GianniP

PLAUSIBILITA’ DELLA SENTENZA DELL’AQUILA

Da più parti si sentono avanzare argomenti a difesa dei giudici dell’Aquila che hanno condannato a sei anni i membri della Commissione Grandi Rischi. È bene esaminare i loro argomenti. Meglio dire, se è necessario: “Mi sono sbagliato”, che insistere su una posizione solo perché la si è già presa.

I sostenitori della plausibilità della sentenza richiamano l’attenzione di tutti sul fatto che le critiche nascono da un fraintendimento. Se abbiamo capito la loro tesi, i magistrati non avrebbero affatto chiesto agli scienziati di prevedere il momento della prossima grande scossa. Al contrario – attenzione alla frase seguente, che sembra un gioco di parole – la colpa di quei professionisti non sarebbe quella di non avere previsto una forte, tragica scossa (dal momento che i terremoti sono imprevedibili), ma quella di averla esclusa in tempi brevi (dal momento che i terremoti sono imprevedibili). Insomma essi avrebbero violato il principio basilare della loro stessa scienza. Se i terremoti sono imprevedibili, come non si può dire ai cittadini: “Ci sarà una scossa alle tre del mattino di martedì prossimo” non si può neppure dire: “State tranquilli, non succederà niente”. E se invece glielo dite, e quelli si tranquillizzano, e rimangono nelle loro case, e poi muoiono sotto le macerie, la colpa è vostra e noi vi condanniamo per omicidio colposo.

Sembra anche che le improvvide dichiarazioni degli scienziati siano state sollecitate dal mondo politico, e che male avrebbero fatto i professionisti ad accogliere quelle pressioni. Se questo è il quadro, se ne può esaminare la plausibilità.

Personalmente non so quali termini abbiano esattamente usato gli scienziati. La formulazione peggiore che essi avrebbero potuto adottare è la seguente: “Escludiamo categoricamente che si possa verificare una fortissima scossa sismica in tempi brevi”. Questo basterebbe a renderli colpevoli?

In primo luogo, se è nozione comune che i terremoti sono imprevedibili, sia che dei professionisti li dichiarino imminenti, sia che li escludano, stanno facendo il passo più lungo della gamba e non vanno presi sul serio. Infatti sia “prevedere” che “escludere” corrispondono a “sapere in anticipo”. E questo non è possibile. Dunque la distinzione che si vorrebbe fare, a difesa di quei magistrati, fra “prevedere” ed “escludere”  è capziosa e logicamente insostenibile.

È vero che i sismologi non avrebbero dovuto “escludere categoricamente” una nuova, forte scossa (sempre che l’abbiano fatto) ma dal momento che ciò essi avrebbero fatto sulla base dei precedenti storici e statistici, esagerandone il valore, non sarebbero più colpevoli del medico che dà per sicura la guarigione a un malato che poi improvvisamente muore. È avvenuto centinaia di volte. La risposta della scienza è semplice: “la previsione, fino a quel momento, era ragionevolmente quella, poi le cose sono andate diversamente”. Forse il medico avrebbe fatto meglio a non dare per sicura la guarigione, ma da questo a condannarlo per la morte del paziente ce ne corre.

C’è ancora un argomento giuridico non indifferente che rende discutibile la condanna. Ammettiamo che io veda da cento metri un uomo che si appresta a bere da un ruscello e che gli gridi: “Bevi pure, quell’acqua è ottima”. L’uomo tuttavia non ode il mio incoraggiamento, beve l’acqua e muore, visto che l’acqua era avvelenata. Sarò colpevole di omicidio colposo? Certamente no, perché l’evento si è verificato indipendentemente dalla mia azione. Infatti, secondo l’art.40 del Codice Penale statuisce: “Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende l’esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione”. Se i sismologi, pur richiesti di dire la loro, non avessero aperto bocca, forse che la gente avrebbe lasciato le proprie case? A tempo indeterminato? Certo che no. L’avrebbero fatto se i sismologi avessero dichiarato imminente un terremoto devastante. Ma, lo si ripete, si sa che i terremoti sono imprevedibili. E allora essi non hanno determinato l’evento di cui li si dichiara colpevoli. 

Qualcuno infine li accusa di avere ceduto alle pressioni di chi temeva che il panico provocasse più danni dello sciame sismico. Una scelta politica. E la politica è l’arte del possibile, non della certezza. Si agisce per il meglio e si incrociano le dite. Di più gli uomini non sanno fare.

In conclusione la sentenza rimane abnorme sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista politico e umano. Ora, sulla base dell’attuale giurisprudenza, se avendo un giradito chiediamo al medico fra quanto tempo guariremo, lui prudentemente ci risponderà che nessuno ci assicura questa guarigione e che anzi potremmo morire prima di sera. 

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

26 ottobre 2012

 
PLAUSIBILITA’ DELLA SENTENZA DELL’AQUILAultima modifica: 2012-10-26T12:31:00+02:00da
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