I CORTEI ANTI-TRUM SALVANO IL MONDO

Prima i numeri. Secondo i giornali, 670 manifestazioni in tutto il mondo, con due milioni e mezzo di donne partecipanti alla marcia contro Trump. Mezzo milione – dicono – soltanto a Washington. E inoltre – chiedo scusa per la lunghezza della lista – a New York, Boston, Philadelphia, Miami, Tallahassee (la capitale della Florida), Sydney, Berlino, Londra, Parigi, Bordeaux, Atene, Toronto, Roma, Firenze. Hanno partecipato autorità intellettuali del calibro di, nientemeno, Michael Moore, Ashley Judd, Scarlett Johansson, Katy Perry, Julianne Moore, Charlize Theron e Madonna. Se non siete impressionati – vi si potrà chiedere, echeggiando il conte Ugolino – da che solete essere impressionati?
Una simile mobilitazione mondiale non poteva che avere una motivazione di proporzioni cosmiche. E infatti che cosa chiedevano, le manifestanti, che cosa reclamavano, che cosa riaffermavano? È presto detto: I diritti delle donne. Quali diritti? Non importa, i diritti delle donne. E quali diritti sono stati negati, dal nuovo Presidente, appena insediatosi, tanto che non ha avuto il tempo di scaldare la sedia? Non si sa, le manifestanti non li hanno indicati, ma certo Trump è gravemente colpevole, non di ciò che ha fatto – perché ancora non ha fatto niente – ma per ciò che le centinaia di migliaia di profetesse sanno che farà. Del resto che il buonismo internazionale abbia poteri divinatori l’abbiamo già visto, otto anni fa, quando ad Obama, appena insediato, fu assegnato il Premio Nobel per la Pace. In fiducia. Trump invece è un tale gaglioffo, che contro di lui si è sfilato anche a Bangalore, in quell’India dove si bruciano le spose per l’insufficienza della dote, dove lo stupro è una piaga nazionale, e che può tuttavia dare lezioni a un nuovaiorchese.
I diritti delle minoranze oppresse sono sacrosanti, tanto che è sacrosanto difenderli non soltanto con le manifestazioni, ma se necessario con le rivoluzioni. Ma non è lecito bestemmiare principi importanti soltanto per esprimere l’antipatia della sinistra per coloro che non appartengono ad essa, fino a dar prova di quell’intolleranza che tanto volentieri rimprovera agli altri.
Ma queste sono quisquilie. Importante è che da domani il mondo è più sicuro. Trump deve stare attento. A Washington le nuove suffragette hanno sfilato con i cappellini rosa, muniti di orecchie di gatto – sapido il gioco di parole, Pussyhats – e se non si comporta bene domani potrebbero sfilare a cavallo di una scopa.
Gianni Pardo, giannip.myblog.it
22 gennaio 2017

I CORTEI ANTI-TRUM SALVANO IL MONDOultima modifica: 2017-01-23T11:21:51+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “I CORTEI ANTI-TRUM SALVANO IL MONDO

  1. Egregio Dr Pardo, condivido le Sue osservazioni.

    P.S. Sbaglierò, ma non è che Lei si sia preso una ( passeggera ) congiuntivite?
    [ Importante è che da domani il mondo è più sicuro. ]

  2. Siamo tutti umani, e dunque soggetti alle malattie. Tuttavia Le sarei grato se esplicitasse meglio la sua diagnosi. Sa, gli occhi mi servono molto.
    La ringrazio del commento,
    G.P.

  3. Caro Eduardo,
    non sono in grado né di cancellare una frase nel suo commento né di inserire il nome dopo “scrive”. Tutto questo dipende dal blog com’è organizzato. Consiglio di mettere la propria firma sotto i commenti. Lei – se vuole – può riscrivere il suo, ed io l’approverò.
    Comunque il futuro si può anche dedurre dal senso o da qualche parola, come “poi”, “domani”, “venerdì'”. è così poco necessario alla lingua che, morto il latino, morì anche il futuro. Quello che abbiamo attualmente deriva da una perifrasi (“da amare” “ho” → amerò). Vale anche per il francese e lo spagnolo. Inoltre in inglese e in tedesco il futuro è un tempo composto: io sarò, ich werde sein, I will be.
    Dimenticavo: il futuro non esiste nel dialetto siciliano, nemmeno come circonlocuzione. Me ne sono accorto decenni dopo che ho conosciuto quel dialetto.
    Gianni Pardo

  4. “Importante è che da domani il mondo è [ sarà ] più sicuro.”

    Non sono la persona adatta per questo genere di osservazioni. Probabilmente il lettore si riferiva all’uso del verbo presente parlando di futuro.
    Eduardo

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