GianniP

IL GOVERNO “TIENE”

I sondaggi di Nando Pagnoncelli sono uno dei riti sacramentali del “Corriere della Sera”(1). Stavolta da essi risulta che la Lega ha smesso di crescere e perde qualcosa. Il Movimento 5 Stelle per parte sua è calato di quasi sei punti, dalle elezioni, poco meno di quanto vale Forza Italia. Tuttavia – leggiamo – “il governo tiene”, cioè resiste bene. E ora si tratta di capire tutto ciò.
Pagnoncelli sostiene che in marzo si è avuta una serie di fenomeni: una frattura fra popolo ed élite; la dilatazione del valore del singolo, tanto che il suo parere vale quanto quello dello scienziato; la comunicazione politica diretta, semplice e perfino ridotta a slogan; insomma è la fine del vecchio modello in cui contavano centrodestra e centrosinistra. Tesi rispettabilissime, indubbiamente. Che però hanno un difetto caratteristico di questo momento, del resto denunciato dallo stesso articolo: il “presentismo”. Si tende a tener conto soltanto del presente, quasi esso fosse immodificabile, e invece la storia non fa salti: può darsi che il sentimento che gli italiani avevano in marzo non duri a lungo. Bisogna aspettare. Se quel voto ha costituito una svolta epocale, forse siamo entrati in un altro periodo storico. Se invece è stato soltanto il frutto di un’arrabbiatura, e per così dire di un’ubriacatura, si può star certi che passerà.
Ciò che spinge a pensare alla svolta epocale è che sono passati nove mesi, dal voto, e malgrado le infinite gaffe, soprattutto del Movimento, il consenso per la coalizione non è calato. Ma è anche vero che questa alleanza ha governato “al futuro”: daremo, cambieremo, faremo. Molti dunque se ne attendono grandi cose e ciò spiega l’attuale, incredibile tolleranza. Pensando di avere mandato a Roma degli incompetenti pieni di buona volontà, gli elettori hanno considerato che i loro sbagli siano il prezzo da pagare per la novità. Ma tutto ciò in vista dei promessi vantaggi. E qui si entra nel vivo della questione.
Il problema dell’immigrazione è stato risolto, gratis, ma per il resto risultati positivi non se ne sono visti. I due partiti hanno costantemente rinviato l’attuazione delle loro promesse ad un momento successivo. Ecco che cosa abbiamo chiamato “governare al futuro”. E infatti, quando in settembre i due Vice Primi Ministri si sono trovati dinanzi ad un bivio: o ammettevano la realtà – che cioè non potevano mantenere le loro promesse, col rischio di disgustare l’elettorato – o guadagnare comunque tempo, hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, sperando nella buona sorte. E così si sono aggrappati a un deficit di 2,4 punti.
Purtroppo la buona sorte non li ha assistiti, e hanno dovuto lo stesso calarsi le brache. Ciò tuttavia non gli ha impedito di continuare a giocare al rinvio, fino all’inverosimile. La votazione sulla legge di stabilità è stata ritardata quasi fino a Capodanno, e quando si son dovuti rassegnare all’inevitabile, lo hanno fatto fuori tempo massimo, facendo votare ad ambedue le Camere una legge che esse non hanno avuto né il tempo di leggere né il tempo di discutere.
Ma non è l’unico assurdo. Essendo stati costretti a tagliare la spesa per evitare la procedura d’infrazione, prima hanno affermato che, malgrado il venir meno di parecchi miliardi, quel programma rimaneva integro: infatti per loro due più due fa quattro, ma anche uno più due fa quattro; poi, per evitare grane, hanno lasciato fuori dalla legge di stabilità le modalità di attuazione del reddito di cittadinanza e della riforma della Legge Fornero. “Preciseremo dopo”, ancora un verbo al futuro. Tanto che l’Europa non ha “annullato” la procedura d’infrazione, l’ ha soltanto “sospesa”,.
Da nove mesi questi partiti rimbecilliscono il popolo a forza di parole, evitando però di confrontarsi con la realtà. Con ragione, perché quando hanno agito in concreto hanno creato soltanto legioni di scontenti. Si pensi al “decreto dignità”, che serve al lavoro come un salasso a chi muore di fame; al mantenimento dell’Ilva di Taranto; alla realizzazione del gasdotto in Puglia, e in generale a tutti i provvedimenti adottati. Senza dire che, dopo avere tanto parlato di un taglio (incostituzionale) alle “pensioni d’oro”, ora si è segata la rivalutazione annuale delle pensioni normali.
Tutto ciò spiega la tenuta del governo Conte. L’elettorato si sforza eroicamente di essere paziente: “Non l’hanno fatto in questi mesi, dovevano farlo in questo mese, ma forse lo faranno il mese prossimo. Ancora un po’ di pazienza”. Quanto a lungo si può giocare questo gioco? La resa dei conti si avrà comunque. E a quel punto la gente potrebbe capire che in marzo ha agito sotto l’impulso dell’alcol, cioè della rabbia che l’ha spinta a sfasciare tutto, credendo che i mali dell’Italia fossero colpa dei vecchi governanti, mentre con chiunque altro sarebbe andata meglio. Quando i cittadini dovessero accorgersi che stanno come prima e peggio di prima, non perdoneranno più niente. In quel momento la tenuta del governo non sarebbe stupefacente, sarebbe addirittura un miracolo.
Già in passato gli italiani hanno duramente punito l’enfasi aggressiva di Renzi, eppure Renzi sta a Di Maio come uno statista a uno stewart da stadio. Sarebbe bene non dimenticarlo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

28 dicembre 2018
(1)https://www.corriere.it/politica/18_dicembre_27/sondaggio-primo-stop-la-lega-3percento-un-mese-m5s-discesa-maio-perde-15-punti-gradimento-5c96dc6e-0950-11e9-be19-6af61a115697.shtml

IL GOVERNO “TIENE”ultima modifica: 2018-12-28T08:38:08+01:00da
Reposta per primo quest’articolo