L’INCOGNITA DEL REFERENDUM

Il referendum mi ha stufato. Non soltanto non so – come non lo sa nessuno – quale risultato darà, ma mi rifiuto di sprecare le mie meningi per ipotizzare le conseguenze dell’eventuale “sì” o dell’eventuale “no”.
Riguardo al “sì”, i dubbi sono minori. Renzi trionferà, e realizzerà o non realizzerà le peggiori paure dei fautori del “no”. Quanto alle cose positive che ha promesso, il loro stesso eccesso ne dimostra l’inverosimiglianza.
Riguardo al no, la sensazione di molti è simile a quella che si potrebbe avere, di notte, guardando il fondo di un burrone. Un fondo che nemmeno si vede, naturalmente. Però l’esperienza insegna a ridimensionare queste paure. E ciò fa ripensare a ciò che disse De Gaulle in un’intervista di tanti anni fa. Quell’uomo nel 1958 era apparso per la seconda volta come l’uomo del Destino, per la Francia, dopo le inconcludenze della Quarta Repubblica. O come l’Uomo della Provvidenza, Così un giornalista gli chiese se per caso non temesse un qualche “vuoto”, per il Paese, il giorno in cui lui fosse venuto meno. Il Generale amava scherzare e sogghignò che no, non c’era da temere il vuoto, ma al contrario – come si dice per le vasche dell’acqua – “le trop plein”, il troppo pieno. Nel senso che ci sarebbe stata una folla di uomini in grado, o che si proclamavano in grado, di sostituirlo. Se quella grande figura storica aveva questa umiltà, figurarsi se non debbono averla i nostri uomini politici.
La saggezza popolare del resto non si fa illusioni. “Morto un Papa, se ne fa un altro”. “I cimiteri sono pieni di persone indispensabili”, persone che magari si sono rivelate sostituibili con profitto.
E c’è di più. Immaginiamo che vinca il “no”. E immaginiamo che le conseguenze per l’Italia siano gravissime. Significherebbe che quel voto ha determinato la catastrofe? Nient’affatto. Un altro proverbio popolare insegna che è l’ultima pagliuzza che spezza la schiena del cammello, e ovviamente non è quella pagliuzza, la vera causa del crollo, ma le centinaia di chili di paglia precedentemente caricati. Se invece di mettere su quella schiena una pagliuzza, avessimo messo la nostra penna a sfera, il risultato sarebbe stato lo stesso. E per converso non è evitando di mettere la pagliuzza, che si risparmia il cammello. Se si pongono tutte le premesse di un disastro, poi poco importa quale sarà la causa scatenante. O l’Italia non scoppia affatto o, se scoppia, è segno che sarebbe comunque scoppiata. Magari una settimana o due dopo, con ben poca differenza.
Il problema più saporito, anche se non il più serio, riguarda le forze che potrebbero governare l’Italia. E il quadro è talmente confuso che, per dirla tutta, la previsione è teoricamente impossibile. Ma ciò che è insolubile in teoria è stavolta solubilissimo in pratica. Se il governo Renzi si è retto in piedi per due anni, è perché molti parlamentari non hanno più nemmeno una casacca da rivoltare. O almeno non distinguono più il diritto dal rovescio. Se dunque un certo numero di loro – indipendentemente dalle posizioni politiche o dai partiti di provenienza – riuscisse a mettersi d’accordo per creare una maggioranza in nome della cadrega – vulgo poltrona in Parlamento – come direbbe De Gaulle, ci sarebbe ancora una volta “le trop plein” di sostenitori del nuovo governo: che fosse rosso, verde, o a pois. Un Paese che si è retto per due anni su una maggioranza comprendente un grande numero di rinnegati troverà sempre una soluzione per non andare a casa. Per non citare i partiti attuali, diciamo che si potrebbe formare un governo con una maggioranza formata da Rifondazione Comunista come nucleo centrale, sostenuta però anche dal Movimento Sociale, dall’ex Partito Monarchico che ora si chiamerebbe “Partito dei Galantuomini”, più una marmaglia raccogliticcia sotto la bandiera “Movimento per la Repubblica”. Il programma del nuovo governo sarebbe breve e chiaro: “Rimarremo seduti qui fino alla scadenza della legislatura”.
Amici, votate per chi volete. Tanto, il Paese non ha speranza. E io mi chiedo soltanto: di quante pagliuzze ancora disponiamo, prima di arrivare all’ultima?
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
20 novembre 2015

L’INCOGNITA DEL REFERENDUMultima modifica: 2016-11-20T09:58:19+01:00da gianni.pardo
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