PAOLO GENTILONI DE LI CAPRETTARI

Leggere per favore anche il brano seguente.

Io non so quale sia l’umore di Hillary Clinton, in questo momento. Ma probabilmente sarà pessimo. Gli ambiziosi non vivono dei traguardi raggiunti, ma di quelli da raggiungere. E quando non hanno più speranze per il futuro, la loro esistenza non ha più senso.
Un momento analogo, anche se infinitamente meno grave, starà vivendo Matteo Renzi. Da che il suo musetto sbucava da ogni televisione, a qualunque ora del giorno e della notte, ecco che è assente come fosse un cittadino qualunque. Un paio di mesi fa mi chiedevo come potesse non porsi il problema della crisi di rigetto che poteva provocare negli spettatori, e forse la spiegazione era che, per un ambizioso, l’applauso del pubblico non è mai né eccessivo né troppo frequente.
Il caso di Renzi è tuttavia diverso da quello di tanti altri – in primis Hillary Clinton – perché è relativamente giovane, e per così dire può ancora provarci. Infatti, riguardo al suo futuro, bisognerebbe fare previsioni per i prossimi trent’anni, ed è impresa che scoraggerebbe anche la Pizia.
Per quanto riguarda l’attualità, tuttavia, ci si possono già porre delle domande. Come mai sembra sparito dalla scena? E Gentiloni sarà soltanto uno che sta lì per tenergli caldo il posto?
Riguardo alla prima domanda bisognerebbe sapere se Renzi in questo periodo stia rifiutando i contatti con i giornalisti (ma nessuno di loro ha scritto una cosa del genere, che io sappia) o se siano i giornalisti che lo considerano ininfluente sugli avvenimenti correnti. È vero che molto dipende da un possibile (ma estremamente improbabile) accordo dei partiti su una nuova legge elettorale, prima che la Corte Costituzionale dica la sua sull’Italicum; è vero che molto dipende dalla natura della legge che la Corte lascerà in vita, nel senso che sia o no immediatamente applicabile, ed altro ancora: ma come mai non vanno a chiedere il suo parere, al riguardo? Non potrebbe dire certo parole d’oro, ma forse dicono parole d’oro, tutti quelli che ne scrivono sui giornali? Insomma, la perplessità è giustificata.
Più interessante è discutere del futuro di Gentiloni. La cosa più allarmante, di quest’uomo, è il fatto che sembra timido e inoffensivo. Persino un personaggio come Mario Capanna, che non metteremmo alla pari né di Dante né di Machiavelli, l’ha a suo tempo considerato una mezza calzetta. Chi è timido e inoffensivo non diviene nemmeno amministratore di condominio. e invece lui, senza farsi notare, è diventato ministro degli esteri. Dunque il nostro Paolo non è da prendere sottogamba. Forse bisognerebbe invece discutere se il miglior modo per affermarsi nel mondo della politica sia quello di irrompere sul proscenio facendo roteare la scimitarra, come Matteo Renzi, o facendo finta di non essere nessuno.
In un film a episodi, “Signore e signori, buonanotte”, Luigi Magni diresse quello in cui il cardinale Felicetto de li Caprettari (Nino Manfredi) per dieci anni si fa credere morente, ottenendo infine di essere nominato “papa di transizione”. Invece stava benissimo, e subito dopo la proclamazione fece decapitare i cardinali che, più di altri, a forza di assassinii, avevano brigato per quel posto. Anche l’umiltà, la modestia, ed altri atteggiamenti rassicuranti, sono vie per arrivare in alto.
E c’è l’importanza del ruolo. In un altro film, un detenuto qualunque, per aiutare la Resistenza, si fa passare per il Generale della Rovere, e interpreta questa parte tanto fedelmente, da sacrificarle la vita. Ciò si verifica quando l’abito è la rappresentazione visiva di un grande dovere, che si può sposare fino all’eroismo.
In questo campo il miglior esempio l’ha dato Thomas Becket che, compagno di bisboccia di Enrico II, quando da questi viene nominato primate d’Inghilterra, diviene un tale fedele difensore della Chiesa, che il re alla fine lo fa uccidere. È l’argomento di “Assassinio nella Cattedrale”, di Thomas Eliot, e di “Becket e il suo re”, di Jean Anouilh, da cui fu tratto un indimenticabile film con Richard Burton e Peter o’ Toole.
In altri termini, anche ad essere perfettamente sincero nella sua amicizia per Matteo Renzi, nel momento in cui si troverà a scegliere fra ciò che crede l’interesse della Patria, e ciò che gli chiede il suo amico, siamo sicuri che sceglierà il legame personale? Quale storico mai glielo perdonerebbe, se prendesse coscientemene la decisione sbagliata, soltanto per non dispiacere al suo predecessore?
Del resto – se pure presentate su un drappo di velluto – le avvisaglie ci sono già. Gentiloni ha detto che un governo rimane in carica finché ha la fiducia delle Camere, ed anche che esso è rovesciato “quando demerita”. Ovvietà, naturalmente, ma provate a ribaltarle: “Non me ne vado volontariamente e se opero bene rimarrò qui fino alla fine della legislatura”.
Non abbiamo finito di assistere a questo film della storia, che non finisce mai,
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
31 dicembre 2016

PAOLO GENTILONI DE LI CAPRETTARIultima modifica: 2016-12-31T15:29:35+01:00da gianni.pardo
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