GianniP

I DANNI DELLA RIFLESSIONE

Una statistica rivela che il 60% degli abitanti di Stoccolma vive da solo. E in generale la percentuale di coloro che vivono da soli si è raddoppiata o più che raddoppiata nei Paesi sviluppati. Qualcosa tutto ciò significherà.
Ovviamente non sono in possesso di una spiegazione incontrovertibile, ma penso che il fenomeno dipenda innanzi tutto da tre cose. La prima è la prosperità. Infatti se un tempo due persone vivevano insieme, ed ora vivono da sole, prima avevano un solo tetto ed ora hanno bisogno di due tetti. Che devono potersi pagare.
La seconda è che si fanno molto meno figli. Infatti possono vivere da soli gli adulti, non certo i bambini o i ragazzi. Ma è la terza la più interessante. Sembra che l’uomo sia sempre meno un animale sociale sottoposto agli istinti.
Il primo istinto che si è attenuato è quello di avere figli. Magari tre o quattro, come quando bisognava contrastare la mortalità infantile. Oggi invece sembra che sesso e procreazione abbiano perso il loro collegamento. Uomini e donne, a proposito di figli, si chiedono innanzi tutto: “Chi me lo fa fare?” E spesso quel perché non lo trovano. Ma già il fatto di porsi l’interrogativo è un possente incentivo per non imbarcarsi nell’impresa. Un’impresa che, a conti fatti, effettivamente comporta molti più problemi e preoccupazioni che soddisfazioni.
Pare anche che si sia attenuato l’istinto della socialità. Almeno il 60% degli Stockholmers (chissà come si chiamano, in italiano) segue il detto: “Meglio soli che male accompagnati”. Ma sarebbero proprio male accompagnati? È questo il punto.
L’uomo è un animale sociale e dunque la sua collocazione normale è in famiglia. Da figlio o da padre, ma non da solo. Questo implica il dovere della tolleranza, perché accanto ai vantaggi pratici, affettivi e persino sessuali della convivenza, ci sono i normali inconvenienti derivanti dalla differenza di carattere, di gusti, di preferenze, ed anche di idiosincrasie. Un tempo si sapeva che questo era l’inevitabile scotto del vivere e infatti i tedeschi hanno un bel modo di dire, “in Kauf nehmen”, accettare nell’acquisto. Cioè sapere che non puoi avere una cosa senza l’altra. Oggi invece, come per i figli, l’uomo non accetta nessun fastidio che possa evitare pagando. E in queste condizioni l’inevitabile frizione della convivenza diviene insopportabile. Non so più quale attrice o attore di Hollywood dichiarava sorridendo: “Sì, il nostro è un matrimonio felice, lui vive a Londra ed io a Los Angeles”.
Un tempo l’unità della società era la famiglia patriarcale. Poi, nel Ventesimo Secolo, è divenuta la famiglia nucleare: padre, madre e figli. Nel Ventunesimo stiamo arrivando alla scissione del nucleo, e l’unità della società rischia di essere il singolo.
Si direbbe che, per la prima volta, in seguito alla prosperità economica, stia divenendo un fenomeno di massa qualcosa che nessuno aveva previsto: la capacità di riflessione. Forse l’homo sapiens, a forza di riflettere, sta arrivando alla conclusione che, se val la pena che lui personalmente viva, e comodamente per giunta, non è detto che valga la pena di strapazzarsi per far sopravvivere la specie.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
19 dicembre 20208

MISPRONOUNCED WORDS
Seconda puntata
P.e.: Sciopping. P.c.: ‘ʃopiŋ, all’incirca sciopin, con una sola “p” e senza “g” finale. Solo la “n” cambia, che diviene “ŋ”. Questlo suono (“ŋ”) non è affatto misterioso. Se pronunciate la parola “inglese” e vi fermate prima della “g”, sentirete la “ŋ”. “ŋ” è il suono della “n” quando ci si prepara a pronunciare una gutturale come la g o la k, e poi non la si pronuncia. Niente “g”, in shopping.
Altra cosa: shopping significa andare a fare la spesa, e una signora inglese rideva di cuore avendo sentito che “la regina era andata a fare shopping”. L’aveva immaginata con una sporta pesante appesa al braccio, stanca e sudata. Dite “compere”.
A proposito di doppie: O.K, si pronuncia “ou-kɛi, con una sola kappa e dittongando la “o”. In inglese non esistono le doppie consonanti. Per O.K. la soluzione è semplice: dite “Va bene”.
L’innocente sandwich si pronunzia senza “d”, la prima vocale è “æ” e la consonante finale è, a scelta, una “c” (t ʃ, come in “cesta”) o una “g” (dƷ , come in “giro”).Dunque “sænwidƷ”.
Tanti errori dipendono dal fatto che gli insegnanti d’inglese, ammesso che conoscano la pronuncia giusta, si stancano di correggere gli alunni. Così è nato l’inglese degli italiani, che gli inglesi non comprenderebbero (se non dal contesto), e comunque probabilmente giudicano ridicolo. Gli insegnanti alla fine permettono perfino che i ragazzi pronuncino ”of” (si legge “ʌv”) come “off” (“of”), mentre off ha un altro significato. Ho sentito su “Radioclassica°” pronunciare “Orchestra off London”, che sarebbe come dire “Orchestra lontana da Londra, quanto meno in periferia, dove forse non fa danno”. E costei era pagata per pronunciare quelle tre parole: “’Ookǝstrǝ ʌv ‘lʌndǝn.
Mentre poi ad un professore di liceo scientifico, per 1,500€ al mese, si chiede di spiegare letteratura in inglese. Per fortuna i professori non sanno farlo e comunque i ragazzi non li capirebbero.
G.P.

I DANNI DELLA RIFLESSIONEultima modifica: 2020-12-19T11:21:07+01:00da
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