GianniP

RIFLESSIONI SULL’IMMIGRAZIONE – Fine

Il gattino sul palo
Queste riflessioni possono concludersi con una serie di osservazioni sparse, alcune delle quali potrebbero far crollare l’intero edificio buonista dell’immigrazione indiscriminata.
Il salvataggio in mare, esattamente come il naufragio che ne è il presupposto, deve avere un elemento di casualità. Se esso è preordinato, come nel caso della barca che seguiva Beppe Grillo, non si tratterà di un salvataggio, ma di un servizio reso a contratto. E, nel caso delle o.n.g. che stazionano in attesa di possibili profughi, di semplice connivenza con l’immigrazione clandestina. Non è dunque necessario qualche accordo precedente o telefonico con gli scafisti, perché la connivenza è in re, è già dimostrata dalla presenza della nave dell’o.n.g. in loco, senza altra finalità che quella di violare la legge. Le o.n.g., se sono in acque internazionali, hanno anche il diritto di colludere con gli scafisti, ma non hanno quello di usare il resto del mondo per i loro scopi, imponendogli anche di sobbarcarsi le spese.
Si parla spesso dei diritti dei naufraghi, ma questi diritti sono inesistenti, se qualcuno intende trasformarli in armi di ricatto. È come per l’uomo che si divertiva a disturbare i pompieri. Bisogna soccorrere chi rischia di morire di fame, ma non per questo il tizio ha diritto che lo si porti in trattoria e gli si paghi il pranzo secondo il menu di sua scelta. Ecco perché i naufraghi, secondo la legge del mare, hanno il “diritto” di essere salvati, e per questo basta depositarli in un porto, non certo quello di essere depositati nel porto di loro scelta. Se ciò pretendessero, rischierebbero di fatto di ottenere che, per evitare fastidi, le navi facciano finta di non vederli, lasciandoli in mare. Perché un giorno – un’ora – di navigazione in più, quando si tratta di una vera nave, costano molto.
Altro errore corrente è quello di credere che, se una nave si ferma a qualche distanza dal porto, poi ha il diritto di pretendere di entrare ed essere rifornita, perché nel frattempo ha esaurito le scorte di cibo e d’acqua. Ancora una volta, non si soccorre chi si è messo volontariamente nella situazione di pericolo, soprattutto se lo ha fatto a fini di ricatto.
In particolare, se una nave staziona in mezzo al mare per una settimana, mentre in quel tempo avrebbe potuto raggiungere praticamente qualunque altro porto nel Mediterraneo, perde ogni diritto. Al massimo la si potrebbe rifornire, a pagamento, purché se ne vada. E comunque si potrebbe persino ipotizzare il sequestro di persona a carico dei naufraghi. I quali, se naufraghi, sperano soltanto di toccare terra, dove che sia, non di fare anticamera dinanzi al porto scelto dai “soccorritori”.
Val pure la pena di spendere qualche parola sugli immigranti “già arrivati” e senza documenti. Problema molto spinoso. Ovviamente l’Italia avrebbe il diritto di espellerli ma, in questo caso, verso dove? Dunque, o ci si rassegna ad accogliere chiunque tocchi terra con i suoi mezzi, oppure bisognerebbe adottare sistemi rudi, come confinare su un’isola gli irregolari, finché non indicano il loro Paese, che a quel punto dovrà accoglierli, come se fossero stati respinti alla frontiera. Ma questo è un problema di volontà politica, non un problema tecnico.
Un’ultima osservazione riguarda l’immigrazione in generale. Coloro che sono a favore dell’abolizione di ogni limite dovrebbero essere perseguitati con questa domanda: anche se fossero un milione? Anche se fossero dieci milioni? Anche se fossero cento milioni? L’Africa è grande e le persone che sarebbero liete di lasciarla sono ben più di cento milioni.
Non dimentichiamo in particolare mai che quelli che arrivano non sono i poveri, ma sono quelli che possono pagarsi un “viaggio” del costo di qualche migliaio di euro. Infatti ci sono coloro che, non potendosi permettere l’emigrazione dell’intera famiglia, per amore del figlio minorenne, sia pure togliendosi il pane di bocca, tirano fuori il denaro perché poi quel ragazzo – minore non accompagnato – arrivi in Europa, supposto Eldorado. Non sapendo a che cosa lo si condanna, in questo Eldorado.
E altrettanto vale per coloro che dicono: “Aiutiamoli a casa loro”. Bisognerebbe chiedergli: avete mai tenuto un mappamondo, fra le mani? Avete mai visto le dimensioni dell’Italia e le dimensioni dell’Africa? Se non l’avete fatto, andate di nuovo alla scuola elementare. Perché dimostrate di essere persone disinformate.
E ancora: siete sicuri che il vostro aiuto sarebbe bene accolto? Mai sentito parlare di “paternalismo”? Mai sentito parlare di “neo-colonialismo”? E vi siete mai chiesti se l’assistenzialismo sia efficace, per combattere la miseria?
I buonisti hanno vita facile perché nessuno li costringe a confrontarsi con la realtà. Ma è vero che essi sono risoluti ad ignorarla. Per questa ragione articoli come questa piccola serie non servono a niente. Ragionare è un bisogno che molti non sentono.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

4 di 4, Fine.

RIFLESSIONI SULL’IMMIGRAZIONE – Fineultima modifica: 2019-09-07T07:30:34+02:00da
Reposta per primo quest’articolo