GianniP

IL MISTERO DEI BITCOIN

Propongo agli amici lettori che siano competenti di economia (cioè che ne sappiano più di me) di chiarire che cosa sono i Bitcoin e quali rischi comporta il loro uso.
Comincerò con lo scrivere io alcune cose che potrebbero benissimo essere sbagliate ma, appunto, le correzioni suggerite saranno un passo avanti nella comprensione del fenomeno.
Bisogna premettere alcune nozioni sul denaro. Si tratta di un mezzo che facilita gli scambi perché è un bene fungibile, di valore standard, indefinitamente frazionabile, incorruttibile nel tempo, gradito a tutti e tesaurizzabile. Tutti questi aggettivi si adattano facilmente all’oro, quando è usato come moneta. Quel metallo è fungibile perché dieci grammi d’oro sono identici, come qualità e valore, ad altri dieci grammi d’oro. Ha un valore standard perché, in tempi relativamente brevi, ha un prezzo sostanzialmente stabile. È frazionabile perché si può scambiare da un centesimo di grammo a più tonnellate. È incorruttibile, nel senso che nel tempo non si deteriora e non perde valore. Infine è tesaurizzabile perché dieci o cent’anni dopo ha più o meno il valore che aveva all’inizio.
Se ne deduce che, in occasione delle transazioni, le altre monete e in particolare la cartamoneta sono piuttosto “promesse” di pagamento che pagamenti effettivi. Infatti non hanno molte delle qualità dell’oro e vivono della garanzia dello Stato che ne impone la circolazione.
I bitcoin (d’ora in poi bt) sono strani mezzi di pagamento che hanno ancor meno garanzie della cartamoneta. Un’organizzazione (che qui chiameremo Organizzazione dei bt, OB) soprassiede agli scambi i quali, se ho capito bene, avvengono in questo modo: A e B si mettono d’accordo che la merce che scambiano vale mille bt. A fornisce la merce e B gli accredita mille bt, di cui l’OB prende nota, annotandoli in un registro pubblico, consultabile da tutti, in modo che si sappia che A ha un credito di 1.000 bt. Dunque, con lo stesso meccanismo, A potrà acquistare merce da C. E così via di seguito.
Naturalmente OB si impegna a mantenere ad un livello pubblico e concordato la quantità di bt in circolazione. Anzi, teoricamente, questa quantità dovrebbe essere determinata dalla quantità di scambi. Basti immaginare che A venda a B, e successivamente B venda ad A, per lo stesso valore, e i bt dovrebbero annullarsi. Ma poiché recentemente la richiesta di bt è molto aumentata, e si è avuta una fiammata nella quotazione di tale fantasmagorica moneta, è evidente che lo schema appena accennato non funziona o non è quello adottato. Fin qui i fatti, salvo errori od omissioni. E ora passiamo ai dubbi.
Innanzi tutto, mi interesserebbe sapere come si è messa in moto la macchina. Facciamo che B, vendendo una merce ad A, si accontenti dell’iscrizione in OB di un credito di mille bt. Poi, a sua volta, con quei mille bt fa degli acquisti, e il credito passa a chi gli ha fornito la nuova merce. Ma appunto, come è stato stabilito che il valore della prima transazione sia di mille bt?
Ammettiamo che in origine si sia detto un bt=100 dollari: fino a quel momento sarebbe tutto chiaro. Ma continuando, trattandosi di una moneta il cui valore è determinato dal valore che gli assegnano quelli che la scambiano, questo valore potrà salire o scendere, in funzione dell’apprezzamento positivo o negativo di quelli che la usano. E soprattutto in funzione della quantità di bt in circolazione, come si vede dalle attuali stratosferiche quotazioni. Chi impedisce a OB di immettere in circolo bt a fronte di niente, come fanno tutte le banche centrali? Ammettiamo pure che non lo faccia: ma chi gli impedirebbe di farlo?
Se la prima mossa – quella che mette in moto il sistema – è l’offerta di una merce in cambio di futuri bt, chi impedirebbe ad OB di affermare di avere venduto il carico di un petroliera per potersi iscrivere la somma corrispondente?
Ho sentito dire che la quantità di bt in circolazione è contingentata, nel senso che OB non ne emette altri, e chi li vuole li deve ottenere dal mercato degli scambi in bt. Ottimo. Ma chi ha stabilito la quantità di bt da non aumentare? E chi vieta di aumentarla? E che avviene, se la si aumenta?
E ancora, se i bt sono scambiati a fronte di merci e servizi, ipotizziamo – per semplificare il problema – che si scambi soltanto oro. Se – come avviene attualmente – la quotazione sul mercato dei bt è schizzata in alto, è come se si dicesse che prima un grammo d’oro valeva un bt, e ora vale un decimo di bt o anche meno. Ma questo è il concetto stesso di deflazione. In che cosa consiste il plusvalore attribuito al bt? L’oro certo non si è svalutato, essendo una merce e non una moneta. E le stesse commodities, per esempio il caffè o il cotone, hanno variazioni di valore, in borsa, ma certo non ci sarà mai un’inflazione tipo Weimar per il caffè o il petrolio. Insomma, che senso ha l’aumento di valore dei bt? Che cosa si aspettano i detentori di bt? E che cosa sperano quelli che, per acquistarli, sono disposti a pagare prezzi così alti o a fornire tali grandi quantità di merci?
È vero, le transazioni in bt non sono tassate, non sono controllate, neanche se si tratta di partite di droga o di riciclaggio di denaro sporco. Ma a parte queste situazioni patologiche, e questi vantaggi illegali, i cittadini normali sono sicuri di non correre troppi rischi?
Nella circolazione aurea, la stabilità del sistema è assicurata dal fatto che l’oro è una merce. Nella circolazione forzosa della cartamoneta, la (relativa) stabilità è assicurata dalla sorveglianza della banca emittente, che quanto meno risponde alle esigenze economico-politiche del Paese. Ma nel caso dei bitcoin, anche ad ammettere che la stabilità del sistema sia costituita dall’interesse dell’OB di comportarsi correttamente per far sì che il sistema continui ad esistere e progredisca, chi garantisce che ad un certo momento la stessa OB non voglia “capitalizzare” il lavoro fatto, creando un’enorme inflazione, lucrando somme immani ed eclissandosi poi dal mercato con l’enorme malloppo sottobraccio?
La cartamoneta – il dollaro americano, ad esempio – è già un notevole rischio. Basti pensare alle dimensioni del debito pubblico statunitense. E anche gli altri Stati sono tutt’altro che modelli di onestà. Figurarsi ora quanto è affidabile la moneta virtuale di un’organizzazione privata.
Se ci mettiamo a giocare con la fantasia, tutto è possibile. E in materia di bt mi hanno raccontato questa storiella. Un tizio si vanta di avere venduto il suo cane per mille dollari, e l’interlocutore se ne meraviglia molto, perché era un cane qualunque. “Ma come ti hanno pagato, in contanti? Con un assegno? Ti hanno fatto un bonifico?” “No, mi hanno dato due gatti da cinquemila euro”.
Aspetto di saperne di più dagli amici.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
11 dicembre 2017

IL MISTERO DEI BITCOINultima modifica: 2017-12-11T10:53:06+01:00da
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