IL COCCODRILLO ATTENTE HILLARY O DONALD

  Il coccodrillo è un rettile, ma non è soltanto questo: è anche un articolo scritto per il caso, o in previsione, della prossima morte di una persona importante. Andreotti è morto vecchissimo ed ha avuto una vita piena di avvenimenti importanti. Se fosse morto mezz’ora prima della “chiusura” dei giornali, non si sarebbe mai avuto il tempo di raccogliere tutti i dati per scrivere un articolo adeguato all’avvenimento. Per questo, mentre il grande uomo politico era ancora in vita, quell’articolo lo si scriveva in anticipo. Così, se poi fosse morto al momento sbagliato, sarebbe bastato aggiungere il giorno e l’ora, utilizzando il famoso “coccodrillo”, animale in questo caso dalle lacrime pre-versate.
Qualcosa del genere avviene anche con avvenimenti come quello dell’elezione del Presidente degli Stati Uniti. Vincerà solo uno dei candidati, ma per essere all’altezza di ciò che si aspettano gli elettori, bisognerebbe avere due “coccodrilli”, anche privi di lacrime, visto che non si tratta di morire. E dunque, ad elezione conclusa, buttarne uno, con tutta la fatica che si era fatta per scriverlo. Cosa veramente fastidiosa, soprattutto se non si è pagati neppure per quell’unico che si pubblica.
I grandi avvenimenti incerti nel risultato, ma non nella data, hanno il difetto di tenere talmente col fiato sospeso, che alla fine si raggiunge uno stato di spossatezza che somiglia al disinteresse. Ma somiglia soltanto. Se uno partecipa al concorso per divenire magistrato, sa che, nel momento in cui apprenderà il risultato, gli si dirà se, dopo anni ed anni di studi, sarà un giudice oppure avrà perso il suo tempo e dovrà trovarsi un altro mestiere. Il bivio è talmente doloroso che perfino se il risultato è positivo, la notizia tramortisce. Si ha bisogno di tempo per digerirla. E soprattutto diviene difficile eliminare dall’animo l’ipotesi che non si è realizzata.
Immaginiamo che nell’elezione americana vinca Donald J.Trump: non è che sia facile convertire nel giro di un paio d’ore l’immagine di Hillary Rodham Clinton – possibile primo presidente donna degli Stati Uniti – in quella di un’anonima senatrice, o semplicemente moglie di un ex Presidente. Per giunta, il passato ci insegna che il candidato sconfitto ben raramente rimane nella memoria. Quanti ricordano ancora Hubert Humphrey, Barry Goldwater o Michael Dukakis? Eppure anche per loro ci si chiese a lungo se non bisognasse abituarsi all’idea che quelli fossero il nome e il cognome del nuovo presidente.
In questo duello non si vince o si perde “qualcosa”, si vince o si perde “tutto”. Ed è per questo che chi non ha l’anima del Maramaldo già da oggi vorrebbe consolare chi perderà, e in cuor suo si prepara a dirgli: “Ti sei battuto bene”, “Non è andata”, “Sei ancora giovane, ci puoi ancora provare”. Ma quest’ultimo conforto non vale né per Trump né per la Clinton. Non sono più ragazzini. Anche se come perdita non sarà certo epocale. In molti domina il sentimento di tristezza che non soltanto abbiamo già avuto otto anni di Barack Obama, ma possiamo essere sicuri che ci aspettano almeno quattro anni di Hillary Clinton o di Donald Trump. “Trump” in inglese significa briscola, e invece oggi i due candidati sono soltanto due scartine.
Come canta un famoso inno inglese, “God bless America”, che Dio benedica l’America. Con la migliore acqua lustrale che ha.
Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it
novembre 2016.

IL COCCODRILLO ATTENTE HILLARY O DONALDultima modifica: 2016-11-08T11:55:42+01:00da gianni.pardo
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