I 150.000€ DI VIRGINIA RAGGI

L’uomo è più forte della donna, dal punto di vista muscolare. E questa differenza ha effetti anche sul suo comportamento. Già i bambini si sfidano nella lotta, nella corsa, nel gioco “sportivo” e in qualunque campo in cui si possa prevalere con i muscoli. Poi, divenuti adulti, i maschi trasferiscono questo atteggiamento nel successo in carriera ed è questa una delle ragioni per le quali occupano più spesso delle donne i posti apicali. Sicché poi, dal punto di vista dell’intera società, queste ultime sono considerate meno atte a comandare.
È un errore.
È vero che la donna tende a dare più importanza alla famiglia e ai sentimenti, ma è sbagliato pensare che le sue capacità siano per questo inferiori. Forse è meno interessata alla guerra, ma non per questo è meno capace di combatterla. E infatti, quando decide di impegnarsi, non è meno temibile dell’uomo. Ma normalmente, quando si tratta di competizione, la società non la favorisce, e il risultato è che in qualunque campo la sua strada è più in salita di quella di un uomo. Quando scende in campo, è obbligata ad essere ancor più dura degli uomini. Potrà badare ad avere una permanente in cemento armato come Margaret Thatcher, ma è meglio prenderla dannatamente sul serio.
Fra l’altro, dal momento che tutti temono che le donne siano “dolci”, per sfuggire a questa fama di mitezza capita che mordano più di altri. Chissà se un uomo avrebbe tanto duramente punito l’Argentina, per le Falkland. E chissà se un premier israeliano maschio avrebbe, come Golda Meir, dato l’ordine di andare a cercare ed uccidere, dovunque sulla Terra, tutti gli assassini degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco.
Ma anche quando si impegnano in politica, le donne rimangono donne, e ciò significa che hanno una vita di riserva. Sono meno degli uomini disposte a chinare la testa per non perdere la poltrona. Dunque possono avere una dignità ancora maggiore. Anche per questo verso i pregiudizi che le opprimono costituiscono altrettanti stimoli per smentirli.
A tutto ciò si è tentati di pensare a proposito di Virginia Raggi. In un articolo di Ernesto Menicucci, sul Corriere della Sera di domenica 11 settembre, leggiamo che la sindaca di Roma, candidandosi, ha dovuto firmare un contratto col quale accetta di essere “dimissionata” dalla firma di cinquecento scimmiette ammaestrate del Web o dalla volontà del “garante” ormai unico, Beppe Grillo. Per giunta la poverina rischia una penale di centocinquantamila euro (ammesso che li abbia) se “inadempiente”, checché ciò significhi. Come dice l’articolista, prima di concorrere, la Raggi ha consegnato al M5S la pistola con cui “farla fuori”. Ma andrebbe veramente così?
In primo luogo, chi tenterà di manovrare Virginia come una marionetta, magari a ciò invitato dal suo aspetto di giovane donna, deve stare attento che i fili non gli si attorciglino intorno al collo. Nel momento in cui la si induce a sottomettersi, bisognerebbe tenere conto che mentre per un uomo molti direbbero semplicemente che “non ha potuto resistere alle pressioni”, per una donna molti direbbero: “E che vi aspettavate?” E questo lo sa anche l’interessata. Nel M5S farebbero bene a tenerne conto.
Già alcune cose le abbiamo viste. Per esempio la Raggi difende Paola Muraro – macchiata di un avviso di garanzia e forse anche di genocidio – contro venti e maree. È una fortuna si tratti di un’altra donna, sennò chissà che pettegolezzi. E perché, questa difesa? Perché la sindaca la ritiene la migliore competente per risolvere i problemi della spazzatura di Roma. Segno che, al di là delle regole dei pentastellati e dei loro mantra, questa eretica in primo luogo reputa che per fare una cosa bisogna saperla fare: e poi che, se una cosa è giusta, le regole stupide dei bigotti contano poco. Brutto segnale, per chi ha creduto di potere darle ordini.
In secondo luogo, quanto vale la minaccia dei centocinquantamila euro? Per attivarla, il Ms5 dovrebbe rivolgersi alla magistratura: ma quale sarebbe l’effetto politico, in termini di immagine? In secondo luogo, si sono dimenticati i tempi biblici della giustizia italiana? E come se non bastasse, quanto sarà semplice dimostrare l’“inadempienza” politica, in giudizio? Forse è il caso di andarci piano.
La Raggi affronta una sfida che non può vincere, come non potrebbe vincerla nessun altro. Già ora lo stesso Movimento parla per Roma di debiti pregressi, di situazione caotica e di problemi insolubili: tutti argomenti che domani la sindaca potrebbe far valere dinanzi ai giudici. Dunque a Grillo conviene lasciarla libera, rispettarla, addirittura aiutarla, se ha bisogno. Tanto fallirà lo stesso. E in questo caso almeno i disinformati potrebbero dare la colpa a lei, piuttosto che al Movimento.
L’abbiamo già detto, no? È una donna.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
11 settembre 2016

I 150.000€ DI VIRGINIA RAGGIultima modifica: 2016-09-12T07:13:48+02:00da gianni.pardo
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