BOB DYLAN, BENEMERITO DEL PREMIO NOBEL

È giusto, prima di dire qualcosa su Bob Dylan, che io confessi la mia totale estraneità al mondo cui lui appartiene. Conosco i nomi di personaggi come Bruce Springsteen, Michael Jackson, Bob Marley, ma, salvo occasionalmente, non ho mai ascoltato nulla di loro. Ché anzi, in questo deserto, Bob Dylan fa eccezione: perché conosco la sua “Blowing in the wind”. Ma per il resto la sua esistenza, per lui come per tutti gli altri, ai miei occhi è ricoperta dall’insignificanza della loro arte. Darei tutta la musica leggera in cambio della Jupiter di Mozart. E se dovessi scegliere fra tutte le canzoni del mondo e il quintetto op.163 di Schubert, mi rassegnerei a non sentire mai più “Polvere di Stelle” o “All the things you are”.
Non voglio dire che tutta quella “musica” sia soltanto rumore. Questa definizione si applica soltanto a quei brani in cui lo strumento principale è la batteria, mentre nel campo delle melodie ci sono cose belle. Per esse ho una grande considerazione, ma esattamente come del sentimento dell’amore, tenendo conto della lezione della Roxane di Edmon Rostand.
Christian è riuscito a far breccia nel suo cuore, ma ce l’ha fatta con le parole di Cyrano de Bergerac, nascosto nell’ombra. Tanto che alla fine il bravo giovane vuole scrollarsi di dosso questa finzione e decide di parlare alla donna personalmente, a cuore aperto. “Vi amo”, le dice coraggiosamente. E Roxane, che certo non ne dubitava, non è scontenta della dichiarazione. Ma era abituata a ben altro. Tanto che risponde: “Sì, mi parli d’amore”. “Ti amo”, dice lui. E lei, spietata: “C’est le thème. Brodez, brodez…” Questo è il tema. Ora ricami, ricami… La persona normale ha il sentimento ma non riesce a farne arte, Cyrano invece, il grande compositore delle parole, di quel sentimento riusciva a fare poesia.
Il parallelo con la musica è perfetto. La melodia popolare può essere bella, delicata, carezzevole, ma manca di variazioni che l’arricchiscano, di uno sviluppo raffinato che ne mostri le potenzialità. L’esecuzione monodica, lineare, la rende quasi insignificante, e non è strano che le canzoni durino tre o quattro minuti. Quelle note, lasciate nude e spoglie, non possono da sole sostenere una vera opera musicale. La Quarta Sinfonia di Brahms ha un tema composto di un paio di note, pressoché banali, e tuttavia l’insieme è un capolavoro che delizia le orecchie per un tempo dieci volte superiore a quello di una canzone.
Ecco perché il Premio Nobel a Bob Dylan è stato scandaloso. Non perché non si possa o non si debba premiare un grande autore di canzoni, ma perché la letteratura è – come la grande musica sinfonica – qualcosa di ben più complesso e grandioso. Nessuno è divenuto famoso per i quattordici versi di un solo sonetto. Grande poeta è Virgilio, di cui già soltanto l’Eneide comprende dodici libri. O Dante, con i suoi novantanove canti.
Probabilmente i giudici di Oslo, che per la letteratura già hanno premiato Dario Fo, si sono trovati dinanzi al problema di un’epoca che non produce capolavori letterari e così hanno deciso di volgersi a ciò che ha successo oggi. In questo senso il premio non significherebbe: “Bob Dylan è un genio della letteratura”, ma “La nostra epoca non produce niente di meglio”. E il rimedio è peggiore del male.
Se a Oslo non avessero assegnato il premio, avrebbero implicitamente dichiarato da un lato di sapere benissimo che cos’è la letteratura, dall’altro che purtroppo, nell’anno, non avevano identificato nessuno degno del Premio. Assegnandolo a Bob Dylan lo hanno invece irriso. Esattamente come se un popolo imbelle decretasse il trionfo, con tanto di corona d’alloro, non a qualcuno che ha ingrandito l’Impero con una nuova provincia, ma in onore del vincitore del Torneo di Ping Pong.
L’Accademia di Oslo ha comunque avuto la risposta che meritava. Bob Dylan, che prima, quando gli è stato comunicato il conferimento del Premio, non ha né risposto né ringraziato, quando infine si è degnato di occuparsene, ha fatto sapere che il 10 dicembre non sarà a Stoccolma, perché “ha altri impegni”.
Non ne so di più. Ha altri impegni? e quali sono? e non poteva disdirli? Del Premio era avvertito da molto tempo. Ma personalmente preferisco pensare ad un’altra ragione. Mi piace immaginare questo artista più saggio e intelligente di coloro che gli hanno conferito il premio. Forse per rispetto della letteratura ha preferito astenersi dal far sì che il mondo la confondesse con le canzonette.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
novembre 2016

BOB DYLAN, BENEMERITO DEL PREMIO NOBELultima modifica: 2016-11-17T08:35:44+01:00da gianni.pardo
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