GianniP

IL PROFESSORE CERCA LAVORO

Il giovane si presentò nell’ufficietto che gli era stato indicato di malavoglia da un operaio. Entrato si trovò di fronte il padrone del cantiere, attorniato da scartoffie, computer, telefoni, classificatori, tanto che pareva non ci fosse posto per altro. Per fortuna c’era una sedia per i visitatori e il candidato la guardò con desiderio. Ma era troppo beneducato per sedersi senza essere invitato. Rimase dunque in piedi, finché l’uomo dietro il tavolo non gli lanciò un semplice: “Allora?”
– Io Antoine Mba. Lavorò, disse il nuovo venuto. E l’imprenditore lo guardò con occhio critico. Era nero come la pece e la vecchia tuta blu che costituiva tutto il suo vestiario non riusciva a nascondere quanto quel giovane fosse vigoroso e ben fatto. Comunque sembrava pieno di dignità. Gli fece segno con la mano di sedersi.
– Travail, ripeté il giovane, temendo di non essere stato capito e azzardando un tentativo col suo francese. Gli andò meglio del previsto. Il padrone non soltanto conosceva e parlava benissimo il francese, ma fu immediatamente lieto di avere l’occasione di usare quella lingua che in anni lontani gli era stata molto familiare. Così la conversazione fluì senza intoppi.
Il giovane era solo, in Italia, e non aveva un lavoro. Non desiderava né mendicare, se pure con la scusa di lavare parabrezza ai semafori, né adattarsi ad attività al limite della legalità. Infine non voleva sopravvivere a stento su una panchina pubblica, mangiando a spese delle Caritas. Cercava lavoro ed era disposto a qualunque attività. “Sono in buona salute, robusto, e non pretendo la luna”.
Il cavalier Perini, anche se produceva laterizi, aveva fatto studi regolari, addirittura arrivando alla maturità classica, e questo lo rendeva particolarmente sensibile al modo di esprimersi. Quel negraccio parlava bene. Le sue frase erano ben costruite e, se pure involontariamente, gli era capitato all’occasione di usare espressioni che un uomo che avesse fatto soltanto le elementari non avrebbe certo usato. Così, dopo avergli detto che malauguratamente in quel momento il suo personale era al completo (cosa perfettamente vera) proseguì dicendo:
– Posso permettermi di chiederle che studi ha fatto?
– Niente di tecnico, rispose il giovane, pensando che forse Perini un posto l’avrebbe avuto, per qualcuno che fosse stato – per dire – perito elettrotecnico.
– Niente di tecnico, e dunque?
– Laurea in lettere, disse l’uomo, quasi a malincuore. Al mio Paese, naturalmente. Perché me lo chiede?
– Ma perché si vede, ragazzo mio. Qui lei è un errore.
– Una persona non può essere un errore, replicò fermo il nero.
Perini, senza neanche chiedergli il suo parere, aprì il piccolo frigorifero da ufficio alla sua sinistra, gli porse un bicchiere di plastica e una lattina d’aranciata. Poi servì sé stesso e proseguì:
– Il suo posto è al suo Paese, dove lei è un professore e soprattutto un essere umano, non un nero. Del suo francese qui non importa niente a nessuno, quello che tutti vedono per prima cosa è che lei è veramente nero. Senegalese?
– Senegalese, sì.
– Qui, senza sua colpa e, badi, senza colpa degli italiani, lei è un diverso. Prevedibilmente un inferiore. Dunque la vittima predestinata di ingiustizie, anche da parte di persone che culturalmente valgono meno di lei. Chi gliel’ha fatto fare, a venire? Questo non è il paradiso. È un posto in cui si riesce a vivere, ma a volte anch’io vorrei emigrare, mettermi in pensione, andare a coltivare banane e papaya in qualche isola del Pacifico. Senza dire che una persona di buon senso nemmeno dovrebbe darle un lavoro.
Ci fu una pausa, durante la quale il giovane lo studiò con attenzione. Quell’uomo evidentemente non era malevolo, e allora perché aveva detto quell’ultima frase? Non bastava che gli dicesse, come aveva già fatto, che non aveva un lavoro per lui? Ma proprio questo l’autorizzava a non fargli sconti.
– Perché dice una cosa del genere? Una persona di buon senso dovrebbe essere razzista?
