GianniP

STATISTI IMPULSIVI

Per una volta mi sia permesso battere la mia propria grancassa. Fino a qualche giorno fa – e per settimane – si è parlato di Gheddafi al passato. Lo si è dato per superato, per vinto, per spacciato, fino a stupirsi, il giorno dopo, che fosse ancora lì. Ora le grandi potenze, le anime belle e soprattutto la sinistra internazionale (Barack Obama incluso), come resi furiosi da questo loro errore di giudizio, imprecano contro Muammar Gheddafi, assumono pose gladiatorie, minacciano sfracelli e in totale non si muovono. Perché muoversi è costoso, rischioso e forse persino controproducente.
Sin dal principio invece era chiaro che non era il caso di essere sicuri del futuro. Non lo si è mai. E per questo sono stato a lungo stupito dalla coralità dei commenti. La superficialità uno se la deve aspettare dai giornali, non da chi deve guidare la politica internazionale. E tuttavia, in questi giorni molte grandi personalità sono riuscite a rendersi ridicole.
È notoriamente facile fare i profeti del passato. Per questo mi permetto di dimostrare che queste idee io le ho espresse prima che i fatti mi dessero ragione. Ecco che cosa scrivevo, il 22 febbraio 2011, in un articolo (leggibile in questo blog) intitolato “Le ragioni di tante rivoluzioni  e il caso Libia”:

“Il caso Libia. Gheddafi è al potere da 42 anni. Tuttavia è (ancora) sufficientemente sostenuto dai capi militari per contrastare una rivolta che sembra più violenta che altrove. Infatti per il successo della protesta è importante sapere a che livello è arrivato lo scontento. Se non è giunto ai massimi livelli (tanto da poter innescare una congiura di palazzo) il regime fa solo finta di cambiare: come è avvenuto in Egitto, dove gli stessi militari comandano più di prima. Se invece sono scontenti i grandi sostenitori del regime e la grande maggioranza della popolazione, si ha il totale cambio dei dirigenti: anche se spesso non dello stile di governo.
La Libia è interessante anche per un altro verso. Se la rivolta si fosse dichiarata in questo Paese prima che in altri, vedendo che il governo reagiva facendo morti e feriti, non ci sarebbe forse stata la “moda” delle rivoluzioni. Purtroppo i moti libici sono arrivati per ultimi, quando tutti si erano convinti che bastava scendere in piazza per vincere e questo forse farà scorrere molto sangue. Fino alla guerra civile”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
8 marzo 2011

STATISTI IMPULSIVIultima modifica: 2011-03-08T18:22:14+01:00da
Reposta per primo quest’articolo