TRE GIORNI D’ANTICAMERA

Molti, non appena l’attuale crisi ha cominciato a fornire le prime indicazioni, hanno dato per scontato che, nella formazione del futuro governo, l’avv.Giuseppe Conte non dovrebbe entrare. Nella rassegna stampa di stamani vedo invece che (per ragioni obiettive o scaramantiche, non so) alcuni commentatori lo considerano perfettamente in gioco. Il tempo dirà chi si è sbagliato. Ma alcune osservazioni potrebbero essere utili.
In primo luogo, ogni carica non vale più della persona che la occupa. E la furbizia non è la massima qualità dell’Uomo di Stato. Per giunta, capeggiando una maggioranza come quella che abbiamo subito da un anno a questa parte, non molti avrebbero saputo fare di meglio. Ma qui non importa stabilire se un Conte-ter sarebbe un bene o un male: vorremmo soltanto sapere quanto sia probabile.
A mio parere ci sono tre segnali, significativi e convergenti, in questo campo. In primo luogo, non molti lo hanno notato, ma il Presidente Sergio Mattarella non ha incaricato Roberto Fico di vedere se si possa costituire un governo basandosi “sulla disponibilità dei componenti la vecchia maggioranza” a sostenerlo, ma ha parlato della disponibilibità a farlo dei “gruppi” componenti la vecchia maggioranza. La vecchia maggioranza, se per vecchia maggioranza vogliamo intendere tutti i componenti di essa, dai parlamentari fino al governo e al Presidente del Consiglio, comprendeva anche Giuseppe Conte. Invece i gruppi sono organi parlamentari, che non comprendono il Presidente del Consiglio dei Ministri.
In secondo luogo, se la propensione del Presidente della Repubblica fosse stata per un reincarico a Conte, per la terza edizione del suo governo, nulla gli impediva di conferire a lui, e a non al Presidente della Camera, il mandato esplorativo, che l’avrebbe fatto partire in posizione di vantaggio, in questa impresa. Come si sa, e come è a volte avvenuto in passato, la personalità che è stata incaricata di un “mandato esplorativo”, avendolo concluso con successo, è stata poi incaricata di formare il nuovo governo. Invece il Presidente ha imboccato tutt’altra strada e questo, quanto meno, indica che si lascia aperte tutte le opzioni.
In terzo luogo e di fatto, a dare ascolto a tutti i commentatori più avvertiti, quello fra Matteo Renzi e Giuseppe Conte è uno scontro all’ultimo sangue, al termine del quale soltanto uno dei due rimarrà in piedi. E se Renzi non ha escluso l’eventualità di un Conte-ter è soltanto – a sentire per esempio Giancarlo Casini – perché è troppo abile per fare una simile gaffe. Lui continua a dire che, per quanto lo riguarda, si tratta di programmi, di cose da fare, e non di persone. Di persone si parlerà al momento opportuno e in quell’occasione lui dirà: o via Conte o non se ne fa niente. Ma questo riguarda il futuro, e lasciamolo al suo posto, cioè sulle ginocchia di Giove.
Tornando all’attualità, è possibile chiarire alcuni interrogativi. Molti si sono chiesti come mai Mattarella abbia conferito l’incarico esplorativo a Fico invece che alla Presidente del Senato M. E. Alberti Casellati. Forse perché non è di sinistra? A mio parere la risposta più semplice è un’altra. Il centrodestra è unito e non c’è molto da esplorare, in esso, mentre il M5s è quasi sull’orlo dell’esplosione, tanto forte è da un lato la disponibilità ad acconciarsi ad una trattativa con Italia Viva, e dall’altro la tentazione di sbattere la porta e far saltare in aria l’intero Movimento. E chi meglio di qualcuno che di esso è magna pars, ha qualche possibilità di indurre tutti a più miti ragioni? Perfino io, che non ho simpatia né per i “grillini” né per Roberto Fico, avrei incaricato lui.
Infatti – e così veniamo al nocciolo delle questioni – ecco come si presenta la situazione attuale, partendo da un gioco di eliminazione, cioè da ciò che non è possibile.
Non è possibile un Conte-ter con la stessa maggioranza di prima e senza Italia Viva perché, come Conte si è dovuto dimettere qualche giorno fa, dovrebbe poi dimettersi fra qualche giorno. E invece Mattarella ha costantemente parlato di una maggioranza solida. Non solo l’attuale maggioranza conta su dieci “scappati di casa”, di cui una senatrice “in prestito” dal Pd, ma ciò malgrado non raggiunge la maggioranza assoluta di 161 seggi al Senato. Dunque questa ipotesi è esclusa.
Altra ipotesi da escludere, almeno secondo i segnali che provengono da ogni parte (salvo il centrodestra, naturalmente) sono le elezioni anticipate. Ché anzi è questa l’arma migliore in mano a Fico, nella discussione che avrà con i vari partiti. Ogni volta potrà concludere: “Allora preferite le elezioni anticipate?” E questa semplice domanda metterà l’interlocutore con le spalle al muro.
E tuttavia le trattative si prospettano tutt’altro che facili. Una maggioranza giallo-rossa è soltanto possibile con il ritorno all’ovile di Italia Viva. E tutto ruota intorno a questi interrogativi: a quali condizioni? E chi ci sta? E con chi, a capo del governo? Soprattutto se Renzi non scherzava, mettendo tanto fortemente l’accento sui provvedimenti da adottare, i pentastellati dovrebbero adattarsi non soltanto all’idea (indigesta) di riaccogliere come alleato, e con tutti gli onori, Matteo Renzi, ma anche di votare molti provvedimenti che fino ad ora hanno sempre bloccato. Oltre a dover liquidare con ignominia Alfonso Bonafede, che è riuscito, come Ministro della Giustizia, a fare l’unanimità contro di sé.
Ecco il punto più difficile della situazione attuale. Infatti il Pd, sulla maggior parte dei punti, è sostanzialmente d’accordo con Italia Viva, e neppure porta nel suo cuore Giuseppe Conte (sempre salvo eccezioni). Dunque non molti problemi sul programma. In secondo luogo, per l’uomo nuovo a Palazzo Chigi, Renzi, sapendo di non poter proporre sé stesso, non porrebbe certo difficoltà ad un uomo del Pd.
Quanto a Italia Viva, che tutti davano per battuta e morta, quando Conte ha cominciato a cercare i “responsabili”, in questo momento è quella che ha le migliori carte in mano. Non si forma un governo senza di essa ed essa ha reso mille volte chiaro che entrerà in qualunque coalizione e in qualunque maggioranza di governo che le consentirà “per il bene dell’Italia”, di varare quei provvedimenti che Renzi ha tante volte snocciolato, e che per la maggior parte non piacciono al Movimento.
Dunque la sintesi è facile: o Roberto Fico, con le buone o le cattive, riuscirà a riportare alla ragione il M5s, tenendo conto dell’inderogabile realtà, o si andrà alle altre due possibili soluzioni: un governo tecnico, o del presidente, o le elezioni anticipate prima di luglio.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
30 gennaio 2021

TRE GIORNI D’ANTICAMERAultima modifica: 2021-01-30T10:08:39+01:00da gianni.pardo
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