GianniP

SE VA BENE VA ANCORA MALE

La maratona nacque in memoria della corsa a perdifiato di Fidippide, per annunciare ad Atene l’esito della battaglia. Oggi, se volessi spedire queste righe al mio amico che abita a Sydney, potrei farlo con un clic. L’attuale velocità della comunicazione ha infiniti vantaggi ma un lato negativo: rischiamo di considerare preistoria un fatto di un paio d’anni fa. Basti vedere che Rai Storia parla continuamente di fascismo, nazismo e Seconda Guerra Mondiale e quasi mai di qualcosa che sia avvenuto prima del XX Secolo. Settecento? Medio Evo? Hic sunt leones.
Anche il mondo dell’immaginario ha subito un’accelerazione. Mentre nell’Ottocento i lettori erano capaci di leggere un romanzo come Guerra e Pace, e perfino nel Novecento si sono venduti romanzi fluviali come l’insipido “Via col Vento” o l’insignificante “I Buddenbrook” (posso dirlo, li ho letti tutte e due), nell’epoca contemporanea l’opera d’arte più corrente è il film: una narrazione in cui il fruitore non fa nessuno sforzo e che in un paio d’ore deve arrivare alla sua conclusione. E questi, come si sa, non sono i tempi della vita.
Ciò ci può indurre in errore. Oggi, quando la televisione annuncia un delitto orrendo, la gente quasi si aspetta che i Carabinieri identifichino il colpevole immediatamente. Come avviene nei telefilm. Mentre nella realtà a volte il colpevole è identificato dopo mesi, a volte dopo anni, a volte mai.
Questa falsa sensazione del tempo opera anche in politica. L’attuale governo – a parte la grancassa salviniana sugli immigrati – non ha ancora avuto il tempo di governare, bene o male che sia. E tuttavia già serpeggia la voglia di trarre conclusioni. Per la verità l’ho fatto più volte io stesso, ma non parlando di uomini, semplicemente mettendo a confronto programmi e disponibilità finanziarie. Viceversa molti ne fanno una questione di personalità e di volontà politica. Per questo il Movimento 5 Stelle è tacciato di immobilismo e d’incapacità di reazione nei confronti dell’invadenza di Salvini. La realtà è che ancora non abbiamo visto niente.
C’è una vicenda sintomatica che può servire da bussola in questo caos. Come sappiamo, a livello internettiano e popolare, c’è stata una sorta di sollevazione contro i vaccini. Scientificamente tanto fondata quanto l’elettrosmog, ma questo poco importa. Finché cavalcare la tigre porta voti, si spari pure ad alzo zero contro i vaccini. Ma, quando si è al governo, le cose cambiano e si è costretti a badare alle conseguenze della propria demagogia. Si possono trascurare le conseguenze lontane (“Se ne occuperà il governo in quel momento al potere”) ma non si possono trascurare quelle del breve e medio termine. Perché, insciallah, si potrebbe ancora essere al governo. E se in quel momento si dichiarasse un’epidemia e i bambini cominciassero a morire come mosche, forse la gente caccerebbe via i politici con i forconi. I demagoghi si possono occupare di voti, i governanti devono tenere conto della spietata realtà.
Oggi Salvini dichiara in modo confuso che i vaccini fanno male e conquista i titoli dei giornali. Ma non gli servirà a molto. Le domande sono una folla: tutti e dieci i vaccini obbligatori? Quanti di essi? E perché? E con quali prove scientifiche? Tutte domande che al demagogo non interessano, ma interessano al ministro della salute. La quale infatti l’ha seccamente rimbeccato con una frase lapidaria e incontestabile: il giudizio sui vaccini lo dà la scienza, non la politica. Ecco il punto: se Salvini crede di poter governare con la demagogia, sbaglia. Più il tempo passerà, più il governo si dovrà confrontare con la realtà. Ed è questo il vero problema. Perché la realtà riguarda l’Iva, il Fmi, l’euro, l’Unione Europea, l’Ilva di Taranto, l’Alitalia, la disoccupazione e soprattutto il debito pubblico che, per paura della reazione dei mercati, tiene ermeticamente chiuso il cassetto della spesa in deficit.
Ecco i veri problemi. Non del M5S, e neppure di Salvini: dell’Italia. Questa fase, in cui ci possiamo occupare delle opinioni di un Matteo qualunque sui vaccini è soltanto un momento di pausa. La vera partita non è ancora cominciata e sembra che non la vinceremo: prima ancora che per l’incapacità dei nostri giocatori, perché tutti i dati obiettivi sono contro di noi.
Come si esprimeva anni fa un titolo di film: “Se va bene siamo rovinati”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
23 giugno 2018

SE VA BENE VA ANCORA MALEultima modifica: 2018-06-23T12:09:06+02:00da
Reposta per primo quest’articolo