CRONACHE DA TEDIOLAND

Passano i giorni e non scrivo una riga. Per farlo, bisognerebbe che qualcosa cambiasse nella situazione presente. E non succede. Oppure che fossi sicuro di ciò che avverrà in futuro. Ma non soltanto non ne sono sicuro io – che non sono nessuno – non ne sono sicuri né i politici, né i commentatori, né gli astrologi. Ecco perché gli editoriali di tutti i giornali – ed anche quello che state leggendo – sono di una noia affliggente. Tutti aspettiamo che, da questa sospensione, se ne esca. A destra, a manca, di sotto o di sopra, ma basta. E invece continua questa eterna sala d’aspetto.
Lo ammetto, forse perché sono vecchio non sono di facile contentatura. Col digitale terrestre spazzolo ogni sera quelli che mi sembrano i migliori canali, sono circa una trentina, e alla fine magari spengo o, per disperazione, ascolto un dibattito, o miglioro la mia scarsa cultura con qualche documentario zoologico. Un disastro. Mi sembra una suprema perdita di tempo stare a studiare le più piccole molliche della politica o i sospiri o gli aggrottamenti di fronte di alcuni politici che stimo un soldo (non ciascuno, l’intero lotto). Meglio le avventure di un’orsa seguita dai suoi due cuccioli.
Del resto, non sopporto neppure alcune certezze che sembrano avere corso legale. Per esempio tutti dicono che, in un momento drammatico come questo, non si può andare a nuove elezioni. E con quale coraggio si può dire una cosa del genere? Anche ad ammettere che andare alle elezioni oggi fosse un disastro, il fatto che qualcosa costituisca un disastro ha mai fermato i nostri politici? Nel 1978, quando vararono l’Equo Canone, io – quello stesso che non è nessuno oggi e non era nessuno già allore – dissi: “Ma bravi, hanno distrutto le locazioni e in buona misura l’edilizia”. Più o meno da quel tempo gli stessi politici, quelli che oggi si preoccupano del dramma della pandemia ma non pianificano niente in tempo, hanno sperperato il denaro pubblico mettendoci sul groppone – anzi, sul groppone dei nostri nipoti – un debito che potrebbe schiacciarci come mosche. E nel momento in cui “Bambole, non c’è una lira”, forse che non hanno varato la quota 100, il Reddito di Cittadinanza e mille regalie inutili? E mentre rischiamo di non presentare in tempo a Bruxelles un piano credibile delle somme del Next Generation Ue, e dunque di non riceverle, ci stiamo forse preoccupando di questo ritardo? Avete forse visto Giuseppe Conte spettinato, per l’ansia che gli provoca questo problema?
Smettiamola dunque con questa untuosa, ipocrita preoccupazione per le elezioni anticipate. Caso mai, la preoccupazione è quella di sapere quale gruppo di parlamentari terrorizzati all’idea di essere costretti a tornare al lavoro vero (quello faticoso e mal pagato) si metterà insieme, per far finta di governare. Il vero problema, per loro, sarà quello di sapere chi sarà invitato al banchetto e chi ne sarà escluso.
Agli ideali della politica non credo più. Ho la sensazione che i politici, quelli che sembrano maestri di morale più seri di Seneca, all’occasione venderebbero la loro madre per trenta denari.
Né mi preoccuperebbe l’assenza di un governo, per un mese o due. Forse che l’abbiamo, oggi, un governo? Di chiudere i ristoranti è capace il primo Arcuri che passa. Forse, un governo che non c’è, almeno non fa danni.
Ora aspettiamo di vedere se ci libereremo di Giuseppe Conte (l’uomo convinto di essere il Presidente del Consiglio) ma questo non ci autorizza a sperare in un governo migliore. E dire che – data la qualità dell’attuale – non dovrebbe essere difficile.
Gli italiani, già da anni, sono talmente indignati e talmente disperati, da essere stati capaci di cedere, nel marzo del 2018, al più ferale cupio dissolvi. Ora hanno visto che “dissolvi” non è piacevole. Ma può meritare pietà, un popolo che ha votato per Alfonso Bonafede come Ministro di Grazia e Giustizia? O un’Italia che ha come Ministro degli Esteri Luigino Di Maio?
Sì, lo ammetto, aspetto con ansia spasmodica di vedere lo show down di Matteo Renzi, se ci si arriverà. Ma non perché ci sarà una svolta verso il meglio, solo perché ci si sarà finalmente qualcosa di nuovo di cui parlare, dal momento che il gossip sta a zero perfino nel mio condominio.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
06/01/2021

CRONACHE DA TEDIOLANDultima modifica: 2021-01-06T18:11:43+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “CRONACHE DA TEDIOLAND

  1. Caro Pardo, abbia fede. “Dopo”, l’Italia sarà diversa, tutti i sapienti concordano. Peggiore, non mi sembra dubbio.
    Il futuro lo vedo assai #00000 (mi scusi, ma sa benissimo che una certa parola che definisce un certo colore che nasce dall’assenza di tutti gli altri “colori primari” è ormai vietata; si deve ricorrere a perifrasi tipo la codifica esadecimale; e badi bene a usare la parola cittadin* per indicare tutti coloro che appartengono a un determinato Paese, senza discriminazione di sesso, sia esso permanente o variabile secondo i giorni o le ore, intero o porzionato e sfumato; glielo dico per il Suo bene, sennò finisce che Virgilio La cancella).

I commenti sono chiusi.