WASHINGTON TRAGICOMEDY

Qualcuno ha detto: “Ho molte idee brillanti, ma non le condivido tutte”. È un paradosso che fa pensare a Oscar Wilde ma è più serio di quanto non si creda. Si può avere un’opinione e tuttavia temere che non sia sufficientemente fondata. Che possa indurre gli altri a giudicarci severamente. E per questo siamo tentati di tacerla, o almeno di attenuarla. Ecco un esempio: uno scienziato francese, prima di Lavoisier, intuì la famosa “legge di Lavoisier” ma la pubblicò dotandola di un prudente “quasi”. “Quasi costanti”. Credo parlasse delle quantità che entrano in una reazione, e del risultato della stessa reazione. Lavoisier, più sicuro di sé, ebbe il coraggio di superare quella prudenza e quel principio porta ancora oggi il suo nome.
Una mia idea che sono stato tentato di non condividere è stata che la manifestazione violenta dei fan di Donald Trump, di quelli che hanno invaso il Campidoglio di Washington, non è stata quell’avvenimento drammatico, al limite tragico, che tutti vogliono descrivere, Mi è sembrato eccessivo che si parlasse di “attacco alla democrazia”, quasi di “un tentato colpo di Stato”, e via così, strappandosi le vesti. Gli scalmanati spesso sono così ignoranti da non potere nemmeno concepire cose del genere: vogliono soltanto menar le mani contro i loro “nemici”. E infatti credo che presto di questo episodio non si parlerà più e, se non sarà dimenticato, sarà perché tutti se ne ricorderanno quando si tratterà di tagliare politicamente le gambe a Trump.
Dal punto di vista storico è stato soltanto uno stupido e violento moto di piazza che non poteva portare a nulla. Qualcuno ha pensato, sia pure per un momento, che quella folla avesse un capo cui contava di consegnare il potere? Fra quelle migliaia di persone forse nessuno era armato e se anche lo fosse stato, in breve tempo la polizia e la Guardia Nazionale l’avrebbero fatto a pezzi. La manifestazione, se a stento aveva un senso per gli stessi interessati, certo non aveva nessuna speranza. E infatti l’unico danneggiato dall’episodio è stato Trump. Il tycoon ha avuto l’imprudenza e il cattivo gusto di alzare troppo i toni ed ha rischiato per questo, e ancora rischia, di essere cancellato dalla politica. Si può immaginare punizione più severa?
“Colpo al cuore della democrazia”? Ma non diciamo sciocchezze. C’è forse stato un solo momento in cui le istituzioni sono state a rischio? Qualcuno ha pensato che, in conseguenza di quella protesta, Trump sarebbe stato riconfermato Presidente?
Le manifestazioni di piazza, in democrazia, hanno un senso molto diverso, a seconda dello stato d’animo dei molti che non vi partecipano. Se i motivi della protesta sono largamente condivisi, anche in assenza di qualsiasi eccesso, il sistema ne tiene conto. Abbiamo un esempio storico. La follia comunista e sindacalista (cioè di un sindacato “cinghia di trasmissione” a servizio del Partita Comunista Italiano che ancora sognava la rivoluzione proletaria) era giunta al punto che anche gli italiani più di sinistra avevano aperto gli occhi. Il sistema Italia era a rischio. E infatti la famosa “Marcia dei Quarantamila”, a Torino, benché calma e silenziosa, cambiò per sempre il clima aziendale in Italia. Al contrario, la maggior parte delle manifestazioni violente (incluso il terrorismo omicida delle Brigate Rosse) non ha condotto a nessun cambiamento. Ché anzi alla fine lo stesso Pci è arrivato al rinnegamento della rivoluzione del proletariato in forma violenta. Ritrovando così la prudenza di Togliatti, nell’immediato dopoguerra.
Né miglior sorte ha avuto la resistenza violenta – stavolta di destra – degli abitanti di Reggio Calabria, quando è stato tolto loro il titolo di capoluogo di regione in favore di Catanzaro. E dire che i governi italiani temono la piazza.
Dunque a Washington abbiamo assistito soltanto a una manifestazione di teppismo politico, di competenza di chi si occupa di ordine pubblico, e con una sola vera vittima: Donald Trump. Ma una vittima indifendibile, perché capace di troppi eccessi verbali.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
9 gennaio 2021

WASHINGTON TRAGICOMEDYultima modifica: 2021-01-09T09:40:37+01:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “WASHINGTON TRAGICOMEDY

  1. Trump ha terminato il suo mandato con una pagliacciata, che probabilmente gli costera’ la possibilita’ di venire rieletto tra quattro anni. Che sia stato lui o meno ad organizzarla, non cambia lo stato delle cose.

