RENZI E IL BLIND

L’impressione, secondo quanto si sente in giro, è che Matteo Renzi, al pari di Matteo Salvini, dei Fratelli d’Italia, ed anche dei “grillini”, desideri le elezioni anticipate. Al più presto. Alcuni pensano che lo faccia perché teme che, se passa il tempo, rischia di sparire. Altri pensano che veramente crede di potere sfruttare quel 40% che ha votato “sì” al referendum. E qualcuno arriva addirittura a dire che ha brigato perché il governo apparisse come una fotocopia sbiadita del suo,  zavorrandolo per giunta con nomi – come quello della Boschi o di Lotti – che non sono di natura tale da aumentarne la solidità, proprio per renderlo transitorio. Si dice. Se negli ambienti di Roma e dei “giornaloni” siamo ai “si dice”, figurarsi quanto ne può sapere chi vive lontano e di politica non parla nemmeno con i suoi condomini. E tuttavia alcuni dati permettono di ragionare su queste ipotesi.
La prima perplessità è: quanto durerà il governo Gentiloni? È vero che, in un certo senso, questo governo è nato soltanto per fare un paio di cose e togliersi di mezzo. Ma è anche vero che proprio queste sue caratteristiche potrebbero renderlo inamovibile. Un governo “forte” suscita grandi speranze, ed anche grandi opposizioni, un governo debole fa meno ombra, e ognuno, prima di tentare seriamente di batterlo, si chiede che utilità ne trarrebbe.
Comunque, sarebbero gravemente sfavoriti i parlamentari di nuova nomina, perché perderebbero l’appetitoso “vitalizio” (la pensione di parlamentari): e, attenzione, di nuova nomina sono tutti gli appartenenti al M5S. Dunque, anche rispetto alla loro voglia di far cadere il governo, bisogna intendersi. Un grande partito d’opposizione non può che tendere a rovesciare l’esecutivo, dunque si può contare sulla sua richiesta di elezioni subito, ma non sulla sincerità del desiderio. I “grillini” potrebbero poi insistere per ottenere “una buona legge elettorale”. E passerebbero i mesi.
La condizione perché il M5S desideri veramente la caduta del governo, è la realistica possibilità di succedergli a Palazzo Chigi. Come sarebbe avvenuto se si fosse votato con l’Italicum e si fosse arrivati al ballottaggio col Pd. Ma, mentre Renzi e il Pd, quando pensavano di poterne beneficiare, si sono battuti a colpi di fiducia per fare passare questa legge, ora che hanno perso un bel po’ di ballottaggi con i “grillini”, i loro entusiasmi si sono molto calmati. E  probabilmente sono felici dell’inapplicabilità tecnica della nuova legge, perché ora abbiamo un Senato nella pienezza delle sue funzioni. Per non parlare della sentenza della Consulta. Dunque, per i “grillini”, niente Italicum, niente ballottaggio, niente possibile conquista del potere. La richiesta di elezioni subito potrebbe essere soltanto una facciata.
Gli altri partiti che dichiarano di voler andare alle urne lo fanno perché sono  all’opposizione, e non pesano molto, al riguardo. Mentre interessante è soprattutto il caso del Pd.
L’idea che questo partito abbia in tasca i “sì” ottenuti al referendum pare assolutamente delirante. Come nel “no” sono confluiti i voti di personaggi assolutamente agli antipodi, anche nel “sì” ci sono stati centinaia di migliaia di voti di persone che il Pd non l’amano neanche in fotografia. Questa del 40% sembra una vanteria per farsi coraggio. Appare invece più verosimile il timore di Renzi di vedere appannata la sua immagine e la sua presa sul Paese, nel caso rimanga a lungo lontano dai riflettori. Ma gli conviene veramente, questo ritorno immediato sulla scena?
Forse lui pensa che la gente abbia nostalgia del suo faccino in televisione, e invece gli italiani potrebbero ricordargli mille volte  che, durante la campagna per il referendum, lui ha detto che, se avesse perso, si sarebbe ritirato non soltanto dal governo, ma persino “dalla politica”. Non è facile che lo dimentichino due o tre mesi dopo il 4 dicembre. E questo particolare potrebbero ricordarglielo continuamente gli oppositori del suo stesso partito, i quali avrebbero invece voluto – con qualche ragione – che si dimettesse da Segretario. Altri si sono dimessi per sconfitte di minore gravità, e senza aver promesso prima passi indietro.
E comunque, per andare alle urne è necessario far cadere il governo Gentiloni, malgrado la necessità di nuove leggi elettorali (che potrebbero richiedere parecchio tempo), malgrado gli impegni internazionali e la necessaria stabilità per far fronte ai marosi delle  crisi. A cominciare da quella delle banche. Come giustificherebbe Renzi, agli occhi dell’elettorato, la pugnalata alla schiena di un governo che è sostanzialmente un monocolore Pd? Forse spera che siano gli altri, a far cadere il governo. Ma se conviene agli altri, non conviene al Pd, e se conviene al Pd non conviene agli altri. Che senso ha l’attuale politica di Renzi?
Il personaggio è caratterizzato da hybris e da un’audacia spinta fino all’imprudenza. Può darsi che, come a volte si fa giocando a poker, stia “aprendo al buio”, cioè correndo più rischi degli altri, per intimidirli. Ma non ha nessuna garanzia che la sorte lo assista. E infatti quello che noi italiani chiamiamo “buio” in inglese si chiama “blind”, cieco. E qualunque vero cieco vi dirà che, malgrado ogni prudenza, chi non ha la vista sbatte piuttosto spesso.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
21 dicembre 2016

RENZI E IL BLINDultima modifica: 2016-12-21T12:20:44+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo