GianniP

L’IDV FA FINTA DI ESISTERE

Seguire seriamente un convegno di partito – e per giunta di un partito come l’Italia dei Valori – non è impresa da tutti. I più pigri si fermano ai titoli dei giornali anche perché, per leggere per intero il discorso di Di Pietro, bisognerebbe farselo tradurre.
Comunque, la sostanza è chiara. Quel partito vorrebbe smettere d’essere d’opposizione per divenire di governo. “Abbiamo fatto resistenza, resistenza, resistenza…”, dice Tonino facendo felice Francesco Saverio Borrelli, ma ora  “Siamo pronti a un altro governo per il Paese”. Dal che si deduce che fino ad ora l’Idv non è andata al governo solo perché prima non era pronta. Ora lo è. Grande cambiamento. Tuttavia qualcuno avrà notato che al governo c’è già qualcuno e Di Pietro riconosce: “Sappiamo che da soli non bastiamo”. Verità tanto imprevista e fulminante da costituire “un grande gesto di umiltà”. Come quello di abbracciare Pierluigi Bersani.
Folklore a parte, l’inevitabile domanda che sorge spontanea è: ma per caso l’Idv dei Valori non è andata alle elezioni come parte di una coalizione? Se vuole andare al governo insieme col Pd non somiglia a qualcuno che dica alla propria moglie: “Ti vorrei sposare”? Che senso ha tutto ciò che ha gridato Di Pietro?
Nell’analisi può soccorrere appunto l’esempio del marito e della moglie. Se, pur essendo sposati, i coniugi hanno litigato di brutto, e interviene una riconciliazione, sarebbe comprensibile che uno dicesse all’altro: “Ripartiamo da zero e vogliamoci bene come quando ci siamo sposati”. Ma in questo caso, c’è stata una lite? A proposito di che cosa? C’è stata una riconciliazione? Su quali basi? Di tutto questo neanche una parola.
Di Pietro, che pure grida invece di parlare, riesce a non essere chiaro. Come non sono chiare le finanze dell’Idv. Se Idv e Pd hanno litigato sulla linea da tenere all’opposizione, o sulla strategia per tornare al governo, chi – ora – ha cambiato direzione, fino ad allinearsi con l’altro? E se c’è stata una convergenza, a che cosa ha rinunciato l’uno e a che cosa ha rinunciato l’altro? O Di Pietro reputa sufficiente, per essere degno di andare al governo, dire che Berlusconi è solo Wanna Marchi e non il Mostro di Firenze?
Per quel che se ne capisce, questo congresso non è servito a niente. E non è servito a niente neanche l’abbraccio con Bersani. Perché, se Di Pietro si piegherà ad essere un gregario del Pd, perderà voti, e se invece il Pd si piegherà ad essere un gregario di Di Pietro, perderà le elezioni. Basti dire che fra i più entusiasti sostenitori del partito, durante questo congresso, ci sono stati dei militanti che si sono dichiarati risolutamente comunisti. Questo significa che Di Pietro convince perfettamente gli estremisti ma dimentica che gli estremisti doc – con credenziali ben più serie delle sue, come Rifondazione Comunista – non sono neppure entrati in Parlamento.
Chi non ha seguito con molta attenzione questo congresso ha fatto bene. Esso è servito soltanto a poter dire che l’Idv è un partito democratico e normale, un partito che ha perfino tenuto un congresso in cui tutti sono stati liberi di applaudire Di Pietro. Anche se Di Pietro non ha detto niente.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
7 febbraio 2010

L’IDV FA FINTA DI ESISTEREultima modifica: 2010-02-07T16:28:34+01:00da
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