RENZI, AMMIREVOLE GUERRIERO

Avevo simpatia, per Matteo Renzi, ma da quando è diventato Presidente del Consiglio quella simpatia è morta. L’ha uccisa l’eccesso. Quest’uomo è caratterizzato da un delirio di autoaffermazione. E tuttavia, mentre mi appresto a dire “no” al suo referendum, sento il dovere di levarmi il cappello, dinanzi ai suoi meriti militari.
Immagino che più d’uno inarcherà il sopracciglio. Non c’è nessuna guerra, in corso. Eppure è la verità: il grande combattente dimostra il suo valore quando è quasi senza speranza, non quando la vittoria è facile. Mentre Achille è una macchina irresistibile, passano i secoli e ancora ci commuoviamo pensando a Leonida.
Ma prima di lodare Renzi come grande guerriero, non si possono chiudere gli occhi sugli enormi errori che ha commesso. Come dimenticare la sua promessa di quattro riforme epocali, una al mese, nei primi quattro mesi? Un Giove meno pacioccone di quello dell’Olimpo in altri tempi l’avrebbe fulminato perché peggiore di Prometeo. E come dimenticare la sua promessa di saldare tutti i debiti dello Stato verso gli imprenditori, entro non so più che data precisa dell’estate? Come dimenticare le infinite e sfrontate vanterie, quali che fossero i messaggi del reale? Perfino le riforme di cui tanto si vanta sono state cosmetiche. Ovviamente non avrebbe potuto risolvere il problema dell’economia e far uscire l’Italia dalla crisi (come non solo ha promesso, ma ha dichiarato d’aver già fatto!): ma allora perché prometterlo?
E tuttavia nel mucchio ci sono due riforme vere, che ha fortemente voluto ed ha realizzato anche perché non costavano denaro. Una è stata la legge elettorale, l’altra la riforma costituzionale. Ma l’eccesso, questa malattia incurabile del personaggio, si è visto anche stavolta. Il Parlamento s’è inchinato perché, come sempre, gli è stato detto: “O votate come dico io o andiamo tutti a casa”. Uno dei mille voti di fiducia. Renzi s’è attirata una tale ostilità, che la metà sarebbe bastata. Ed oggi, come tutti i tiranni, ha accanto soltanto chi dall’esser cortigiano può trarre un utile.
Anche quando il vento ha cominciato a cambiare, ha creduto di poter cavalcare il toro. Ha cucinato un nuovo sistema di governo che gli darebbe tutti i poteri ed ha minacciato l’Italia: “O mi dite di sì o me ne vado”. Ma gli italiani non sono tutti parlamentari, a casa ci sono già. E così si è accorto di avere tutti contro. La sua stessa minaccia per alcuni è suonata come una promessa, che sperano mantenga.
E qui comincia la fase gloriosa e addirittura eroica di Matteo Renzi. Rendendosi conto di avere sbagliato i calcoli, chiunque avrebbe giudicato la battaglia già perduta. Lui invece non soltanto non ha abbandonato il campo, ma ha obbligato tutti i suoi ad attivarsi, ha moltiplicato gli sforzi, gli interventi, i discorsi, fino ad un’attività frenetica, addirittura parossistica. È divenuto un incubo costante, sui teleschermi, e ce lo siamo ritrovato in tutte le salse. Volevo riascoltare una bella cantata di Bach – Die Himmel erzählen die Ehre Gottes, ve la raccomando – e mi sono ritrovata su Youtube la pubblicità di Renzi per il “sì” al referendum. A questo punto, temendo di ritrovarmelo anche sotto le lenzuola, avrei deciso per il “no”, se già non l’avessi fatto prima. Renzi non è più un uomo, è un’epidemia, un’alluvione, una supernova. Qualcosa che si sta dimostrando eccessivo perfino nel valore guerriero. Ecco in che senso a Renzi è dovuto l’applauso per meriti di guerra.
Meno sicuro sarei che sia da apprezzare tecnicamente, per il piano di battaglia. Anche persone meno insofferenti di me possono stancarsi di questo continuo bombardamento. Soprattutto pensando che hanno imparato per esperienza a non badare alle parole di qualcuno che per la verità ha più o meno lo stesso rispetto che i musulmani hanno per la libertà delle donne.
Non ha pensato che anche nell’eroismo esiste un problema di misura. Come diceva Paracelso, non è la sostanza che avvelena, è la dose con cui la si assume. E invece lui ha pensato che l’indigestione sia la migliore forma di sazietà. Anche le placide persone comuni, che pensano soltanto agli affari loro, possono essere stufe di questa invadenza, di questa insistenza, di questa incontinenza.
Fra l’altro, avendo coinvolto in questa impresa tutti quelli che ha potuto, potrebbe aver dato l’impressione che al “sì” sono interessati tutti quelli che hanno qualcosa da perdere. E il cittadino disamorato, sfiduciato, scoraggiato, potrebbe votargli contro anche per questo. Perché personalmente non ha nulla da perdere. La strategia è stata un immenso errore, ma ora c’è da esser perplessi anche per la tattica.
Se il risultato del referendum gli fosse favorevole, Renzi meriterebbe un epinicio. Perché è stato l’Orazio Coclite del presente. Se invece perdesse il referendum, e se ne andasse, non potrei che ringraziarlo. I miei timpani, quanto meno, avrebbero refrigerio.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
29 novembre 2016

RENZI, AMMIREVOLE GUERRIEROultima modifica: 2016-11-29T08:20:27+01:00da gianni.pardo
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