GianniP

ESPRIT DE L’ESCALIER

L’argomento ormai non è più d’attualità, ma l’immagine di Ursula von der Leyen che, mentre Erdogan e Michel sono già seduti, aspetta in piedi che decidano se darle o no una sedia, rimane indimenticabile. E sembra esigere un commento. Qualcosa che consoli questo fantasma e lo faccia infine riposare.
Il fenomeno è strano. Anche perché quella donna non è particolarmente simpatica e non ha compiuto imprese memorabili. Ché anzi, in più di un’occasione, è sembrata autrice di una rimasticatura delle più trite tiritere buoniste ed ecologiste di cui tanta gente si riempie la bocca. Eppure, ogni volta che si ripensa a quella piccola donna in pantaloni, ferma a chiedersi che fare, lei, o che faranno gli altri, si ha una stretta al cuore. Ecco perché si vorrebbe “sistemare” nella memoria quell’episodio, offrire a lei un risarcimento, e placare la nostra indignazione fino a non pensarci più. E invece non ci si riesce. Quel momento delle relazioni internazionali rimane nella mente, e se anche troveremo la risposta che sul momento nessuno ha saputo dare, sarà, come dicono i francesi, un “esprit de l’escalier”.
L’esprit de l’escalier è lo spirito della scala, la risposta giusta che non abbiamo dato sul momento e ci viene in mente quando ormai stiamo andando via, mentre siamo già per le scale. Quando ormai è definitivamente troppo tardi. O forse no. La battuta che non abbiamo piazzato al momento giusto può essere utile per il commediografo che magari, prima, è rimasto personalmente scornato. Ma ecco il privilegio dello scrittore: può archiviare la risposta giusta, per poi metterla in bocca a un suo personaggio. E strappare un applauso a scena aperta.
Chissà se è vero che i greci, minacciati dai persiani di essere colpiti da una tale nuvola di frecce da oscurare il sole, risposero: “Ebbene, combatteremo all’ombra”. Se non è vero, se è esprit de l’escalier, ci ha poi pensato Erodoto a rimettere la battuta al suo posto, dove avrebbe dovuto essere sin dal principio. E farla entrare nella storia.
Così io stesso, rubando un cappello da commediografo, riscrivo la storia. Erdogan e Michel entrano nella stanza. Ci sono due poltrone, e loro si siedono. Entra Ursula von der Leyen, vede che non c’è una poltrona per lei e senza una parola, con la stessa velocità con cui è entrata, imbocca la porta e se ne va. Non tornando indietro nemmeno se l’inseguono, la implorano di ripensarci e le chiedono scusa. Anzi, il giorno dopo, avendo comprato una poltrona in un bel negozio d’antiquariato di Istanbul, la fa recapitare a Erdogan, con un biglietto in cui gli fa omaggio dell’oggetto, “Dal momento che ad Ankara sembra che le sedie scarseggino”.
Ah, l’avesse fatto, la cara Ursula, ah, quanto mi sarebbe piaciuto, ah, quanto l’avrei apprezzato. Invece so perché non ha reagito: perché non ha avuto il tempo di elaborare il piano. Di valutare la portata dello sgarbo, dell’incidente diplomatico, delle conseguenze internazionali. E dunque non la condanno, per la sua inerzia. Non dico: “Io al suo posto”. Perché al suo posto forse avrei fatto come lei. Ma nondimeno, che occasione persa!
Dicono che una anziana signora inglese, stanca delle punzecchiature di George Bernard Shaw, gli abbia detto: “Se fossi sua moglie le metterei il veleno nel caffè”. Non farci caso? Sorridere e basta? Offendersi e rispondere in modo aggressivo? Niente di tutto questo. Shaw rispose serarico: “Se fossi suo marito lo berrei”.
Altro caso. Un commediografo fallito e invidioso dice a un commediografo affermato: “Un bel successo, la tua ultima pièce. Chi te l’ha scritta?” “È un segreto, risponde l’altro. Ma a te chi l’ha letta?”
George Bernard Shaw scrisse a Churchill: “Le ho riservato due biglietti per la prima. Porti un amico, se lo ha.” E Churchill rispose: “Non posso, ma verrò alla replica. Se ci sarà”. È necessario continuare?
Ovviamente non sappiamo quanto questi episodi siano storici e quanti siano “esprit de l’escalier” riverniciato. Certo è che, per sparare la risposta giusta, bisogna avere il coraggio di rischiare. In questo è esemplare il personaggio di Cyrano de Bergerac che, nella pièce di Rostand, non fa che correre volontariamente dei rischi, per essere fedele al suo personaggio. Fino ad entusiasmare il pubblico.
Ecco, sarebbe stato bello che Ursula si fosse detta, in quel momento, che forse reagire voltando le spalle e andandosene era sbagliato. Che forse in quel modo si giocava la carica che ha a Bruxelles e chissà che altro ancora. Per poi rispondere come Cyrano all’amico che gli rimproverava di aver dato ad un cattivo attore tutta la sua paga del mese purché stesse zitto, rimanendo lui stesso senza un soldo: “Oui, mais quel geste!”
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
24. aprile 2021

ESPRIT DE L’ESCALIERultima modifica: 2021-04-25T08:26:40+02:00da
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