LA PROFESSORESSA ETERODOSSA

Poiché l’articolo del Corriere della Sera è breve, prima di commentarlo se ne possono riportare larghi passi.
“Si spiace quando qualche profugo viene salvato, chiede l’eliminazione dei musulmani, compresi i bambini ‘tanto sono tutti futuri delinquenti’ e se legge di un nuovo barcone che traballa sulle onde del Mediterraneo il suo augurio è il peggiore: ‘Speriamo che affoghino tutti. che non se ne salvi nessuno’. Una sequela di post furio-si, violenti, xenofobi”. “insulti vari all’indirizzo di Laura Boldrini, Matteo Renzi, Luigi Brugnano. La rabbia sale improvvisa di fronte a migranti e musulmani: ‘Almeno morissero tutti’. ‘Bruciateli vivi’. ‘Ammazzateli’ ”. “È scattata così una segnalazione da un paio di deputati di Sinistra Italiana”. “un’interrogazione al ministro dell’Istruzione”. “Al di là del linguaggio che merita l’intervento della magistratura – dicono – ci preme mettere al riparo i più giovani da una simile predicazione di odio”.
Andrea Pasqualetto
Per cominciare, chi si scandalizza per ciò che la professoressa Pontini ha detto della Boldrini o di Matteo Renzi non conosce il mondo della Rete. Sui vari forum, da sempre, imperversano insulti sanguinosi, diffamazioni conclamate, una caciara da suburra che – se la legge dovesse puntualmente intervenire – la magistratura non si occuperebbe d’altro. Nel mondo di Internet ci si crede liberi di dire qualunque cosa di chiunque. E questo rilievo non è insignificante. Secondo il quinto comma dell’art.49 del Codice Penale, “Se l’agente ritiene per errore che esistano circostanze di esclusione della pena, queste sono sempre valutate a favore di lui.” In altri termini, se si voleva moralizzare l’ambiente del Web, bisognava intervenire molto tempo fa. Facendolo oggi si punirebbero persone che assolutamente non pensano di commettere un reato.
Chi si scandalizza per ciò che la signora ha detto della Boldrini o di Matteo Renzi ha un’idea di ciò che si è letto sulla Rete a proposito di Silvio Berlusconi, quando era più in auge? Si potrebbero riempire enormi volumi, con quel materiale. Dopo quella stagione non si può più difendere nessuno. Questo andazzo sarà sbagliato, ma si è colpevolmente lasciato che si consolidasse. Ricordo che io stesso allora definivo Berlusconi “free game”, selvaggina a cui chiunque può impunemente sparare. Ormai si fa fatica persino a spiegare che un’estorsione via Web è ancora un’estorsione.
Comunque è vero, le opinioni della signora non sono condivisibili. O, più esattamente, non sono condivisibili dalla maggior parte delle persone. Ma restano opinioni, se pure espresse nello stile ignobile del Web. E come tali non possono essere censurate. Persino espressioni come “Bruciateli vivi”, “Ammazzateli” che – prese alla lettera – sarebbero istigazioni a delinquere, potrebbero non ricadere sotto la mannaia della legge se ritenute innocenti esagerazioni linguistiche. E comunque non si può colpire qualcuno soltanto, mentre mille altri fanno più o meno la stessa cosa.
Ciò che soprattutto interessa è altro, politicamente. È la frase scritta dai due deputati nell’interrogazione al ministro: “Al di là del linguaggio che merita l’intervento della magistratura ci preme mettere al riparo i più giovani da una simile predicazione di odio”. I signori deputati si tranquillizzino: i liceali non sono tutti dementi. Se la professoressa si mettesse a dire cose simili in classe, o la contesterebbero o ne riderebbero. Alcuni, più conformisti di altri, magari si scandalizzerebbero e chiederebbero l’intervento dell’autorità, ma anche a loro bisognerebbe spiegare che la risposta alle stupidaggini o alle falsità storiche non è la repressione. È la dialettica. Il disprezzo. Il silenzio. Tutto tranne l’intervento dei Carabinieri. Questa idea che in pubblico siano lecite soltanto alcune affermazioni e non altre, è profondamente antidemocratica.
Se ai ragazzi è permesso dir bene di Fidel Castro, di Che Guevara o di Mao Tse Tung, bisogna pure permettere alla signora Pontini di dire bene di Benito Mussolini. E se qualcuno dice bene di Hitler, invece che punirlo, bisogna soltanto spiegargli che ha molto da imparare. O mandarlo al diavolo, invitandolo a pensarla come vuole. E se infine fosse dimostrato che un docente tende a sanzionare chi non la pensa come lui, non basterebbe la censura: sarebbe opportuno il licenziamento.
La scuola non deve avere verità ufficiali. La prima lezione della democrazia è la tolleranza delle opinioni più diverse. A volte il patriottismo assume in America forme di ingenua idolatria e tuttavia anni fa la Corte Suprema ha dichiarato che non è reato bruciare la bandiera, quella bandiera per la quale tanti soldati sono morti. Anche quella è “una libera manifestazione del pensiero”.
Il conformismo politico dei nostri liceali è allarmante. Quando ancora c’era il Msi, nelle assemblee d’istituto i ragazzi (comunisti) impedivano ai ragazzi di destra di prendere la parola. Perché erano “fascisti”. Ma, col loro settarismo, i veri fascisti erano loro. Ci vorrebbe una professoressa Pontini in ogni liceo come occasione per discutere le idee eterodosse. Idee “eterodosse” , appunto, non “false”: perché la scuola non ha la chiave della verità e non dovrebbe ammettere tifoserie.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
22 ottobre 2016.

 

LA PROFESSORESSA ETERODOSSAultima modifica: 2016-10-22T11:01:18+02:00da gianni.pardo
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