GianniP

CRISI DI IDEE

Che brutto mestiere, quello dell’editorialista professionista. Tutti hanno aspettato col fiato sospeso quello che avrebbe fatto Renzi, per sapere se avrebbe veramente provocato la crisi, ed ora che l’ha provocata tutti si aspettano che gli editorialisti spieghino ciò che succederà. E gli editorialisti – che pure sono obbligati a scrivere il loro “pezzullo” – non possono dirglielo. Perché non lo sanno. Perché nessuno lo sa. E tuttavia, nella confusione, molti ci sopraffanno col frastuono delle loro dichiarazioni indignate e solenni. Sembrano credere che si possa esorcizzare la realtà dicendo che è brutta e cattiva, e per conseguenza dovrebbe non esistere. Per poi constatare che la realtà non soltanto è brutta ma è anche sorda alle loro parole.
Dire, come fanno in tanti, che non si poteva scegliere momento peggiore, per una crisi di governo, non serve a niente. Anche perché questo momento dura almeno dal febbraio dello scorso anno. E in una democrazia si può sospendere la politica a tempo indeterminato, soltanto perché c’è una pandemia o perché piove più del solito?
Poi dicono – apparentemente convinti – che questo governo e questa maggioranza non hanno alternativa. Dunque, di riffa o di raffa, bisogna continuare a governare come prima. Alcuni addirittura si spingono fino a dire che ciò deve avvenire con lo stesso Presidente del Consiglio, mentre questo signore – sottobanco – da mesi è oggetto di severissime critiche. Per esempio da parte del Pd. E dimenticando soprattutto che non si governa se non si ha una maggioranza in parlamento. E, fatto banale, in questo momento la maggioranza non ha i numeri in Senato.
Infine tutti passano il tempo a stramaledire Renzi. Come non si sapesse che in politica ciascuno fa i propri interessi. Nel caso specifico l’uomo di Rignano ha scelto un eccellente momento per le sue rimostranze: non solo è in grado di snocciolare le malefatte dell’attuale governo senza che nessuno in buona fede possa contraddirlo, ma può addirittura mostrare, a sua giustificazione, l’ultimo Recovery Plan, a detta di tutti migliore di quello che Conte ha presentato ad inizio di dicembre. Del vecchio persino il mite ex ministro Giovanni Tria, che con Conte ha pure governato, ha detto peste e corna in televisione. In termini tanto violenti che comportavano non la bocciatura di chi l’aveva redatto, ma addirittura la retrocessione alla scuola elementare. Per giunta Conte contava di applicarlo da solo, coi consigli di quattro ministri fidati e l’accompagnamento musicale, ininfluente, di trecento consulenti, scelti da lui e cui avrebbe chiesto soltanto di dire “sì”. Oppure non avrebbe tenuto il minimo conto del loro parere, come si è visto col piano Colao. Conte chiama Solone per un consiglio, e poi nemmeno l’ascolta.
Renzi in questa occasione prima gli ha fatto rimangiare quel piano folle e infine gli ha imposto di riscriverlo sotto dettatura, migliorandolo molto. E in questo caso Conte è rimasto senza difesa: se il suo primo piano era buono, perché non lo ha mantenuto? E se era cattivo, ed ha dovuto cambiarlo, ora come fa a dare torto a Renzi, che ha preteso quel cambiamento?
Non basta. Molti si grattano la zucca a sangue perché, dal novero delle soluzioni, escludono le nuove elezioni. Ma non sanno che a volte esse si impongono a chi vorrebbe tenerle lontane. E comunque con quale soluzione evitarle? Il primo problema è: come sostituire i senatori di Italia Viva che abbandonano la maggioranza in Senato? Molti parlano dei senatori usciti dai partiti, cani sciolti che molti amano chiamare “i responsabili”, come se sostenessero un governo che non è il loro per il bene del Paese. Mentre tutti sanno che, se lo facessero, lo farebbero per non perdere il loro seggio. Responsabili sì, ma nei confronti delle loro famiglie. Per giunta questao è un rimedio che potrebbe rivelarsi peggiore del male.
In primo luogo, sappiamo che non piace al Presidente Mattarella. Questi potrebbe benissimo non accettarlo e sciogliere le camere senza aggiungere verbo. In secondo luogo, per avere una probabilità di essere accettati da Mattarella, questi senatori dovrebbero costituirsi in partito, ma non è detto che sia facile, dal momento che, già uscendo dai loro partiti, si sono dimostrati dei ribelli. E se infine ci riuscissero, il governo potrebbe vivere più tranquillo di quanto Conte sia riuscito a vivere con Renzi? Senza dire che se, al posto di Renzi, si cercano i “responsabili”, al posto dei “responsabili” chi si cercherebbe?
A naso, le elezioni sembrano inevitabili, ma sembravano inevitabili anche nell’agosto del 2019. E allora auguri, non si può dire altro.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
14/01/2021

CRISI DI IDEEultima modifica: 2021-01-14T16:35:59+01:00da
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