    Dunque adesso il presidente sara’ Biden, senza alcun dubbio.

    E immediatamente i cani si sono sguinzagliati:

    The Islamic Republic of Iran’s decision to enrich uranium to 20% at its plant in Fordo “should serve as a wake-up call to all those who advocate for appeasement towards Iran,” Israel’s Foreign Ministry stated, demanding that the international community act. (United with Israel, 5 Gennaio)

    Kim Jong-un pledges to expand North Korea’s nuclear arsenal (BBC News, un’ora fa).

  2. Sono d’accordo ma questa gente farebbe bene a stare attenta. La politica di un grande paese non è la politica di un uomo. E del resto la II Guerra Mondiale americana la decise un democratico e il bombardamento atomico lo decise un altro democratico.

  3. Beh, molti, nei social non appartenenti ai Big Tech (quelli che bannano tutti quelli che non la pensano come il nuovo potere costituito), paragonano l’assalto al Campidoglio con l’incendio del Reichstag del 1933 … e quello qualche conseguenza l’ha provocata, anche se la verità era evidente a tutti, in tutto il mondo. Spero che non mi banniate anche voi perchè ho riportato un pensiero diffuso (ma certamente discutibile).
    CMQ, per la storia, Trump non è un imbecille ed ha segnato l’inizio di una nuova epoca: il GOP, quello che da sempre si alterna ai DEM, è finito. L’opposizione sarà diversa, anche senza Trump ci saranno nuove forze che non hanno nessuna intenzione di subire la folle politica ben rappresentata dal fantoccio Biden, dall’isterica Pelosi, dagli impeccabili senatori REP che non hanno voluto vedere le irregolarità (rilevate da 18 stati che fecero ricorso alla Corte Suprema). Dopo il 20 gennaio, torneranno nel freezer da cui li hanno scongelati. Ne riparliamo più avanti, se non mi bannate :)) quando vedremo chi ha vinto realmente e capiremo che cosa vogliono fare della potenza più grande al mondo (dopo la Cina!!)

  4. Fino ad oggi non ho bandito nessuno. Chi ci vuol riuscire, basti che insulti qualcuno o usi un linguaggio scurrile. Per il resto, le idee, se espresse in modo garbato, sono tutte ammesse. Se qualcuno viene qui a scrivere che la Terra è piatta da me non avrà risposta, tutto lì.

  5. Tucker Carlson ha detto in uno dei suoi commenti che Trump, a differenza della classe politica istituita, non ha disprezzato i suoi elettori, era quasi uno di loro. Non credo che si possa dire lo stesso di una Nancy Pelosi pensando agli antifa. Una commentatrice Breitbart ha detto che uno dei problemi di Trump è stato di parlare sempre e solo di se stesso (uno di loro?) e che non ha reso ciò che ha promesso, al contrario di un Ronald Reagan. Io penso che non poteva gestire un paese come se fosse la sua ditta (vedi hire and fire) se non avesse lo stesso potere di tagliare teste come ha fatto Sun-Tsu. Adesso ha pagato il prezzo e con lui, da come sembrano girare le voci Dem (“shoot them all” su Twitter), tutti i suoi sostenitori. Questo mi preoccupa più che la sorte di Donald. Suo genero ha già comprato nuova casa in Florisa settimane fà.

  6. Sull’argomento un tweet di Vittorio Feltri :
    “Vittorio Feltri @vfeltri 7 gen
    Fossi un cittadino americano avrei votato Trump, ma questo signore ormai ha rotto i coglioni.”

    Pagliacciata o tragicomedy ci sono stati 4 morti. Quel che è certo è il danno reputazionale nel vedere a Washington le stesse immagini di Brasilia.

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