GianniP

LA RICCHEZZA È UTILE ALLA SOCIETÀ? – 2

Una delle affermazioni più note è la teoria di Pierre-Joseph Proudhon secondo la quale “la proprietà è un  furto”. In realtà, questo pensatore francese non si riferiva a qualunque proprietà, ma alla proprietà “oziosa”. Quella del proprietario terriero dei suoi tempi o, diremmo oggi, di chi eredita una fortuna. E se si intende la sua frase in questo senso, non sarebbe andato più lontano di Rousseau. Ma molta gente ha inteso e intende il principio in un senso più generale, che potremmo così tradurre: “Chiunque abbia qualcosa più di me, mi ha rubato quel qualcosa”. L’affermazione è un po’ comica: perché se A non ha quello che ha B, e pensa che B gliel’ha rubato, e glielo strappa, poi che cosa dovremmo pensare se la vittima dello scippo,  che ha perso quello che aveva, glielo strappa a sua volta? Insomma, Proudhon non ha detto la sciocchezza che molti gli attribuiscono e per giunta, come si è visto, la stessa “ricchezza oziosa” è a suo modo utile alla società perché fa girare l’economia. 

Un altro pregiudizio è che se A diviene più ricco è perché ha reso più povero B. Questa sciocchezza è talmente monumentale che non varrebbe la pena di occuparsene. Se un signore apre una fabbrica in Angola e si arricchisce pur pagando gli operai tre volte di più di quello che guadagnavano prima, li ha così impoveriti? Un esempio storico: se Henry Ford costruisce la Ford T e la gente è felice di acquistarla (utilità dello scambio) a chi ha rubato il denaro, Ford? Senza di lui la gente non avrebbe avuto l’automobile e i suoi operai non avrebbero avuto quel lavoro. 

Chi crea ricchezza la crea per tutti, anche se per sé ne prende una parte maggiore di quella che dà agli altri: e comunque la spazzatura dei Paesi ricchi sarebbe la caverna dei ladroni di Alì Babà per molti poveri del Terzo Mondo. 

Poi qualche ritardatario dice: Ford si è arricchito perché non ha dato tutti i profitti agli operai (il famoso plusvalore di Marx). Sarà. Ma a parte il fatto che non si vede perché avrebbe dovuto lavorare per niente, quando si è abolito questo meccanismo il risultato è stato la miseria di tutta la società (U.r.s.s). Meglio tenersi il plusvalore.

Un altro pregiudizio stupido è quello secondo cui se si abolissero i ricchi tutti starebbero meglio. In realtà, espropriando i ricchi alla fine tutti i cittadini sarebbero più poveri: è stata per settant’anni la differenza fra Unione Sovietica e Stati Uniti.

La ricchezza, nel mondo moderno, non è più una cosa che “si può andare a prendere e distribuire al popolo”, come si pensava nei secoli in cui la ricchezza era per antonomasia la terra da coltivare. È una cosa che si produce, più spesso frutto dell’intelligenza che della rapina: e infatti sono ricchi Paesi come il Giappone o l’Olanda, che non hanno risorse e neppure un vasto territorio. Mentre quando gli israeliani si sono ritirati da Gaza, lasciando le moderne serre ivi create, i locali si sono precipitati a distruggere tutto, “perché israeliano”. Se si preferisce la miseria, perché palestinese, alla prosperità, perché israeliana, non c‘è  speranza.

Altro argomento eterno – e occasione di facile filosofia – è il quesito se la ricchezza renda felici. La risposta l’ha data Woody Allen (o qualcuno prima di lui): “Se la ricchezza non rende felici, figuratevi la povertà!” La miseria è veramente brutta: ma, una volta che la si sia superata, la felicità dipende dalla salute fisica e dalla saggezza. Ché anzi il molto denaro avvelena spesso i rapporti umani, li rende meno trasparenti e  crea conflitti.

La ricchezza, malgrado la sua utilità, ha così cattiva stampa che da molti stramaledire i ricchi è sentito come un merito morale. A questo ha anche largamente contribuito la Chiesa, col suo pauperismo demagogico. In realtà i critici o sono ipocriti, essendo ricchi essi stessi, o sono poveri invidiosi. E l’invidia, oltre ad essere uno dei sette vizi capitali, è un  difetto squalificante: significa che non ci si stima. Bisognerebbe vergognarsi di essere invidiosi ancor più che di essere bevitori, scialacquatori, imprevidenti. E infine se i critici della ricchezza improvvisamente vincessero cinquanta milioni di euro all’Enalotto, che farebbero, li regalerebbero, pur di non essere ricchi?Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

14 settembre 2011

LA RICCHEZZA È UTILE ALLA SOCIETÀ? – 2ultima modifica: 2011-09-14T10:30:36+02:00da
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