GianniP

QUESTIONI LINGUISTICHE, latino sermone loquimur

In un forum linguistico (quello del “Corriere della Sera”) una signora parla – in modo incomprensibile per il sottoscritto – delle diverse pronunce della ‘c’ e della ‘q’ in latino. Non sono uno specialista, ma nella trascrizione fonetica di un brano latino – secondo la pronuncia dell’età augustea – vedo soltanto che la “c” corrisponde sempre al fonema “k”. Al massimo era più o meno palatalizzata per effetto della vocale seguente(e,i): ma immagino il fenomeno fosse allora considerato un vezzo. Infatti nell’accurata trascrizione del testo la ‘c’ è resa sempre con la ‘k’.
Quanto alla “q” (anch’essa trascritta in fonetica con “k”), leggo soltanto: “Die k-Komponente des Phonems [kw] wird q (qu) geschrieben”: la componente k del fonema [kw] viene scritta come q (qu). Nient’altro. Il testo di riferimento (ormai introvabile nelle librerie) è “Sprachen”, Das Fischer Lexikon, Fischer Bücherei.
Personalmente rimango un po’ stupito di questa abitudine grafica: infatti l’alfabeto latino è nato “fonetico” e non si vede l’utilità della ‘q’. I romani infatti non leggevano ‘ae’ come ‘e’ (al massimo le fondevano un po’), e hominem aveva l’acca aspirata dei tedeschi. Diversamente non l’avrebbero segnata. Da notare che la ‘e’ finale di hominem era nasalizzata come ‘ain’ nel francese “pain”. Se non avevano creato grafemi speciali per i suoni nasali (consul si leggeva kõ:nsul) era perché, come in francese, essi si ricavavano dalla posizione delle consonanti ‘m’ e ‘n’ nella parola.

QUESTIONI LINGUISTICHE, latino sermone loquimurultima modifica: 2011-07-10T12:07:11+02:00da
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