“NOI” E “LORO”. MEGLIO “IO”

Una delle pulsioni fondamentali dell’uomo è la paura. Ed è benedetta, perché senza di essa chissà in quali guai ci metteremmo.
La paura – l’aspetto emotivo dell’istinto di conservazione – si manifesta in particolare quando siamo soli. Se di notte mi accorgo di star percorrendo a piedi una strada non illuminata, ho paura. Sono sicuro che, se soltanto mi attaccano in due, non sarò in grado di difendermi. Mentre se siamo in tre, forse rideremo e scherzeremo. “Io” ha molto più paura di “noi”.
Non c’è da stupirsene. L’uomo è un animale sociale e nella solitudine non è a suo agio. Inoltre “io” ho forse torto, “noi” abbiamo certamente ragione. Anche se il fatto di darcela reciprocamente non dimostra nulla. E c’è di più. Se “noi” abbiamo ragione, ci sono dei “loro” che hanno torto. A volte a tal punto che gli muoviamo guerra, per sterminarli.
Da giovane mi accorsi che questo meccanismo in me funzionava male. Mentre in molte situazioni mi chiedevo che cosa dovessi fare, mi accorgevo che gli altri sembravano sempre saperlo. La spiegazione che mi detti allora fu che in ognuno di noi coabitano un “io personale”, quello che decide di testa sua, e un “io impersonale”, il quale si comporta come farebbe chiunque altro. Io, constatai, “soffrivo di un’insufficienza di io impersonale”. E così risultavo imprevedibile, balzano, o semplicemente, come dicevano i miei coetanei, “un pazzo”.
L’io impersonale cementa il gruppo, lo conferma nei suoi schemi mentali, trasforma le abitudini in imperativi ed offre dei vantaggi. Chi si comporta come tutti non rischia critiche.
Ci sono campi in cui addirittura si esagera. Alcune regole della buona educazione assurgono a norme talmente severe, che la gente si preoccupa di non seguirle abbastanza fedelmente. “Ho degli ospiti a cena. Il cucchiaio va a destra del piatto, mi hanno detto, ma a destra o sinistra del coltello? In che ordine vanno messi i bicchieri? Quale va a destra, quello dell’acqua o quello del vino?” Sono problemi insulsi, eppure ci sono interi libri, su questi argomenti, e quelli che si preoccupano non hanno tutti i torti: infatti c’è chi ride di chi ha messo le forchette con i rebbi verso il basso.
Il gregge è rassicurante per i membri, e ostile agli altri. Ecco perché, se si vuole la pace, bisogna evitare la presenza, in una determinata società, di persone che per qualche verso sono “loro”. Ciò potrebbe infatti innescare una guerra. Fiamminghi e valloni sono da secoli vicini di casa, ed ora anche connazionali, ma i fiamminghi sono “loro” per i valloni, come i valloni sono loro per i fiamminghi. E contro questa frattura non c’è rimedio. Né vale l’esempio della Svizzera, dove pure i “loro” sono numerosissimi: perché quel Paese, pure minuscolo, è talmente montagnoso che i “noi” hanno ben pochi rapporti con i “loro”. Se Zurigo fosse metà tedesca e metà francese, le cose andrebbero diversamente. Anche se è vero che tutti sono riuniti sotto la superiorità di un “noi”, l’essere svizzeri. Ma per favore non confondete i cantoni.
Il “noi” è una delle caratteristiche negative dell’umanità. È la radice dell’intolleranza, dei pregiudizi, dell’odio razziale, di molta parte delle distinzioni sociali. Esercita una pressione talmente forte, che a volte chi ne sarebbe immune è costretto ad adottarne i moduli. Magari per semplice legittima difesa. Un ebreo che sia sopravvissuto ai campi di sterminio merita qualche comprensione, se odia i tedeschi.
Bisogna coltivare il proprio io personale, e guardare con sospetto il proprio io impersonale. Perfino il sorriso di complicità di chi ci considera parte del suo “noi” è pericoloso. Rischia di falsare il giudizio fra le nostre ragioni e quelle degli altri.
Il nostro sforzo di porci al di sopra delle fazioni incontra un limite naturale: noi non ce l’abbiamo con loro, ma se “loro” ce l’hanno con “noi”, allora right or wrong, my country, come diceva quello. Se tu mi vuoi uccidere, io uccido te senza scrupoli. Non per quello che sei, ma per quello che vuoi fare a me.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
28 dicembre 2016

“NOI” E “LORO”. MEGLIO “IO”ultima modifica: 2016-12-28T09:36:57+01:00da gianni.pardo
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