GianniP

KØBENHAVN

Chi non è uno specialista di una data materia, chi non si è molto interessato di un dato argomento, di solito dovrebbe tacere. D’altro canto, ci sono materie in cui la competenza non serve a niente, perché l’errore è alla radice. Se qualcuno ci invitasse a discutere con un astrologo che ha dedicato l’intera vita all’influenza degli astri sui nostri destini non saremmo presuntuosi rispondendo che non abbiamo tempo da perdere. Come l’ha perso lui. L’astrologia non solo non ha il minimo fondamento scientifico ma è persino platealmente inverosimile.
Queste considerazioni vengono in mente vedendo i titoli dei giornali riguardanti la conferenza che si svolge nella capitale danese. Pare si sia conclusa con un fallimento. E in che altro modo si poteva concludere?
Innanzi tutto non si può essere sicuri del riscaldamento globale. Molti dati lo contraddicono  e l’arco di tempo di cui si parla è insignificante. Poi non è detto che di questo eventuale riscaldamento sia responsabile l’uomo: la Terra ha avuto alti e bassi climatici indipendentemente dall’attività antropica; e l’uomo è stato insignificante fino a ieri. Infine recentemente è divenuto certo ed innegabile che i dati forniti dagli “scienziati” catastrofisti erano gonfiati e in parte falsi. Già qui ce ne sarebbe abbastanza per non fare niente di serio per salvare una Terra che forse di essere salvata non ha bisogno: ma c’è di più e di meglio.
Ciò che si intende fare contro l’anidride carbonica e per “salvare il pianeta” (sempre che sia possibile) è enormemente costoso. In altri termini i governanti dovrebbero impegnarsi a qualcosa che forse non avrà successo e nel frattempo imporrebbe enormi pesi economici ai loro popoli, facendosi dunque stramaledire nei secoli dei secoli. Chi mai è disposto ad assumersi questa responsabilità? Ecco perché tutti si sforzano o di impegnarsi solo per finta oppure di riservare a sé le belle parole e agli altri gli oneri dell’iniziativa.
La cosa è sembrata così evidente che, finché pareva che la conferenza potesse avere successo, c’era di che essere depressi: quanto ci costerà? ci chiedevamo. Ora che si parla di fallimento ci si può rasserenare. Possiamo ancora pagarla cara ma, si spera, non carissima. Grazie, Cina.
A quanto pare, a volte l’aritmetica riesce a prevalere sulla retorica.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
19 dicembre 2009

KØBENHAVNultima modifica: 2009-12-19T10:16:57+01:00da
Reposta per primo quest’articolo