IMMOBILISMO E IMMOBILITA’

C’è da preoccuparsi per la caduta del governo? Francamente no. E non perché la situazione non sia grave, piuttosto perché è simile a quella dei malati fino a pochissimi secoli fa.
La medicina esiste più o meno da quando esistono le malattie e perfino fra gli indiani d’America, rimasti all’età della pietra, lo stregone in inglese era chiamato, non a caso, “medicine man”. Il bisogno spinge chi soffre a tentare di trovare sollievo e chi gli vuol bene a tentare di dargli una mano. Ed ecco nata la medicina. Purtroppo, in mancanza di una mentalità scientifica (metodo galileiano) i progressi sono stati lentissimi. Durante decine di secoli per divenire medici si è studiato molto, e tuttavia non si è imparato granché. Fino ad epoche molto recenti uno dei rimedi principali contro le malattie più varie è stato il salasso: il malato sta male? Indeboliamolo. I medici non avevano nessuna colpa. La medicina del loro tempo non gli forniva armi diagnostiche e terapeutiche efficaci.
La nostra situazione politico-economica è molto simile alla sanità del passato. I nostri problemi li conosciamo: l’immane debito pubblico, il vincolo dell’euro, gli impegni comunitari, la bassa produttività, la perdurante mentalità di sinistra, la fiscalità demenziale, la concorrenza estera e chissà che altro ancora. Ma l’ideologia dominante non offre nessuna seria cura, per i nostri mali. Ecco perché i politici in cui abbiamo riposto le nostre speranze ci hanno delusi. Ci sono sembrati inadeguati, mentre in realtà il compito era impossibile anche per i migliori di loro.
Si può andare più lontano. Ammettiamo che un genio della politica e dell’economia abbia la soluzione dell’enigma: avrebbe poi la capacità di convincere i connazionali ad adottarla? La politica vive di consenso, e in democrazia senza consenso non si va da nessuna parte.
In queste condizioni si può smettere di meravigliarsi del fatto che siamo impantanati nella stessa crisi da almeno otto anni. L’Italia non soffre di immobilismo (come credeva Renzi e come credevano molti di quelli che hanno votato “sì” al referendum), l’Italia soffre di immobilità. La differenza è che l’immobilismo è un atteggiamento volontario, come la pigrizia, mentre l’immobilità è un dato di fatto, come la paralisi. Basti vedere che lo stesso Renzi ha parlato molto e realizzato poco, non perché fosse inadeguato o mancasse in lui la seria intenzione di rivoluzionare il Paese, ma perché i rimedi forniti dalla sua medicina non erano in grado di affrontare la malattia.
Ecco un esempio concreto. Una delle riforme di cui si è più vantato il governo è la legge sul lavoro (jobs act, per chi non conosce l’italiano). In realtà, “Much ado about nothing”, molto rumore per nulla (per chi non conosce l’inglese). Poco importa se le nuove norme fossero giuste o sbagliate, strutturali o cosmetiche, sicuro è che l’effetto è stato momentaneo, l’economia non è ripartita, la disoccupazione non è diminuita, e la collera della gente è arrivata ad un tale livello che alla prima occasione ha mandato via il governo. Un governo colpevole soprattutto di essersi vantato d’avere risolto uno dei tanti problemi che non poteva risolvere.
Ecco perché l’attuale situazione non è particolarmente preoccupante. Essa non può danneggiarci molto al di là dei guai in cui già siamo. Così come, quale che ne sia l’esito, non può tirarcene fuori. Non si tratta di fatalismo, si tratta di constatare che le strutture portanti delle nazioni sono universalmente considerate “quelle giuste” e conseguentemente immodificabili. Vediamo che non funzionano e tuttavia non riusciamo ad immaginarne altre. Ecco perché l’accusa di immobilismo è infondata: nessuno rifiuterebbe le novità, se le reputasse veramente utili. Invece a tutti esse appaiono o sbagliate o inefficaci.
Le riforme di Renzi sembrano più cosmetiche che sostanziali, ma il Paese avrebbe sopportato riforme che incidessero seriamente sulle sue cattive abitudini? Imponendo una seria razionalizzazione e moralizzazione della Pubblica Amministrazione, in Italia si rischierebbe una rivoluzione. Già la parola “meritocrazia” da noi è indecente e non va pronunciata in presenza delle vecchie signore.
Tutto ciò significa che la situazione non cambierà mai? Tutt’altro. La storia non si ferma. Forse uno dei fattori negativi prima allineati deflagrerà in maniera tale da costringerci a ripartire da zero, su nuove basi e con altri parametri. Un giorno il mondo cambierà in seguito a qualche fenomeno oggi imprevisto e forse imprevedibile. Qualcosa che finalmente ci convincerà con la forza che questo modello sociale ha fatto il suo tempo e la realtà è cambiata, sotto i nostri piedi, mentre noi guardavamo un panorama che credevamo di conoscere bene.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
9 dicembre 2016.

IMMOBILISMO E IMMOBILITA’ultima modifica: 2016-12-09T15:48:33+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo