AMANDA, RAFFAELE, MEREDITH

Come si sa, gli imputati del processo di Perugia sono stati condannati per l’omicidio di Meredith Kercher. E ora si scatenerà la discussione fra colpevolisti e innocentisti, con un diluvio di parole. Che cosa deve invece pensare, della vicenda, la persona di buon senso?
Il primo dato da tenere presente è che in casi come questo l’unico modo di formarsi un giudizio fondato richiede la lettura di tutti gli atti processuali dell’istruzione e la partecipazione a tutte le udienze del processo. Un impegno gravosissimo e noiosissimo, che nessuno assume se non per necessità. Gli stessi avvocati, che pure hanno letto gli atti istruttori, quando l’attività processuale non riguarda il loro assistito non sono sempre presenti. I giurati non hanno letto gli atti dell’istruzione, anche se ne vengono a conoscenza informalmente attraverso i giudici e poi, lungamente, attraverso le arringhe degli avvocati. I giornalisti infine vanno e vengono. L’informazione totale è dunque in possesso esclusivamente dei due giudici togati, e questi l’hanno al prezzo di un’infinità di sbadigli repressi.
Ciò premesso, è chiaro che tutti coloro che parlano del processo lo fanno in modo superficiale, per sentito dire e sulla base di impressioni. Magari sono commossi dalle facce pulite e carine degli imputati. Purtroppo solo al cinema i buoni sono sempre belli e i cattivi sono sempre brutti.
E allora, colpevoli, innocenti? Non lo sappiamo. Da un lato abbiamo una verità processuale – la condanna – dall’altro, personalmente, non possiamo formarci un’idea prima di avere letto almeno le motivazioni della sentenza.
Di ragionevole, allo stato dei fatti, non si può dir molto, in un articolo di giornale. Non depone a favore dell’innocenza degli accusati i fatto che Guédé abbia accettato il rito abbreviato e una pena di trent’anni di reclusione. Non l’avrebbe fatto se non fosse stato incontestabilmente colpevole. Solo Anna Maria Franzoni, che intendeva continuare a proclamarsi innocente, l’accettò per errore. Ma è vero che aveva un avvocato molto discutibile, in quel momento. Inoltre Guédé (se ricordiamo bene) ha chiamato in correità gli attuali accusati, e la cosa pesa parecchio. Infine Amanda ha commesso l’inescusabile errore di calunniare il senegalese Patrick Lumumba, indicandolo come l’autore del delitto. Un innocente con un minimo di livello morale molto difficilmente farebbe una cosa simile: ed è naturale che questo l’abbia messa in pessima luce. Infine, come nel caso del delitto di Cogne, probabilmente i giudici saranno arrivati alla conclusione che solo gli imputati  potevano avere commesso il delitto.
Qualche parola si deve spendere per le perizie. Queste, dato il loro alone di scientificità, appassionano tutti, soprattutto nei dibattiti televisivi. Si pensa infatti che esse possano fornire verità incontestabili. In realtà si vede subito che anche le conclusioni scientifiche si contraddicono: e la discussione riprende ancora più appassionata.
Per i magistrati le cose stanno più semplicemente.  Per loro contano i periti d’ufficio. Quelli di parte sono pagati per mettere in evidenza ciò che può favorire i loro clienti, e a volte si arrampicano sugli specchi. Naturalmente può avvenire che si riesca a dimostrare che i periti nominati dal giudice abbiano sbagliato, ma di solito la presunzione di buona fede e competenza favorisce la credibilità di questi ultimi. Per questo, quando si è sentito che gli avvocati puntavano parecchio sulla contestazione delle perizie ufficiali, chi ha esperienza ha pensato: si mette male, per quei ragazzi.
Come è ovvio, stando a casa sua e avendo leggiucchiato qualche titolo di giornale, nessuno può dire se la Corte d’Assise abbia visto bene o male, se gli imputati siano o no colpevoli. E per questo la stampa americana, che difende Amanda Knox come se fosse stata giudicata dallo sciamano di un villaggio, sbaglia pesantemente. L’amministrazione della giustizia in Italia è ben poco affidabile, quando c’è una componente politica: ma qui è del tutto assente. E per giunta giudici e giurati sapevano di avere addosso gli occhi del mondo. È dunque quanto meno molto probabile che i due accusati siano effettivamente colpevoli.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 dicembre 2009

AMANDA, RAFFAELE, MEREDITHultima modifica: 2009-12-05T14:53:00+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo