L’UNIONE EUROPEA IN PIZZERIA

Se è lecito avere in antipatia una parola, nel caso specifico un aggettivo, confesso l’esistenza di una vecchia ruggine fra chi scrive e “semplicistico”. Semplicistica è definita una soluzione facile e chiara, e tuttavia sbagliata. L’aggettivo implica che la soluzione è illusoria, ma le ragioni che la rendono impraticabile richiederebbero un lungo discorso. L’affermazione è facile, la confutazione è difficile. E tuttavia la confutazione vale quanto valgono le ragioni che non sono state esposte. Se colui contro il quale è stato sparato l’aggettivo “semplicistico” risponde: “Ho tutto il tempo necessario. Dimostrami perché la mia tesi è sbagliata”, l’interlocutore non ha scampo. Infatti la presunta vittima ha risposto: “Hic Rhodus, hic salta” (“Non sparare vanterie fornisci, dimostrazioni”) che è un proiettile ben più grosso di “Semplicistico”.
Proprio per queste ragioni, quando, riguardo ad un problema, mi si presenta un’argomentazione semplice e ineccepibile, prima di tentare di rigettarla, mi chiedo se per caso non sia quella giusta. Del resto ciò corrisponde al principio del “rasoio di Occam”, per il quale ciò che è evidente ha grandi probabilità di essere vero. Dunque anche problemi planetari possono essere affrontati con un semplice, piano buon senso. Pressoché “semplicistico”.
Immaginiamo ventisette amici che vogliono cenare in pizzeria ma purtroppo non sono d’accordo su quale pizzeria scegliere e alla fine le soluzioni sono fondamentalmente due: o tutti seguono il parere della maggioranza, oppure venti andranno da una parte, sette dall’altra.
L’Unione Europea è composta di ventisette Stati e pare che la maggioranza sia per il Next Generation Ue (ex Recovery Fund). Invece alcuni (Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia, Finlandia) o sono contro, o sono per il suo ridimensionamento, o sono per stringenti controlli sull’uso che i Paesi beneficiari dei finanziamenti faranno delle somme ricevute. Infatti, i beneficiari, e soprattutto l’Italia, vorrebbero la maggior parte delle somme in regalo, senza seri condizionamenti per l’uso che intendono farne.
Ora, se il caso fosse simile a quello della pizzeria, basterebbe dire: “Non ci sono problemi: Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia vanno da una parte, e tutti gli altri dall’altra”. E invece questo non sembra possibile perché, sempre tornando all’esempio della pizzeria, in questo caso la maggioranza vuole che la minoranza paghi molto di più di ciò che mangerà, tanto che, se non ci fossero i piccoli, forse la maggioranza non potrebbe entrare in pizzeria.
E allora tutto cambia. Se la discussione vertesse sulla solidarietà europea, sugli ideali comunitari, sulla futura unificazione dell’Europa, si potrebbe andare avanti lasciando da parte i pochi dissidenti. Anche perché non sono fra i più importanti Stati d’Europa. Se viceversa la discussione verte sul fatto che alcuni Paesi finanziariamente ben amministrati dovrebbero regalare miliardi ad alcuni Paesi finanziariamente amministrati in modo demenziale, si comprende che quelli dicano: “E perché mai? Al massimo, potremmo un po’ aiutarli – visto che il loro fallimento danneggerebbe anche noi – se attuano tali riforme da evitare che in seguito si torni ad una situazione simile a quella attuale. Ma in linea di principio, guardando all’esperienza, non ci fidiamo di loro e vogliamo controllare fino all’ultimo centesimo l’uso che si farà dei nostri soldi”. Come dargli torto?
L’Italia, la Spagna ed altri Paesi vorrebbero avere partita vinta semplicemente protestando, facendo la faccia feroce, parlando di ideali comuni e di necessità di aiutare i più deboli. Aria fritta, quando si tratta di soldi. Per quanto riguarda gli ideali, l’Europa può fare a meno dell’Olanda. Ma, se ha bisogno dei soldi dell’Olanda, la smetta di parlare di ideali.
Pare che il premier polacco abbia detto: “Questi qua chiamano sé stessi Paesi frugali, io li chiamo Paesi avari”. Non potendomi permettere di dare dell’imbecille al Capo di uno Stato estero, gli farei semplicemente notare che, nel suo mondo, “avaro è chi vuole tenersi i suoi soldi, mentre generoso è chi vuole i soldi altrui”. Troppo comodo.
Il fatto che a Bruxelles la discussione si trascini da giorni dimostra che l’Europa ha bisogno dell’Olanda e non l’inverso. Dunque è inutile ironizzare – come credo faccia Marco Travaglio – sul fatto che l’Olanda è una piccola nazione di diciassette milioni di abitanti. I fatti dicono che l’Italia, con i suoi sessanta milioni di abitanti, è col cappello in mano dinanzi ai diciassette milioni. E non esiste il diritto all’elemosina.
Se Salvini, Travaglio, Conte e tutti gli altri sono offesi dal comportamento dei Paesi frugali, nessuno impedisce a Conte di sbattere la porta, tornare in patria e mettere in atto le sue stesse parole, quando ha detto: “L’Italia farà da sé”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

L’UNIONE EUROPEA IN PIZZERIAultima modifica: 2020-07-19T10:22:41+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “L’UNIONE EUROPEA IN PIZZERIA

  1. Conte: “il negoziato è più difficile del previsto”.
    Ma tu guarda un po’ che colpo di scena… chi lo avrebbe mai detto, mentre qui nel nostro dibattito il problema era come spendere i soldi che ci verranno regalati?

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