GianniP

MINIBOT PER MINIECONOMISTI

Il denaro è un facilitatore degli scambi. Il barbiere che ha passato ore a tagliare capelli, alla fine, avendo incassato del denaro, va a comprarsi da mangiare e a fare benzina. Il denaro che lui versa ai commercianti corrisponde, sostanzialmente, al valore del lavoro fatto. Un baratto mediato dalle banconote. Il denaro misura impersonalmente il valore di una prestazione, e la incorpora nel biglietto di banca, che costituisce dunque un credito nei confronti della collettività.
È proprio questo che distingue il denaro stampato dallo Stato da quello del falsario. Il denaro del privato onesto corrisponde ad una quantità di ricchezza che egli ha prodotto col suo lavoro, mentre il falsario non offre nulla in cambio di ciò che compra con la moneta falsa. Per questo è un ladro. Attenzione, come questo ladro si comporta anche lo Stato quando stampa moneta in eccesso rispetto a quella che ottiene col fisco. Perché la moneta che gli danno i cittadini è frutto del loro lavoro (ed è un credito reale) mentre quella che lo Stato stampa in eccesso è moneta a fronte di niente. Moneta che provoca inflazione, cioè diminuzione del valore della moneta circolante, e dunque costituisce anch’essa un furto perpetrato contro la collettività.
I titoli di Stato non sono moneta, sono titoli di credito. Bot significa Buono Ordinario del Tesoro e si tratta cioè di una cartella che il risparmiatore compra, versando soldi allo Stato, il quale dal suo lato si impegna a restituire quella somma, più gli interessi, dopo il tempo stabilito. Per questo si parla di Bot a sei mesi, a un anno, a dieci anni. In sostanza, il privato concede un prestito a interesse allo Stato e lo Stato si indebita, vendendogli quella cartella.
Ora ammettiamo che lo Stato stampi Bot di piccolo taglio, diciamo da mille euro, e poi dica agli imprenditori cui deve del denaro: “Ti sono debitore di 75.000€. Ti va se ti do 75 Minibot, scadenza cinque anni, interesse del 2%? Se li accetti, abbiamo regolato il nostro conto. Se non li accetti dovrai aspettare che abbia la disponibilità finanziaria per pagarti”. Come si configura tutto ciò, dal punto di vista economico?
Che non si tratti di un pagamento, è evidente. Infatti quei Bot non sono moneta dello Stato, e la prova ne è che il detentore può darli in pagamento soltanto se qualcuno è disposto ad accettarli, oppure può disfarsene vendendoli in Borsa al prezzo di mercato (non al valore facciale). Essi sono essenzialmente una promessa di pagamento, con una dilazione compensata da un interesse. Ma se così è, lo Stato indebitato era e indebitato resta. Si è soltanto ulteriormente indebitato dell’importo dell’interesse per comprare tempo, e alla fine comunque dovrà pagare in euro. Né i furbi possono pensare che Bruxelles o le Borse non contino quelle somme come parte del debito. Perché parte del debito sono e restano.
Ma ora ammettiamo che lo Stato dica: io ti pago in Minibot, e tu potrai usarli per pagare chiunque: le tasse allo Stato, le merci ai tuoi fornitori, e tutti i tuoi acquisti: nessuno avrà il diritto di rifiutarli. In questo caso lo Stato avrebbe emesso una moneta parallela. Infatti la moneta dello Stato è caratterizzata dal “corso forzoso”, cioè dall’obbligo per tutti di accettarla come mezzo di pagamento. Ecco perché Mario Draghi ha lapidariamente scomunicato i Minibot dicendo che o si tratta di ulteriore debito o si tratta di una moneta parallela, dunque illegale. È ovvio: se lo Stato si mette a pagare le sue iniziative, i suoi dipendenti e chiunque voglia con i Minibot, aumenta il suo debito. E il nostro è già astronomico.
Ma – si dirà – i destinatari possono rifiutare quei Minibot, pretendendo di essere pagati in euro, unica moneta a corso forzoso dell’Italia. Giusto. Ma la legge può essere cambiata. E se lo Stato la cambiasse, per imporre i Minibot, avrebbe emesso una moneta parallela. Illegale.
Da qualunque lato si affronti il problema, si torna alla dicotomia di Draghi. Per giunta la moneta parallela – formalmente uguale all’euro (Bot da mille euro uguale dieci biglietti da cento euro) – varrebbe meno dei biglietti da cento euro, e dunque tutti tenderebbero a disfarsene al più presto, sicché in giro si vedrebbero soltanto Minibot (legge di Gresham, la moneta cattiva fa sparire la buona dal mercato).
Nell’attuale confusione (molti commenti e pochi dati) ho anche sentito un’affermazione la cui enormità mi fa dubitare della sua fondatezza. Qualcuno diceva che questi Minibot sarebbero titoli senza scadenza. E allora sarebbero evidentemente moneta. Infatti un biglietto da cento euro non ha scadenza e addirittura, se è danneggiato o troppo vecchio, la Banca d’Italia è tenuta a cambiarlo con uno nuovo, gratuitamente. Ma, se così stessero le cose, non si tratterebbe evidentemente di un altro tipo di biglietto di banca, per gli italiani? E questi biglietti di banca non aumenterebbero il debito italiano, oltre a violare le regole comunitarie? E perché i mercati non dovrebbero tenerne conto, quando si tratta di valutare la solvibilità dell’Italia?
Meraviglia che idee così balorde possano essere sostenute da persone che parevano serie e che nessuno abbia abbastanza carità cristiana per chiamare il 118.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

9 giugno 2019
P.S. I nostri governanti, nel loro aprioristico sostegno ai Minibot, si fanno forti del fatto che essi siano “inclusi nel Contratto”. E dovrebbero convincere me, che non credo nemmeno a ciò che è scritto nel Vangelo, nel Corano e in “Das Kapital”?

MINIBOT PER MINIECONOMISTIultima modifica: 2019-06-09T11:44:57+02:00da
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