– Ma no, che dice! sorrise Perini. Ascolti. Se io assumessi un senegalese analfabeta avrei da fare con uno che già al suo Paese è stato trattato più o meno come un asino o un cavallo. Se invece faccio sudare come un cavallo un professore di lettere, questo professore di lettere alla lunga non potrà non odiarmi. Perché lui non è al suo posto, e questo errore – vede che ci ritorniamo? – alla fine si tramuta in rancore. Rancore contro di me, contro l’Italia, contro tutti. E se io la faccio capo operaio, gli stupidi ex colleghi si sentiranno vittime di un’ingiustizia: “E noi dobbiamo essere comandati da quel negraccio?” Se io in un momento di collera do del cretino a un mio operaio, quello penserà che sono un maleducato e approfitto del fatto che lui di questo lavoro ha bisogno. Ma se do del cretino a lei, siamo sicuri che anche a lei non verrà il mente che forse con un bianco non me lo sarei permesso?
– Ma in questo modo non usciremo mai dai pregiudizi!
– E chi mai le ha promesso che ne saremmo usciti? Le dirò anzi che io cerco di non assumere donne, handicappati, omosessuali e chiunque sia un pelo diverso dalla media più banale. Non voglio fastidi. Non sono nato per migliorare l’umanità. Me la cavo appena, per quanto riguarda me stesso.
– Dunque lei è contro l’immigrazione dall’Africa.
– Nel modo più risoluto.
– E contro l’immigrazione dei musulmani.
– Assolutamente sì. Soprattutto loro.
– Io sono musulmano. Le sembro un terrorista?
– Non dica sciocchezze. E comunque quello non è l’unico “difetto” dei musulmani.
– Insomma, disse il negro, chiaramente irritato: di una persona come me non le va bene niente. Il meglio che potrei fare sarebbe sparire da questa stanza e andarmene via dall’Italia col primo aereo. Se potessi permettermelo.
Perini scosse la testa, quasi trattenendosi dal ridere.
– Ma non si faccia cattivo sangue! Gli scappò in italiano. Il fatto era che non ricordava una frase francese equivalente. Finché non gli tornò in mente: “Ne vous faites pas de mousse!”
– Non soltanto non ho niente contro di lei personalmente, ma la trovo una persona simpatica e beneducata. Tanto che esitavo se darle venti euro per aiutarla almeno per oggi, o se invitarla con me in trattoria, dal momento che è quasi ora di pranzo. Anzi, sa che le dico? Che farò ambedue le cose.
Del negro, se fosse stato di un altro colore, si sarebbe detto che era arrossito. Si vedeva chiaramente che non sapeva che cosa dire. Perini venne in suo soccorso:
– Vede, io non ho assolutamente niente contro l’individuo. Ma come posso assumere una giovane donna se poi, quando partorisce, lo Stato vuole che una buona parte delle spese me le assuma io, che non l’ho ingravidata, pagandola mentre se ne sta a casa sua? E allora niente donne. Io me la cavo dicendo che questo è una lavoro gravoso, per uomini, ma la realtà è che non assumerei donne neanche se avessi un salone da parrucchiere. E mi creda, le donne mi piacciono. Ma mi piacciono a titolo individuale, non professionale.
– La ringrazio dell’invito a pranzo, ammise il giovane francamente. Mangerò con piacere, un vero pasto, seduto a un tavolo come una persona civile. Ma devo aggiungere che lei è il più fottuto individualista che abbia mai incontrato. Per lei la società è zero, la solidarietà è zero, il resto dell’umanità è zero, a meno che una persona non le sia simpatica a titolo individuale.
– Esattamente, sorrise Perini, per nulla turbato dalla filippica. Sembrava anzi uno che si fosse sentito lodare. Per me che lei sia bianco, nero o verde, non importa. E non m’importa neppure la sua religione. Mi importa che lei sia una persona con cui posso comunicare. Magari un giorno discuteremo di Rousseau che per me è stato uno peste, mentre per lei…
– Non si preoccupi. Anche per me.
– Vede? Sono convinto che avremo più cose da dirci di quante ne abbiamo con i nostri connazionali. Ma andiamo via, è proprio l’ora di pranzo. Continueremo la conversazione a tavola.
E così dicendo si calcò in testa il cappellaccio di paglia che pendeva da un chiodo, e un attimo dopo stava chiudendo a chiave l’ufficio.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
21 giugno 2019

IL PROFESSORE CERCA LAVOROultima modifica: 2019-06-22T14:30:46+02:00da
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