L’ADATTAMENTO DELLA CHIESA AI TEMPI

Il Cattolicesimo non ha né il dovere né il diritto di essere ragionevole

L’adattamento dottrinale della Chiesa Cattolica alla realtà contemporanea è visto da molti come una cosa giusta e ragionevole, perfino nel caso in cui questa ragionevolezza dovesse entrare in conflitto con la dottrina tradizionale. Ma questa opinione si limita a contestare questa o quella norma o nega la religione nella sua interezza? Detto in termini più brutali: chi fa prevalere la sua logica o la sua opinione su un solo articolo fondamentale della dottrina è “moderno” o “miscredente”? Azzera quella norma o annulla tutto il sistema?
Il Cattolicesimo è una religione rivelata. Ciò significa che non tutte le sue verità potevano essere dedotte dalla “retta ragione”. Secondo questa, l’uomo può giungere all’esistenza di Dio, ed anzi – secondo il punto di vista della Chiesa – chi non crede in Dio, religione a parte, non usa bene il suo raziocinio. Ma nessun ragionamento mai, da solo, avrebbe potuto far sapere all’uomo che Dio aveva un Figlio, e che questo Figlio avrebbe mandato sulla Terra, a morire sulla croce, per riscattare l’umanità dal peccato originale (“verità di fede”). Tutto ciò è stato rivelato all’uomo da Dio, attraverso le Scritture, attraverso la parola di Gesù e attraverso l’insegnamento della Chiesa.
Ad esempio, è attraverso la rivelazione che la Chiesa ha conosciuto l’ostilità di Dio al divorzio. Il divieto di questo istituto si ritrova infatti nelle precise parole di Gesù: “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito” (Matteo, 19.8). E proprio per questo non si può essere cattolici e volere il divorzio. Se Gesù era il Figlio di Dio, e Dio lui stesso, non ci si può mettere a discutere con Dio.
Dirà qualcuno: “Non possiamo discutere l’opinione di Gesù, ma possiamo mettere in dubbio il dogma dell’Assunzione del corpo di Maria in Cielo, proclamato nel 1950 da Pio XII? Quel pontefice sarà stato un grande papa, ma non era Gesù in persona”. Purtroppo anche questa opinione deve essere rigettata. La Chiesa ha stabilito come dogma (1870, Concilio Vaticano I, su pressione di Pio IX) che quando il Papa parla ex cathedra – come nel caso della proclamazione di un dogma – è ispirato dallo Spirito Santo. Dunque è infallibile come infallibile è lo Spirito Santo.
Per la Chiesa la dottrina cattolica è rivelata o ispirata da Dio stesso. E come Dio non può sbagliare, non può sbagliare neppure quella dottrina; come Dio non può cambiare opinione, non può cambiare opinione il Cattolicesimo; come Dio non può essere antiquato, non può essere antiquata nessuna parte della dottrina cattolica. Ecco perché chi dice che il tale punto della dottrina deve essere cambiato nega la Rivelazione, e con ciò la base stessa della religione. Poco importa, al riguardo, che la Rivelazione sia diretta (per esempio le parole di Gesù nei Vangeli) o indiretta (il magistero infallibile della Chiesa).
Questi principi vanno tenuti presenti per quanto riguarda l’attualità. Le innovazioni di Papa Bergoglio fanno tanto rumore, ma non ha senso discutere se siano opportune o inopportune, perché il criterio dell’opportunità non ha cittadinanza, nella dottrina cattolica. L’unica cosa che importa è se quelle innovazioni cozzano o no contro la dottrina. Se non lo fanno, non val la pena di scandalizzarsi. Per esempio il Papa ben potrebbe concedere ai sacerdoti cattolici di sposarsi, perché il celibato ecclesiastico non è dottrina della Fede. Diverso sarebbe il caso di innovazioni nettamente contro un principio consacrato, ma il caso non si è ancora presentato.
Rimane naturalmente lecito il giudizio sociale, e per così dire politico, di certe parole. Le nuove disposizioni sull’aborto non lo legalizzano certo (e con questo la dottrina è rispettata), ma lo banalizzano, lo rendono un peccato come gli altri, facilmente perdonabile (e questo, dai tempi di Caino e Abele, è gravissimo). E questo è contrario se non alla lettera, certo allo spirito della dottrina. E il fatto che quelle disposizioni possano essere “opportune” non ha senso: la religione non bada alla ragionevolezza, quando impone di porgere l’altra guancia o di amare i propri nemici.
Ammesso che certe regole della Chiesa oggi appaiano inopportune, mentre forse erano opportune in passato, possiamo affermare che in passato Dio non sapesse in che modo esse sarebbero apparse nei secoli successivi? O Dio impose regole giuste allora, e sarebbero giuste anche oggi, o impose regole che erano ingiuste anche allora, ma ciò sarebbe contrario alla natura divina. La presunta ingiustizia di certe regole sarebbe dimostrata solo dalla nostra opinione: e avremmo il diritto di farla prevalere su quella di Dio?
La Religione Cattolica è una religione rivelata, e in quanto tale non ha né il dovere né il diritto di essere ragionevole. Chiunque non voglia essere un miscredente, se per caso si trova dinanzi al bivio fra essere un buon cattolico ed essere razionale, deve rinunciare alla razionalità. Perché non può pretendere di essere più intelligente di Dio. O anche soltanto di Tertulliano, che arrivò a scrivere: “credo quia absurdum”, credo perché è assurdo credere.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
22 novembre 2015

L’ADATTAMENTO DELLA CHIESA AI TEMPIultima modifica: 2016-11-22T14:43:38+01:00da gianni.pardo
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