GianniP

LA COALIZIONE ANTIBERLUSCONIANA VINCENTE

Esiste una coalizione antiberlusconiana vincente che non è quella del centro-sinistra. È l’Italia tutta che è antiberlusconiana. Questa affermazione può sorprendere: come dimenticare la vittoria a valanga del 2008, per non parlare delle precedenti? E tuttavia, un conto è votare per Silvio Berlusconi – magari solo per contrare la sinistra – e un altro conto è votare per la sua politica.
Gli italiani amano dividersi e un nome gli serve egregiamente come una bandiera. Hanno così una testa di turco e l’occasione di insultarsi vicendevolmente, di gridare e di fare piazzate. Berlusconi sì, Berlusconi no. Invece, per quanto riguarda la politica sostanziale, regna la massima concordia antiberlusconiana.
Il Cavaliere ha “fatto” molto per sé, in vita sua, e naturalmente questa sua capacità si sarebbe dovuta manifestare anche in campo politico. Lui stesso infatti ha amato presentarsi come “l’uomo del fare”. Tuttavia, dopo anni e anni di potere, non si sono nemmeno realizzate quelle due riforme cui Berlusconi teneva particolarmente: quella fiscale e quella della Giustizia. E la ragione di questo insuccesso è che le riforme non le vuole nessuno. La minoranza direbbe peste e corna di qualunque proposta. Anche la migliore possibile. Essa infatti non tende a contribuire al governo del Paese ma al contrario ad impedire che qualcuno governi. Né questo rischia di renderla impopolare: gli italiani sono sempre convinti che il nuovo sia pessimo e dunque chi protesta contro di esso ha sempre il vento in poppa. Come se non bastasse, noi italiani siamo afflitti da un sommario pessimismo qualunquistico: se si parla di una novità, non ci chiediamo se è buona o cattiva, nel dubbio pensiamo che sia il frutto di qualche sporco interesse, a nostro danno. In questo modo ci crediamo furbi e siamo convinti di agire per legittima difesa.
Si è visto sperimentalmente quando, per mettere rimedio a un sistema che sembra progettato per paralizzare l’azione del Parlamento e dell’esecutivo, fu votata un’accettabile riforma costituzionale, plausibile anche per molti esponenti della sinistra. E tuttavia, quando il popolo fu chiamato ad annullarla o a confermarla con un referendum, non ci fu partita:  la nuova costituzione fu bocciata e non si uscì mai dall’attuale palude.
Analogamente, ogni volta che si è proposto un cambiamento, non solo si sono messi di traverso tutti coloro che potevano avere un danno dalla nuova legge – e qui per danno si intende anche essere costretti a lavorare sul serio – ma si sono messi di traverso quei gruppi della maggioranza che tenevano a speciali clientele. Per esempio, An proteggeva gli impiegati di Stato.
Tutto questo vale per il centro-destra come vale per il centro-sinistra. I “progressisti” il progresso possono solo prometterlo. Se si azzardano a fare sul serio, se solo appaiono come coloro che qualche riforma – ovviamente pessima, per gli italiani – potrebbero farla, si procurano tali inimicizie che difficilmente poi potranno vincere le successive elezioni. L’esempio dell’ultimo governo Prodi è illuminante, al riguardo.
Berlusconi per carattere e per ambizione avrebbe amato essere colui che modernizza l’Italia: ed infatti ha tanto parlato di riforme, d’informatizzazione, di Tav, di nucleare, di Ponte di Messina. Ma ha avuto tutti contro. Sempre. La vera coalizione antiberlusconiana è puramente e semplicemente la coalizione misoneista.
Si è visto ancora una volta con i recenti referendum. Dopo anni di astensionismo gli italiani hanno votato in massa per dire no a quel nucleare che pure gli avrebbe fatto risparmiare qualcosa sulla bolletta della luce.  Questo tipo di produzione è nuovo (per modo di dire) dunque è pericoloso. Inutile far notare che ci sono centrali all’estero, ad est e a ovest, sicché in Lombardia corriamo gli stessi pericoli che rappresenterebbero le eventuali centrali sul nostro territorio: gli italiani, diversamente dagli altri europei, sono prudenti. E per far buon peso votano al 95% anche i referendum riguardanti il modo di distribuzione dell’acqua potabile. Le leggi apparivano ragionevoli a molti esponenti dell’opposizione e avrebbero forse fatto costare di meno la bolletta ma qui si innesta il meccanismo di cui si diceva: se propongono un cambiamento, deve essere a loro favore e contro di noi.
Forse questo pensa Berlusconi, quando confessa che sarebbe lieto di andarsene subito. E quello che non capiscono gli antiberlusconiani è che se il Cavaliere se ne andasse, non cambierebbe nulla. Perché in Italia non cambia mai nulla. Abbiamo il 95% di cittadini col piede sul freno.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
8 luglio 2011

LA COALIZIONE ANTIBERLUSCONIANA VINCENTEultima modifica: 2011-07-09T10:47:14+02:00da
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