GianniP

DISPERAZIONE

Quando, nelle rassegne stampa, vedo un nome che mi ispira fiducia, mi precipito a leggere l’articolo ma, devo confessarlo, la maggior parte delle volte, rimango deluso. I migliori commentatori vedono chiaro, analizzano la realtà e le prospettive ragionevoli, e concludono invariabilmente per il vicolo cieco del pessimismo. Se si vuole trovare un po’ d’ottimismo bisogna andare a leggere gli articoli degli idealisti, dei visionari, degli scervellati di sinistra, e spesso si è costretti dai conati di vomito a interrompere la lettura. Sembra che l’alternativa sia tra la stupidità e la disperazione.
Non sto accusando nessuno. Se mi capita di rileggere un mio vecchio articolo, l’impressione non cambia. Neanch’io sfuggo al pessimismo sterile. Ma al riguardo rivendico – a me stesso e ad editorialisti come Angelo Panebianco, tanto per fare un nome – non una vaga giustificazione, ma un’esimente incontestabile: l’analista non è chiamato ad agire in sala operatoria, è chiamato, come massimo, alla diagnosi e alla prognosi.
Più sottile è la questione della “rimproverabilità”. Mi si può chiedere: “Tu pontifichi, dall’alto della tua insignificanza e della tua irresponsabilità, ma al posto di chi governa sapresti far di meglio? ”
Il buon senso mi induce a rispondere un risoluto “No”. Sia pure aggiungendo che proprio per questo non accetterei un posto di comando, neanche se me l’offrissero. Ma la questione va parecchio oltre.
La rimproverabilità si esplicita in questa affermazione: “Hai sbagliato e potevi non sbagliare”. Ma ciò implica che l’accusato va assolto se dimostra che non era libero di far altro, che anzi ha provato a far altro e gli è stato impedito. Dunque, anche se è lecito essere disgustati dal livello di cultura e competenza di alcuni politici in vista (in particolare dei Cinque Stelle) il problema cui bisognerebbe dare risposta è: “I nostri governanti guidano il Paese o ne sono guidati?” La mia sensazione è che ne siano guidati. Non si spiegherebbe diversamente che, nel turbinare dei governi della Prima Repubblica, e persino nei decenni del maggioritario, pur passando da figure incolori a personaggi sgargianti come Berlusconi, di sostanziale, in Italia, non sia mai cambiato niente. Se non in peggio.
Una parentesi, per la verità, c’è stata: i venti anni che hanno seguito la Seconda Guerra Mondiale. Forse perché gravemente scottati da ciò che avevano patito, e dalla delusione succeduta alla sbornia fascista, gli italiani di quegli anni non avevano grilli per la testa. Certo, c’era l’incombente presenza dei comunisti che a quei grilli avevano soltanto cambiato il colore, dal nero al rosso, ma la maggior parte pensava che c’era da lavorare, da sudare, da ricostruire. E per giunta lo Stato ereditato dal fascismo era più “leggero” dell’attuale.
Ciò ci portò al “Miracolo economico”, ma con la prosperità si attenuò progressivamente il senso del reale. I protagonisti della vita nazionale divennero i figli di coloro che avevano vissuto il fascismo, la guerra e la ripresa. Come tutti i figli dei nuovi ricchi, essi si convinsero che la ricchezza non poteva che esserci, che lo Stato disponeva di un Pozzo di S.Patrizio, che i conti erano soltanto un’opinione e che l’impossibile era possibile, sol che lo si volesse. Insomma, mentre i loro genitori avevano operato il miracolo della Ricostruzione, essi posero mano alla Distruzione del reale liberale in nome della Realizzazione dell’Ideale marxista. Così rimisero indietro l’orologio, tornando all’illusione. E non ne siamo più usciti.
Ecco perché la rimproverabilità degli attuali governanti è piuttosto bassa. L’intero Paese è pressoché sordo alla voce dei fatti e chi cercasse di guidarlo in modo realistico sarebbe presto tolto di mezzo. Ecco una dimostrazione: il più grave problema attuale dell’Italia è come far risollevare il Paese dopo la mazzata del Covid-19. Ebbene, si leggano i giornali: chi si occupa seriamente di questo? Il “Corriere” parla della “Linea Conte”, cioè di un ectoplasma, e per giunta neanche in prima pagina. È vero, parla anche di riforme al Sud (Araba Fenice) ma è soltanto un’intervista. La “Stampa” ci parla dell’effetto “smart working”. Il “Messaggero”, il “Giornale”, “la Verità” e “Il fatto quotidiano” ci parlano di Attilio Fontana e “Libero” del vaccino anti-Covid. Su come gli italiani si procureranno di che vivere in autunno, neanche una parola. E mancano due o tre mesi.
Gli italiani viaggiano sul Titanic ma non hanno mai creduto all’esistenza degli iceberg. Del resto, nel Mediterraneo non ce n’è.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
27 luglio 2020.

DISPERAZIONEultima modifica: 2020-07-27T11:32:36+02:00da
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