TRASFORMAZIONE, EVOLUZIONE, RELIGIONE

Il prof. Henry Gee, paleontologo e senior editor di «Nature», ha tenuto a Bergamo una conferenza per correggere alcune idee correnti sull’evoluzionismo(1). E tuttavia l’intero episodio sembra futile. Sia chiaro, il professore merita il massimo rispetto e io stesso non gli muovo nessuna contestazione. Non foss’altro perché, nel mio piccolo, la penso come lui. La contestazione va alla mentalità corrente. Infatti ciò che il professore è venuto a dirci è, per così dire, che la Terra gira intorno al Sole, e non l’inverso.
Il concetto fondamentale è che non è vero che nel tempo si è avuta un’evoluzione dal meno perfetto al più perfetto, dagli esseri inferiori fino all’uomo. Noi, si legge nell’articolo, siamo abituati a pensare all’evoluzione “come a un processo lineare, dallo scimmione ingobbito all’uomo davanti al pc”. E invece, dice il professore, “Dobbiamo smetterla di pensare che siamo speciali. O meglio, lo siamo quanto lo è un insetto che vola o un lombrico che vive sottoterra… o un geranio”. Nella vita della Terra l’uomo è “accidental”, come tutti gli altri esseri: “l’evoluzione non ha memoria e non fa piani: siamo noi, con la nostra cultura, a voler vedere un’idea di progresso in ogni cosa”.
Un tempo, dice il professore, “Per intendere il mutamento graduale di una specie si usava la parola ‘trasformazione’, mentre con evoluzione ci si riferiva all’evolversi di un organismo, dal seme alla pianta, dall’uovo all’animale adulto. Oggi, invece, i due processi hanno finito per confondersi e confonderci”. E non è confusione da poco.
Ma c’è una cosa fondamentale che il professore non dice, ed è che una simile idea è involontariamente religiosa. La prova la dà persino la storia. Ad un certo momento i teologi, dinanzi all’accumularsi delle prove fornite dalla paleontologia, non potendo più contrastare l’evoluzionismo con l’inverosimile favola del creazionismo, hanno cominciato a dire che nulla vietava di pensare che, quando nella Bibbia si dice che, per creare l’uomo, Dio prese un po’ di fango, ben si poteva intendere per fango un essere inferiore, cioè la scimmia. Insomma Dio avrebbe creato l’uomo facendo evolvere la scimmia.
Per chi ragiona scientificamente però l’errore di questa concezione è che una simile evoluzione implicherebbe un processo finalistico; a sua volta il processo finalistico implicherebbe una volontà che persegue un fine; e infine questa volontà dovrebbe appartenere a qualcuno, dal momento che la volontà non può esistere in sé. Ma – appunto – bisognerebbe prima provare l’esistenza di questo Qualcuno: e questa prova non si è avuta né scientificamente né filosoficamente. Per conseguenza l’evoluzione finalistica è concepibile nell’ambito della religione, mentre nell’ambito della scienza rimane una stupidaggine.
Qualcuno potrebbe tuttavia obiettare che innegabilmente si è passati dall’unicellulare all’uomo. Non è un progresso, questo?
È un progresso – se lo è – dal nostro punto di vista. I maiali, senza di noi, sarebbero morti di morte naturale, se non prima predati. In realtà il processo è andato avanti da sé. In un mondo di unicellulari, alcuni vivono e alcuni muoiono. Se ad un certo punto, più o meno per caso, alcune cellule cominciano a riunirsi, e sopravvivono più facilmente, almeno in quell’habitat (non in tutti, se no non ci sarebbero più organismi monocellulari) le cellule riunite prevalgono e sopravvivono più facilmente. Così, di complicazione in complicazione utile, si sono sviluppati tutti gli esseri che conosciamo, e infatti le strategie di sopravvivenza sono innumerevoli.
Quando le strategie di sopravvivenza sono perfette, e gli ulteriori cambiamenti non darebbero alcun vantaggio apprezzabile, l’essere smette di modificarsi. È questa la ragione per la quale gli squali sono immutati da milioni di anni. Non saranno molto intelligenti, ma sono così ben armati, e provvisti di tali strumenti per la predazione, da essere in testa alla catena alimentare. E da non dover temere nulla e nessuno. Del resto, altrettanto hanno fatto altri esseri che potremmo considerare con disprezzo, come le meduse. Queste urticanti creature sono nate molto, molto prima dell’homo sapiens, e chissà che non continuino a muoversi languidamente nei mari quando la nostra specie sarà estinta. Noi come specie siamo arrivati da poco, sulla Terra, e poco potremmo durare. Loro, a giudicare dal passato, sono pressoché immortali.
L’evoluzione – dice giustamente Darwin – va dal seme alla pianta, dall’uovo alla gallina. Per il resto si tratta di trasformazioni per migliorare le possibilità di sopravvivenza dell’individuo e della specie. Qualcosa di oggettivo. Lo stesso fenomeno che ha allungato il collo delle giraffe, specializzandole nel nutrirsi della parte più alta delle acacie, ha sviluppato le capacità delle nostre mani e per conseguenza del nostro cervello.
Il punto di vista antropocentrico è infantile. Tuttavia esso rimane così corrente che non si smetterebbe mai di contrastarlo. Ma è un’impresa disperata. La notizia non è ciò che il prof.Gee è venuto a dirci a Bergamo, la notizia è che la maggior parte delle persone nemmeno sappia che dovrebbe pensarla come lui.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
13 ottobre 2016.
(1)La Stampa, 12 ottobre 2016

TRASFORMAZIONE, EVOLUZIONE, RELIGIONEultima modifica: 2016-10-13T18:05:17+02:00da gianni.pardo
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