GianniP

CHI PAGHERA’ I DEBITI DEL MONDO

Qualcuno ha posto una bella domanda: se il mondo intero è sommerso dai debiti pubblici, chi è il creditore? Se scoppiando ciò che chiamerò fenomenale “inflazione congelata” si avesse uno tsunami economico planetario, chi pagherebbe il conto?
Prima di rispondere bisogna precisare che cosa intendo con “inflazione congelata”. Se lo Stato concede aumenti salariali o finanzia lavori pubblici con denaro preso a prestito dai mercati (emettendo titoli pubblici) immette nel circuito più denaro di quanto ne incassa col fisco. Si ha dunque, accanto al denaro corrispondente alla ricchezza prodotta, consumata e scambiata, una massa di denaro “fermo”, in quanto detenuto dai risparmiatori che per il momento non intendono spenderlo, come non lo spendono le banche che lo usano come garanzia della loro solvibilità.
Già a questo punto bisogna fare un’osservazione elementare. Ammettiamo che il “denaro fermo” di un Paese corrisponda al prodotto interno lordo di un anno, come è il caso della Francia. Ovviamente, se quel denaro fosse improvvisamente riversato nel mercato (per esempio perché i detentori, temendo un’inflazione, desiderano trasformarlo in beni prima che si svaluti) l’immediata conseguenza sarebbe un’enorme inflazione e dunque (almeno) il dimezzamento del valore del denaro circolante. Questo pericolo è scongiurato soltanto finché la gente si contenta di una cartella che la dichiara creditore dello Stato. Se invece si allarmasse, con le conseguenze già indicate, chi pagherebbe il conto? Si pensi che nel mondo la quantità di questa “inflazione congelata”, considerando i debiti pubblici e i risparmi privati, è in media addirittura maggiore di quella italiana (qualcuno dice da cinque a sei volte maggiore). Dunque non stiamo parlando di un’eventuale tragedia italiana, ma di un problema che riguarda il pianeta Terra.
La prima, ovvia constatazione è che se, improvvisamente, un piccolo risparmiatore, e un paio di miliardi di piccoli e grandi risparmiatori come lui, a un certo momento si dicessero: “Tanto vale che mi compri qualcosa, con questo denaro”, tutto andrebbe a catafascio. Perché tutti si accorgerebbero di non averlo affatto, quel denaro. Avrebbero soltanto qualche inutile pezzo di carta. E così abbiamo saputo che la domanda posta da principio – “chi pagherà per quei debiti?” – non è quella giusta. Quella giusta è: “Quei debiti saranno rimborsati?”. E la risposta è: “No. I creditori resteranno con un palmo di naso”.
Qualcuno però ha notato che la Terra è unica e dunque, se essa è indebitata, non può esserlo che con sé stessa. Sembra un’osservazione acuta, ma val la pena di fare un esame più da vicino. Immaginiamo una famiglia in cui il figlio maggiore lavora e mette denaro da parte, mentre il minore non guadagna, spende molto e fa debiti per una somma simile a quella messa da parte dal fratello. Se improvvisamente lo Stato fallisce, per la famiglia non succede niente, perché va in pareggio. Ma per i due figli le cose vanno ben diversamente. Il maggiore non s’è goduta tutta la ricchezza che ha prodotto, e il suo credito si è volatilizzato, mentre il minore si è goduta una ricchezza che non ha prodotto, ed il suo debito si è volatilizzato. Ambedue sono nella condizione di nullatenenti, ma non con lo stesso stato d’animo.
E così abbiamo chiarito il mistero. Se un giorno questa enorme bolla di debiti scoppierà, saranno fortunati i debitori, gli scialacquatori, gli irresponsabili, e la pagheranno cara i prudenti, i risparmiatori, i creditori di qualunque genere. Avranno fortuna coloro che posseggono beni, non denaro ma appartamenti, gioielli, terreni, quadri di valore. Qualunque cosa che si possa dare in cambio di qualcos’altro. Mentre saranno alla disperazione i percettori di reddito fisso come i pensionati e gli impiegati, i creditori di denaro e, ovviamente, i detentori di Buoni del Tesoro.
Sembra strano, ma questo destino non è del tutto immeritato. I furbi, a conti fatti, sono gli irresponsabili che riescono a godersi la vita prima del diluvio. Mentre chi è prudente e pensa al futuro può essere la vittima di una realtà che a volte si diverte ad essere immorale. Esopo ci narrò la favola della cicala e della formica, e forse ci indusse in errore. La Fontaine invece, da grande poeta e uomo di mondo, visse a Parigi ospite di famiglie ricche (che se lo contendevano, talmente era persona gradevole) e per questo cominciò la sua favola con le parole: “La fourmi n’est pas prêteuse, c’est là son moindre défaut”, alla formica non piace prestare denaro, ecco il più piccolo dei suoi difetti.
Questi discorsi sembrano apocalittici perché, viziati dalla stabilità dell’euro, abbiamo dimenticato che cos’è l’inflazione. Una volta, prima di Craxi, si arrivò al 22% annuo. Chi viveva di reddito fisso inseguiva trafelato, e a volte affamato, i primi prenditori del denaro nuovo. Del resto, durante la guerra e nell’immediato dopoguerra, i panettieri e i macellai erano i signori, gli impiegati dello Stato i pezzenti.
Purtroppo per lui, il galantuomo non è capace di sprecare. Dunque aspetta che il denaro glielo sottragga lo Stato o l’inflazione, forse per conservare la magra soddisfazione di non averlo buttato dalla finestra e di poter dare la colpa a qualcun altro. Mentre la cicala se l’è goduta. Ma nessuno cambia la propria natura.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
2 marzo 2019

CHI PAGHERA’ I DEBITI DEL MONDOultima modifica: 2019-03-02T11:58:50+01:00da
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