GianniP

GENTE DI SINISTRA

In tutte le democrazie si ritrovano due tendenze di base: in Italia parliamo di destra e sinistra, in Inghilterra di conservatori e laburisti, in America di democratici e repubblicani. In effetti si direbbe che, più che di due tendenze politiche, si tratti di due diversi atteggiamenti antropologici. Giorgio Gaber infatti ha potuto ironizzarci saporitamente con la sua canzone su destra e sinistra, e non per caso ha cominciato con lo stabilire che la vasca da bagno è di destra e la doccia di sinistra, il culatello di destra e la mortadella di sinistra. E l’impressionante moltiplicazione degli esempi dimostrava che la distinzione non si fonda soltanto su una posizione politica, ma su una visione della vita.
A naso si potrebbe dire che il discrimine è questo: la destra si ancora al pragmatismo, la sinistra all’ideale. E come è ovvio, se spinte all’estremo, ambedue le tendenze sono sbagliate, mentre ambedue sono plausibili se adottate nella giusta misura. Ma l’equilibrio è un’Araba Fenice, perché ognuno lo pone dove lo porta il cuore. O il portafogli.
La questione è dunque complessa e in democrazia si impone l’obbligo della tolleranza. Un liberale arrabbiato deve avere all’occasione cari amici di sinistra delirante, cui perdona volentieri le loro imbecillità, come loro gli perdonano il suo inammissibile cinismo. E tuttavia, più o meno chiaramente, ambedue le fazioni riconoscono che la sinistra è più “digeribile”, più “presentabile”, più “elegante”. Ammettiamo che si stia parlando di bambini affamati dell’Africa Nera. Ecco la domanda: è più elegante l’uomo di destra che sospira, sconsolato: “Quante tragedie per le quali non possiamo far niente nel mondo!”, o l’uomo di sinistra che subito dice: “Ma bisognerebbe attivarsi! Fare una colletta! Creare un fondo!”. Ovvio, non c’è partita. E anche quando si fanno notare all’uomo di sinistra tutte le difficoltà concrete di una simile iniziativa, a cominciare dalle dimensioni di certi problemi, l’idealista è vincente: “Allora è meglio non far niente? Sarà una goccia d’acqua, ma per un assetato è sempre meglio di niente”. E chi può resistere alla poesia di una goccia d’acqua?
L’uomo di sinistra teme l’intelligenza come una tentazione del demonio. Vede il realismo come una diserzione dal dovere di combattere per l’ideale e una scusa per fare i propri interessi. E per questo si crede dispensato dal confutare gli argomenti del suo contraddittore. Gli basta intimare: “Vade retro!” E poco ci manca si faccia il segno della croce.
Il riferimento alla croce non è casuale. Il Cristianesimo è nato come religione dei poveri, degli ultimi, dei reietti. E poiché aveva come canone di base la mansuetudine, ha visto la salvezza degli sfortunati non nella rivoluzione proletaria – come poi la vedrà Marx – ma nel miracolo, nella Divina Provvidenza, nella volontà di Dio. Quel Dio che veste i gigli meglio di Salomone e nutre gli uccelli che non zappano, non mietono, e tuttavia sono vivi e cantano ogni giorno la gloria del Signore. Un economista farebbe notare che gli uccelli lavorano da mane a sera per procurarsi il cibo ma, si sa, gli economisti sono spesso di destra.
In Italia si sono coniugate, al peggio, tutte queste tendenze. Il Paese ha una tradizione cattolica che nessun Protestantesimo ha messo in discussione. Non che i princìpi del Protestantesimo siano molto diversi, ma il semplice fatto che, con la sua dialettica, Martin Lutero abbia negato la validità di certi istituti della Chiesa, ha riabilitato la ragione, elevandola al rango di giudice supremo. E infatti il movimento protestante si è presto scisso in mille sette: il primato della ragione, mentre dava il diritto di contestare il Papa, dava anche quello di contestare Martin Lutero.
La santa irragionevolezza cattolica ha da noi radici profondissime. È ovvia la condanna del ricco, come tale immorale e candidato all’inferno. La nostra sentitissima tradizione umanistica ci fa giudicare di rango inferiore l’economia e la scienza. Da noi le uniche attività degne di un vero intellettuale sono la teologia, la letteratura, la poesia, l’arte, la filosofia. Tutte cose inadatte a migliorare la produzione industriale.
Questa mentalità, coniugata con la superiorità sociale e mondana dell’Italia del Rinascimento, ha spinto il modello ideale dell’italiano – il Cortegiano di Baldassarre Castiglione – a sentirsi superiore a chiunque non abbia i suoi stessi ideali e la sua stessa eleganza. Chi fa dei calcoli, chi è interessato al denaro, è inferiore. Il vero signore a queste cose non bada. La regina d’Inghilterra ha la sua faccia su tutte le banconote ma non una di quelle banconote si troverà mai nella sua borsetta.
Naturalmente l’uomo di sinistra rimane un uomo, e dunque sarà avido di denaro come tutti ed anche peggio, perché di suo ci metterà l’arroganza. La sua ipocrisia lo obbligherà a nasconderlo e a mantenere un atteggiamento superiore, nobile e generoso, quando si tratterà di programmare spese altrui, cioè dello Stato, cioè dei contribuenti.
E il peggio non è questo. Se sull’uomo di sinistra l’influenza si fosse limitata alla religione e alla tradizione umanistica, forse avrebbe potuto rimanere benevolo e tollerante. Purtroppo il “genio” italiano – ce lo ha spiegato Dante – è caratterizzato dalla faziosità. Una faziosità che esclude il fair play che si insegnava sui prati di Eton e Oxford, e si tinge di odio mortale. Basti pensare a guelfi e ghibellini, fiorentini e pisani, meridionali e settentrionali, uomini di destra e uomini di sinistra. E soprattutto da questi ultimi nei confronti dei primi. Non perché essi siano particolarmente malvagi, ma tutto gli predica la loro superiorità morale. E infatti hanno la più cristallina buona coscienza. Essi non combattono gli avversari perché avversari, ma perché rappresentano il Male, mentre loro rappresentano il Bene.
Se a tutto questo si aggiunge la tendenza al conformismo, la volontà di mondarsi dalle colpe del fascismo, l’interesse (perché si è sostenuti dall’intellighenzia), lo snobismo, l’amore della sceneggiata, l’immoralità di fondo dell’italiano, si ha un ritratto spaventoso di uno degli essere più nocivi che abbia prodotto l’umanità. Elegante e crudele come una donnola.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

15 maggio 2020

GENTE DI SINISTRAultima modifica: 2020-05-21T11:05:16+02:00da
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