DA UN GRANDE DIO A PICCOLE DIVINITA’

Un sondaggio ci fa sapere che gli americani che si autodefiniscono cristiani sono soltanto il 63% della popolazione, e sono calati del 10% nell’ultimo decennio. Non solo, secondo l’amico James Hansen: “Numerosi studi – di Gallup International, Pew Research ed altri – indicano che il numero assoluto degli atei è in aumento in tutto il mondo. Nella penisola scandinava, in Repubblica Ceca, in Germania, nei Paesi Bassi, in Asia orientale e in particolare in Cina, gli atei e gli agnostici in genere risultano essere già la maggioranza”. Ma, aggiunge sottilmente, non è che gli uomini, dichiarandosi irreligiosi, per ciò stesso non credano a niente. Al contrario, negano Dio ma poi credono in un sacco di ubbie. Secondo la moda si va dall’ecologia al veganismo, dal cibo biologico all’ideologia no vax e a chissà quante altre.
Queste opposte e contraddittorie tendenze meriterebbero una spiegazione, e ognuno può dare la propria. A mio parere, nel Cristianesimo ci sono troppe ingenuità vagamente primitive, e persino un lato scopertamente mitologico, che lo rendono difficilmente accettabile all’uomo colto. Quella religione sembra una versione complicata e piagnona di Babbo Natale. L’uomo incolto invece, pur non essendo in grado di avere un atteggiamento critico, non capisce molte cose ma non ha più nei confronti della persona colta – il prete che parlava in latino – la soggezione di un tempo. Il Cristianesimo appare poco credibile a una larga fascia della popolazione.
In secondo luogo la scienza – seppure nella pedestre incarnazione chiamata tecnologia – ha totalmente pervaso la nostra realtà. La gente, ovviamente, non comprende il metodo scientifico, ma ne ha percepito un principio fondamentale, quello di causa ed effetto. E dunque ha a poco a poco digerito una concezione meccanicistica e non metafisica del reale. Se qualcuno si ammala non è per la (incomprensibile) volontà di Dio ma per una causa che i medici conoscono e probabilmente possono fronteggiare. Il primo riflesso non è più la preghiera ma la ricerca del tecnico competente.
Che tuttavia la gente non capisca il metodo scientifico è dimostrato da due opposti ed ugualmente incongrui atteggiamenti. Alcuni credono che la scienza sappia tutto e non possa mai sbagliare, e dunque la venerano ben al di là delle sue pretese. Anche se poi la disprezzano quando ne sono delusi. Per converso, esistono gli scettici programmatici. Coloro che pongono le verità scientifiche allo stesso livello delle dicerie, delle chiacchiere da pianerottolo e dei pregiudizi. Per loro, se un’affermazione è scientifica, deve essere a sì o no. Se un vaccino protegge nel 95% dei casi, è un imbroglio: “E se poi succede che io faccia parte dei 5 residui? Tanto vale che non mi vaccini”. Dunque non sono scientifiche la medicina, la statistica e chissà quante altre discipline.
Dal momento che comunque si osserva una prevalenza della miscredenza, sarebbe normale dedurre che presto l’umanità dei Paesi sviluppati si dichiarerà tutta atea. Ma sarebbe un errore. Come diceva Pascal, ci sono ragioni del cuore che la ragione non conosce. Gli esseri umani hanno bisogno di conforto e la realtà oggettiva non gliene offre molto. Tanto che i più ingenui arrivano a negarla e sognano dunque di sfuggire alla morte immaginando che, se non il Paradiso, dopo “ci sia almeno qualcosa”. Analogamente molti amano pensare che gli uomini non sono così cattivi come appaiono e infatti nel periodo di Natale si rischia di annegare nella melassa.
Tutti hanno bisogno di credere in qualcosa, anche per sentirsi vivi e attivi nel sostegno del bene. Ed ecco l’ecologia fanatica, incurante dell’economia; il buonismo senza riserve, ma a spese altrui; la pretesa di eliminare il caso negativo (“Cose del genere non devono più succedere!”); principi astratti e temerari (“Non si può tollerare che tanti bambini muoiano di fame”); e soprattutto la soluzione magica dei problemi reali cambiando le parole che li designano. In base a questo procedimento si eliminano i ciechi, i sordi, gli storpi, e ogni categoria di minorati. E perfino quelli che minorati non sono, come i negri.
Forse Dio è morto, ma c’è una ressa di piccole divinità pronte a prendere il suo posto. La cosa si spiega con l’inverosimile prosperità di continenti interi in cui nessuno ha fame e da molti decenni non si sa più che cos’è la guerra. La vita è divenuta tanto facile da farci perdere il contatto con la realtà. L’unica differenza è che, mentre il Cristianesimo offriva lo stesso sogno a tutti, nella diaspora attuale ognuno si crea un sogno suo. O magari un sogno che condivide con altri, fino a formare una setta: come i vegani, i no vax, gli ipercomunisti, gli appassionati di ufologia o di astrologia, e di ogni sorta di fanfaluca.
L’ateismo rifiuta ogni concezione in contrasto con la realtà immanente, ma così lascia l’uomo orfano, senza aiuto, senza illusioni e senza difesa contro la morte. Dunque è indigeribile. Gli uomini mi fanno pensare a dei malcapitati che cadono dal trentesimo piano di un grattacielo e mentre cadono sperano ancora che possa succedere qualcosa che gli impedisca di morire.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
1 gennaio 2022

DA UN GRANDE DIO A PICCOLE DIVINITA’ultima modifica: 2022-01-01T16:52:31+01:00da gianni.pardo
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