LA DOTTRINA E LA TOLLERANZA

Il Papa si appresta a partecipare alla “commemorazione” dei cinquecento anni dell’inizio della Riforma protestante. “Non si può essere cattolici e settari, ha detto. Bisogna tendere a stare insieme agli altri”. Un po’ dubito che queste siano le sue esatte parole. Infatti l’articolista scrive(1): “Lunedì saranno passati 500 anni da quando Martin Lutero, il 31 ottobre 1517, affisse le 95 tesi sul portale della chiesa di Wittenberg”, e per me 1517 + 500 fa 2017 e non 2016. Comunque poi si riferisce che il Papa loda Lutero, perché ha messo in mano al popolo la Scrittura, dimenticando che la Chiesa non ne permette la libera interpretazione. Ma qui non si vuole parlare di Papa Francesco. Interessante è piuttosto discutere se siano vere le parole: “Non si può essere cattolici e settari”.
Una dottrina è un corpus di credenze. “Un insieme di nozioni che si affermano vere e attraverso le quali si pretende di fornire un’interpretazione dei fatti, di orientare o dirigere l’azione” (Robert). La sua caratteristica è l’adesione a certe verità considerate indiscutibili. Io sono libero di pensare che Dio non esista, non sono libero di pensare che Dio non esista secondo la dottrina cristiana. Sono libero di dire che Dio non si occupa dell’umanità, ma non sono libero di dire che sono ciò malgrado un buon cristiano. Qualunque dottrina non sempre si impone con la forza sul piano pratico ma sempre si impone sul piano teorico. In essa è sempre implicita la minaccia: “Se non credi alle parti essenziali di questa dottrina, non avrai il diritto di dire che credi in essa”.
La Chiesa addirittura si è preoccupata di segnalare le sue verità essenziali, le ha chiamate “dogmi”, ed ha chiamato “eretici” (escludendoli dalla Chiesa e dalla Salvazione) chi li nega. Dogma non è sinonimo di mistero (per la Chiesa l’esistenza di Dio è verità di ragione, non di Fede), è sinonimo di “verità indiscutibile”.
Nel “Credo”, strumento antichissimo per sintetizzare la dottrina cristiana, si dice ad esempio che Gesù “discese agli inferi” (Inferno). Dunque chi non crede nell’inferno è eretico. “Risuscitò da morte”, e chi non lo crede non è cattolico. “Verrà a giudicare i vivi e i morti”: e chi non crede nel Giudizio Universale, inclusa “la risurrezione della carne”, non è cattolico. La religione cattolica è tutt’altro che à la carte. E la sua dottrina non può cambiare, perché ispirata dallo Spirito Santo.
Queste caratteristiche non riguardano soltanto la religione, e il migliore esempio è il comunismo.
Nella dottrina comunista ci sono dei capisaldi incontestabili, tali che chiunque li metta in dubbio non è comunista. Per cominciare, il senso della storia. La lotta delle classi finirà col trionfo del proletariato. Col comunismo finiranno le guerre, perché le guerre risultano dagli interessi dei ricchi, mentre i poveri nelle guerre ci muoiono soltanto. Il sistema capitalistico privato sfrutta i lavoratori, sicché si deve comunque passare al capitale pubblico. Il punto che qui interessa è che tutte le affermazioni della dottrina comunista non sono “opinioni”, sono “verità scientifiche”, identificate da Marx. E in quanto tali innegabili e incontrovertibili.
Ed ecco come funziona in concreto questa dottrina. Dal momento che il suo scopo centrale è fare il bene del popolo, e che le classi dei signori e dei borghesi questo bene del popolo non l’hanno mai fatto, i comunisti devono prendere il potere e utilizzarlo, anche con la forza, per realizzare quello scopo. E ciò perfino contro il popolo, perché il popolo non capisce qual è il suo bene, bisogna imporglielo, come si fa con i bambini. Dunque la dittatura non è un accidente del comunismo: è coerente e consustanziale con esso, ed è stata il naturale sbocco di tutti i regimi comunisti. Chi dicesse: io sono comunista ma sono contro la dittatura, non è un vero comunista. Perché è come se dicesse: io amo il popolo e gli consento di farsi del male. Quale genitore si comporterebbe così? Fra l’altro questa idea spiega la boria degli intellettuali di sinistra.
Tornando alla religione: se lo scopo della vita è la Salvezza, questa Salvezza vale più della vita stessa. Infatti dura per l’eternità, mentre la vita non arriva a cento anni. Dunque si spiegano le conversioni “pena la vita” del Medio Evo, perché si forzavano i barbari a convertirsi per salvare le loro anime. E così si spiega l’Inquisizione. Da un lato essa voleva salvare l’eretico – e lo salvava, purché ritrattasse le sue idee – dall’altro, in caso di atteggiamento pervicace, sopprimeva l’eretico, perché non inducesse in errore altri cristiani, condannandoli così all’inferno. “Meglio togliere la mela marcia che lasciare che infetti tutte le altre”. Chi è contro l’Inquisizione non ha capito la dottrina della Chiesa. Che per giunta l’eretico non lo uccideva, lo passava al “braccio secolare”.
Insomma chi è comunista, ma non bada molto alla dottrina comunista, non è un comunista. Chi è cattolico ma non bada molto alla dottrina cattolica, non è un cattolico. Chi, per usare le parole di Francesco, sostiene che di là dalle dispute teologiche, l’essenziale è guardare avanti e camminare insieme, «la preghiera comune, l’aiuto agli ammalati, ai poveri, ai carcerati»” è un uomo molto buono, ma non è un cattolico.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
29 ottobre 2016 – 1.058
(1)http://www.corriere.it/cultura/16_ottobre_29/papa-lutero-valore-riconciliazione-b31658a4-9d45-11e6-baae-ba981bf8dcd8.shtml

LA DOTTRINA E LA TOLLERANZAultima modifica: 2016-10-29T14:34:50+02:00da gianni.pardo
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