IL TERMOMETRO DI BRATISLAVA

Il vertice di Bratislava non ha dato nessun risultato concreto, e men che meno positivo. Ha soltanto confermato che Francia e Germania sono uguali agli altri Stati. Soltanto un po’ di più. Tant’è vero che alla conferenza stampa finale non hanno invitato l’Italia. E questo terzo “peso massimo” ce ne ha messo del suo, con Matteo Renzi che ha fatto finta di non aver voluto andarci lui. Due più uguali degli altri, uno più ridicolo degli altri.
Angela Merkel non ha nascosto la difficoltà del momento: “Siamo in una situazione critica”. François Hollande è stato anche più esplicito: “Il rischio di sfaldamento dell’Europa non è mai stato così grande. Parlo proprio della separazione, del ritorno alle frontiere, del rifiuto della solidarietà, dell’euro”. Che la situazione sia peggio che critica, lo si dice da anni. E che lo si riconosca è positivo. Ma sarebbe utile se, dalla constatazione del danno, si potesse passare al modo di metterci rimedio. Invece non ci sono speranze.
Renzi, nella sua personale conferenza stampa, le ha cantate veramente chiare, all’Europa. Ma è stata tutta scena. Per esempio, come stupirsi che l’Unione non voglia far nulla per i migranti, e lasci l’intero problema sulle spalle dell’Italia? L’egoismo è la prima regola di una politica nazionale e razionale. E come reagisce Renzi? Rimproverando i cattivi. Afferma che l’Italia cercherà accordi bilaterali con l’Africa e dimentica che non abbiamo né la forza economica né la forza militare per ottenere checchessia. L’unica risposta sarebbe stata non accogliere i migranti, rigettandone la colpa sull’Europa. Ed anche sugli Stati dell’Est europeo, che in questa occasione hanno confermato il loro rifiuto di riceverli. Il resto sono parole al vento.
A Bratislava si è confermato che ognuno pensa agli affari suoi. Quando la signora Merkel dice che siamo in una situazione critica, intende che, se le cose vanno male, anche la Germania dovrà affrontare problemi. Un po’ come un ricco che rinuncia alle tartine al caviale per la festa di compleanno della bambina. Hollande dice una più brutale verità, quando prospetta lo scoppio dell’Unione nella sua interezza, ma non suggerisce nulla. Renzi non soltanto si rende ridicolo, facendo finta di non partecipare a una conferenza stampa a cui non è stato invitato, ma dimostra di non capire l’essenza della crisi.
Oltre a lamentarsi per gli immigrati, il nostro Primo Ministro ha chiesto inutilmente di potere spendere di più, per i terremotati, per la crescita, per rilanciare l’economia. Senza capire che se la sta prendendo col termometro invece che con la febbre. Né la Germania né nessun altro è disposto ad accollarsi i nostri debiti, e se l’Italia non è ancora fallita, è perché gli investitori pensano che da un lato c’è la Banca Centrale Europea, dall’altro che un nostro crollo provocherebbe quello dell’intera Unione Europea. Se, invece di dare almeno l’impressione che stiamo mettendo in ordine i nostri conti, chiediamo di contrarre nuovi debiti, c’è il rischio che le Borse si allarmino, non comprino più i nostri titoli di nuova emissione, e salti tutto. Come dicono a Bruxelles, in materia di “flessibilità” abbiamo già ottenuto tutto ciò che potevamo ottenere.
Il fatto è che con l’euro che ci siamo preclusa ogni salvezza. Certo, eravamo molto indebitati anche alla fine del secolo scorso, ma se non fossimo entrati nell’euro, essendo padroni della nostra moneta, avremmo potuto svalutare, rimanendo competitivi. Avremmo avuto una moneta corrispondente alla nostra situazione economica. Inoltre, progressivamente svalutando, avremmo diminuito il valore del nostro debito pubblico. È vero che questa diminuzione avrebbe tolto appetibilità ai nostri titoli, e per conseguenza avremmo dovuto pagare interessi molto alti, ma non sarebbe stato soltanto un male: il nostro erario sarebbe stato indotto a limitare al massimo i nuovi debiti e nel frattempo avremmo eliminato il fallimento dell’Italia, perché tutti avrebbero saputo – come lo si sa per il Giappone – che la Banca Centrale può sempre stampare banconote per rimborsare i creditori. Invece con l’euro la distanza fra il valore del debito pubblico in euro (non svalutato) e le possibilità di rimborso da parte dell’Italia, in caso di crisi borsistica, sono così scarse, da far prevedere più un fallimento che una svalutazione.
Francamente, non possiamo alzare la voce. La Bce ci tiene in vita con l’ossigeno, e se l’Europa lo fa non è per salvarci la vita, ma perché teme che la nostra morte possa provocarle danni irreparabili. Ecco la febbre. E le rodomontate italiane lasciano il tempo che trovano. Ci rimane la speranza che Renzi menta sapendo di mentire. Perché, se crede in ciò che dice, non saremmo nelle mani di un politico bugiardo ma di un politico incapace.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
17 settembre 2016

IL TERMOMETRO DI BRATISLAVAultima modifica: 2016-09-17T15:45:42+02:00da gianni.pardo
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