GianniP

ISRAELE ASSASSINA?

Giorni fa un importante capo di Hamas si è recato a Dubai, sotto falso nome. Ciò malgrado, il servizio segreto israeliano, prima ancora che quell’uomo arrivasse, ha inviato una decina d’agenti con un ordine molto semplice: ucciderlo. I membri del commando hanno tenuto d’occhio quell’uomo sin da quando è uscito dall’aeroporto, dandosi il cambio e usando mille travestimenti, fino a prendere una stanza di fronte alla sua, in albergo. Infine, quando una sera il palestinese è rientrato in camera, lo hanno sorpreso e silenziosamente strangolato. Il cadavere è stato trovato il giorno dopo. Il capo del commando del Mossad ha lasciato Dubai un’ora prima dell’omicidio, gli altri subito dopo e i giornali hanno parlato di un lavoro estremamente pulito, assolutamente privo di sbavature e “professionale”. Anche per questo si è pensato al Mossad.
Naturalmente le autorità di Dubai, furenti non tanto per amore dell’uomo che è stato ucciso – i palestinesi non sono simpatici a nessuno, e Hamas men che meno – quanto per la violazione della loro sovranità, hanno chiesto pateticamente l’estradizione del capo del servizio segreto. Fin qui la cronaca.
Indubbiamente nella vicenda si è avuta una violazione della legalità. Il fatto che si sia voluto “fare giustizia”, trattandosi di un terrorista assassino, per molti non costituisce una giustificazione: ma la cosa va precisata.
In uno stato democratico va perseguita la legalità e non la giustizia: infatti la “giustizia” è opinabile – e dunque pericolosa – mentre la “legalità”, pur essendo un letto di Procuste, almeno è obiettiva e prevedibile. Questo principio tuttavia vale all’interno di uno stato democratico e civile: non vale se lo Stato è dittatoriale o se la giustizia e perfino le leggi sono asservite al crimine. Parimenti non è mai valido fra Stati perché fra essi non c’è un giudice superiore, non c’è un gendarme capace di imporsi. In questi casi, sarà ancora doveroso attenersi alla legalità teorica, per esempio quella che riguarda la sovranità dei Paesi, trascurando la giustizia?
Fra gli Stati le frontiere sono sacre; ma è sacra anche la vita dei cittadini. Se dunque dei criminali provenienti dal Paese Blu vanno ad uccidere cittadini del Paese Viola, e poi, tornati a casa, sono protetti dal loro Paese, siamo sicuri che il Paese Viola non abbia il diritto, se ne ha la forza, di punire lui stesso i responsabili di quei crimini?
Il diritto ha la funzione di evitare lo scontro fra i cittadini e per questo lo Stato avoca a sé il monopolio della forza. Ma se il potere non amministra giustizia i cittadini riprendono il loro originario diritto a farsi giustizia da sé: ecco perché nel West tutti andavano armati.
Nello stesso modo, la comunità degli Stati vive in un West in cui non ci sono giudici e non ci sono gendarmi (checché ne dicano gli innamorati di un fantomatico diritto internazionale cogente): il dovere della correttezza reciproca (pacta sunt servanda) si fonda sull’interesse che tutti hanno ad una pacifica convivenza. Da questo nasce l’istituto dell’estradizione: ogni Paese protegge i propri cittadini, ma non quelli che hanno commesso gravi reati altrove. Diversamente, si può verificare ciò che avvenne in Argentina, quando gli israeliani rapirono Adolf Eichmann: violarono una sovranità, certo, ma l’Argentina perché non estradava quel criminale? Un secondo annoso e costante esempio è costituito dai palestinesi che non consegnano certo i terroristi che hanno ucciso innocenti israeliani. Li glorificano, anzi. E il risultato è che molte volte gli israeliani, non avendo alternative legali, hanno compiuto la loro giustizia con precisi connotati di vendetta (“omicidi mirati”). Qualcuno è stato centrato da un missile che ha ridotto in briciole l’auto in cui si trovava, qualcuno è stato ucciso dall’esplosione del proprio cellulare, qualcuno è stato sepolto sotto le macerie dell’intera casa. Per non parlare degli assassini degli atleti di Monaco che il Mossad è andato a cercare in tutto il mondo, uccidendoli fino all’ultimo. Orrendo? Ma non sarebbe orrendo che quegli assassini inumani e inescusabili la facessero franca? Infine – e torniamo all’attualità – c’è chi è stato strangolato a Dubai. Ma Gaza avrebbe consegnato quel terrorista a Gerusalemme? O l’avrebbe fatto Dubai?
La legalità è un supremo valore, in un Paese civile, ma se è iniqua (come le leggi tedesche che ordinavano la Shoah) l’individuo riconquista la propria libertà d’azione originaria. Questo vale anche in campo internazionale quando in modo criminale si comportano Stati interi. In questo caso, se può, chi è vittima di un’offesa esercita la legittima difesa. Dopo l’11.9.2001 gli Stati Uniti chiesero all’Afghanistan la consegna del Mullah Omar, e Kabul rifiutò. Il risultato fu l’invasione dell’Afghanistan.
La sintesi, per gli Stati democratici, è: legalità all’interno, giustizia all’esterno. Il cittadino israeliano, dunque, è obbligato anche moralmente ad obbedire alle leggi; ma lo stesso cittadino deve essere pronto, anche violandole, a difendere se stesso e la Patria se la controparte ha già violato le leggi fondamentali dell’umanità. Diversamente si concederebbe un indebito vantaggio ai criminali.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
20 febbraio 2010

ISRAELE ASSASSINA?ultima modifica: 2010-02-20T13:19:39+01:00da
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