GianniP

BERLUSCONI PUO’ FAR FELICI TUTTI

In questi giorni l’attualità rischia di provocare il disgusto. I fatti dimostrano nella maniera più plateale che di ovvio non esiste nulla. Che non esiste un metodo per avere ragione di chi è sciocco o in malafede. Soprattutto se costui ha deciso in anticipo che vi darà torto, quand’anche diciate che in estate fa caldo e in inverno fa freddo.
Abbiamo sotto gli occhi tre esempi. Il primo riguarda la manovra economica che, a detta di tutti, anche di uomini della minoranza è assolutamente necessaria: solo che dovrebbe essere realizzata in modo che non tolga un euro a nessuno. Né al centro né alla periferia, né ai molti né ai pochi, né alle regioni né ai ministeri, assolutamente a nessuno. Nemmeno all’opera lirica. L’unica manovra “giusta” è nessuna manovra. Ma dal momento che essa è indispensabile, si ricomincia da capo: la manovra s’ha da fare e se il governo non la fa è composto da una manica d’incapaci.
Il caso di Pomigliano d’Arco è altrettanto esemplare. Si può capire la posizione della Fiom, dal momento che i suoi dirigenti sono dei fanatici e non rischiano la paga: ma non mancano moltissimi difensori disinteressati del veterosindacato. Mentre la casa brucia, costoro si sgolano come dementi per il puro piacere di discutere se bisogna chiamare i pompieri col cellulare o col telefono fisso. E soprattutto se regolare lo sciopero sia conforme alla Costituzione, dimenticando che non si è mai fatta una legge organica che precisasse quanto stabilito dall’art.39 (il diritto di sciopero si esercita “nell’ambito delle leggi che lo regolano”).
Infine ci sono le infinite diatribe riguardanti il disegno di legge sulle intercettazioni. In passato si è esagerato, si sono coinvolti e rovinati anche degli innocenti, e a parere di tutti sarebbe giusto mettere un po’ d’ordine nella materia. Ma, sempre a parere di tutti, la nuova legge non deve cambiare nulla. Se cambia qualcosa, se veramente essa punisce chi sgarra, è la fine del mondo: per questo se ne discute da mesi e mesi e per questo se ne discuterà ancora, fino a non farne niente. L’unica buona legge è nessuna legge.
Il caso è interessante per la sua monumentale ipocrisia. Le intercettazioni, in numero spropositato  sono passate per anni dai magistrati ai giornalisti e regolarmente pubblicate, in violazione delle leggi vigenti. E quelli che dalla mattina alla sera gridano sui tetti in difesa della legalità di questa illegalità non si preoccupano. Il fatto è che alle intercettazioni sono interessate tre categorie di persone: i giornalisti, i magistrati e i politici.
I primi ci tengono perché con esse possono vendere più copie, soprattutto se i testi sono pruriginosi. Naturalmente, invece di parlare dei loro interessi di bottega, si appellano al diritto dei cittadini d’essere informati; e piacerebbe moltissimo sapere se rimarrebbero dello stesso parere, nel caso fosse scritto su tutti i giornali d’Italia che le loro mogli gli stanno mettendo le corna. Eppure è una notizia come un’altra, no?
I magistrati tengono alle intercettazioni perché con le inchieste a volte ottengono una notorietà nazionale, che magari monetizzano in un seggio in Parlamento, e poi perché in questo modo assumono un sostanziale controllo dell’intero Paese: se tutti sono intercettati, tutti possono essere colpiti. A casa nostra tutti ci mettiamo in mutande.
Naturalmente sia i giornalisti sia magistrati dicono che le intercettazioni sono intangibili perché servono a combattere la criminalità. Dal che si deduce che altrove, dove tutte queste intercettazioni non ci sono, la criminalità non si combatte. E infatti tutti conosciamo la differenza di legalità fra il territorio di Reggio Calabria e quello di Basilea.
La terza categoria interessata alle intercettazioni è quella dei politici. Non solo essi hanno degli alleati nei magistrati e nei giornalisti – prevalentemente di sinistra – ma sono anche capaci, nel caso che lo “scandalo” riguardi un nemico, di gridarlo sui tetti tanto a lungo da far credere che sia un crimine da forca. Mentre se si tratta di un amico, ci passano sopra disinvoltamente. Si pensi alle vicende pugliesi.
La difesa dei propri interessi è normale ma è difficile sopportare che si cerchi di camuffarla da difesa della legalità e della democrazia. Qui si toccano i vertici dell’ipocrisia. Né si può ragionevolmente credere agli scrupoli di Gianfranco Fini.
Il disegno di legge è stato concepito per proteggere il cittadino comune e poi gli stessi colpevoli, finché non si arrivi al processo: ma del cittadino imputato, o amico dell’imputato, non interessa niente a nessuno. Nemmeno al resto degli italiani. Costoro capirebbero al volo la necessità della privatezza se la cosa li riguardasse personalmente. Invece osano dire: “Io non ho niente da nascondere”, dimenticando che l’on.Scaiola si è dovuto dimettere da ministro, la prima volta, per avere parlato in modo irrituale di un morto illustre. Quanti possono dire che non usano parolacce, in privato? E soprattutto, come ha detto qualcuno, la trasparenza totale è un’esigenza dei regimi totalitari. In essi chi vuole un po’ di privatezza è già per questo sospetto di controrivoluzione.
Silvio Berlusconi potrebbe fare felici tutti non facendo nessuna manovra, invitando la Fiat a starsene in Polonia e permettendo che si sia tutti intercettati. Se è questo, che vogliono gli italiani!
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
17 giugno 2010

BERLUSCONI PUO’ FAR FELICI TUTTIultima modifica: 2010-06-18T09:34:21+02:00da
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