.pardo
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