VINCITORI E VINTI NELLA POLITICA INTERNAZIONALE 1 DI 2

Subissato da una marea di falsi commento, ho chiesto aiuto per settimane al Servizio di Assistenza. Che non è stato in grado di risolvere il problema. Allora ho abbandonato il blog pardonuovo.myblog.it, per tornare all’antico giannip.myblog.it. E per qualche settimana, questo blog è stato normale. Ora anch’esso è invaso dai “fake” e dunque (dal momento che nel passaggio avevo perso molti lettori) torno al precedente pardonuovo. Infetto per infetto, mi tengo il più noto dei due. Per il mese di febbraio pubblicherò gli articoli su ambedue i blog. Con marzo giannip sarà abbandonato.
Se la cosa infastidisce Voi, figuratevi me. Ma ho due blog: myblog, invaso dai commenti “fake”, e il cannocchiale che, una volta su tre – e per ore – è inaccessibile, sia a me sia ai lettori.
Che ci volete fare, siamo nell’epoca della modernità. Noi siamo forse imperfetti, ma i computer e internet sono perfetti. Nevvero?
G.P.

VINTI E VINCITORI NELLA POLITICA INTERNAZIONALE

Alla fine di una guerra, il principio generale è che il vincitore ha tutti i diritti (incluso quello di uccidere i vinti) e il vinto non ha nessun diritto. Perfino nel caso di una resa a condizioni, il rispetto delle condizioni, da parte del vincitore, è basato sul suo senso dell’onore. E non sempre ci si può contare.
Quando si dice che il vincitore ha ogni diritto, incluso quello di uccidere i vinti, qualcuno risponderà che, francamente, queste sono affermazioni da barbari. E può darsi che abbia ragione. Nondimeno la cosa è vera. Non soltanto il fatto si è sovente verificato nel lontano passato, ma si è verificato anche recentemente, quando i tedeschi si sono arrogato il diritto di uccidere gli incolpevoli cittadini polacchi di religione ebraica. Oppure quello di far morire di fame e di stenti i prigionieri di guerra russi (“Si stanno sbranando a vicenda”, diceva di loro, ridendo, Hitler). In Russia i tedeschi invasori hanno trattato la popolazione con un totale disprezzo e con tale crudeltà, da passare presto da liberatori dell’oppressione staliniana a barbari e odiati invasori. Ma è anche vero che quando poi l’Armata Rossa ha cominciato ad avere il sopravvento, invadendo i territori tedeschi, i soldati si sono abbandonati a una tale quantità di brutalità e stupri, che la popolazione è fuggita in massa, e con ogni mezzo, verso l’ovest. Al punto che quando poi i russi hanno poi annesso la Prussia Orientale (Königsberg e dintorni, divenuta Kaliningrad), non è stata neppure necessaria una pulizia etnica. La regione è divenuta facilmente russa perché non c’erano più tedeschi. A volte il vincitore è moderato e civile, ma i vinti questo comportamento possono soltanto sperarlo, non hanno nessun “diritto” ad ottenerlo.
La parola diritto, nell’ambito internazionale, non ha lo stesso significato che nella vita di una nazione. Fra gli Stati si ha un diritto quando si ha la forza di imporlo. O se lo impone un forte alleato. Insomma, come diritto non esiste. Il diritto internazionale, di cui tanti si riempiono la bocca, è un regolamento liberamente consentito, efficace finché si ha la volontà di rispettarlo.
Nei suoi comportamenti il vincitore non è limitato dal diritto, e nemmeno da Convenzioni come quelle di Ginevra. Infatti, se non rispetta i trattati ed è in grado di difendersi, non subisce alcuna sanzione. Quello che spesso lo limita è soltanto l’interesse. Alla fine della Prima Guerra Mondiale i francesi esagerarono, nella loro volontà di vendetta contro la Germania, e circa un decennio dopo ebbero modo di pentirsene. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti compresero che gli conveniva avere l’Europa Occidentale come alleata, e trattarono da vittime dei dittatori perfino quegli italiani e quei tedeschi che i dittatori li avevano ampiamente applauditi. Nutrirono le popolazioni e concessero prestiti per la ricostruzione, e il risultato fu estremamente positivo. Non soltanto divennero la potenza egemone in Europa ma, malgrado il tragico precedente di Pearl Harbour, con lo stesso comportamento riuscirono a trasformare in loro sincero alleato quel Giappone sul quale avevano buttato ben due bombe atomiche. Tutto il contrario della Russia sovietica che riuscì a farsi odiare dovunque riuscì ad imporsi.
La moderazione non è mai un dovere ma può essere un affare e può essere indotta dal buon senso. Il vinto di oggi può essere il vincitore di domani e non è un male se si stabiliscono regole che, pur non interferendo con lo sforzo di ottenere la vittoria, eliminano le sofferenze inutili della popolazione o degli stessi combattenti. Ma proprio questo principio contiene in sé il suo limite speculare: se il probabile vincitore ha come programma quello di sterminare i vinti, non sarà poi strano se il probabile vinto, divenuto invece vincitore, sterminerà poi gli aggressori. Questi ultimi non potranno denunciare la barbarie dei nemici, se questi attuano quel programma che loro stessi non sono riusciti ad attuare.
In questo campo il grande maestro è stato Tucidide che, nella “Guerra del Peloponneso”, ha spesso e con estrema sagacia dibattuto questi argomenti. Riguardo al modo di trattare i vinti ha fatto notare che un’estrema moderazione potrebbe incoraggiare altri nemici, spingendoli a credere di non avere molto da temere, in caso di sconfitta; ma d’altro canto un’estrema crudeltà rende la resistenza del nemico più accanita – e dunque la vittoria più costosa – perché i futuri vinti preferiranno morire con le armi in pugno che essere ignominiosamente passati a fil di spada dopo la resa. Ciò spiega, al passaggio, l’estremo eroismo degli ebrei che si ribellarono nel Ghetto di Varsavia.
Le considerazioni sulla guerra travalicano le epoche e sono estranee ad ogni forma di morale o di umanità. In questa materia non c’è da sperare nessun progresso. In una vicenda in cui il programma è quello di uccidere a milioni, e il rischio è quello di essere uccisi a milioni, s’immagini quanto possono pesare le altre motivazioni.
E invece, in tempo di pace, la gente continua a farsi illusioni. Per esempio riguardo al rapporto che ogni popolo ha col suo territorio. Molti credono che se c’è un Paese chiamato Gardonia, abitato da sempre dai gardesi, i quali parlano gardese ed hanno come religione il gardismo, anche nel caso di una sconfitta quel Paese non potrà che continuare a chiamarsi Gardonia, ad essere abitato dai gardesi. Tutto ciò non è affatto vero. La Francia si chiama così perché prima invasa e poi stabilmente abitata dai Franchi. Lo stesso è avvenuto con i Vandali in Andalusia. Perfino la Germania non è abitata dagli originari germani, ma da quegli altri germani che hanno sopraffatto e annientato i primi.. E le Americhe non sono forse popolate da conquistatori che si sono sostituiti alle popolazioni locali? Tutta la storia parla di invasioni che hanno cambiato la geografia politica dei continenti.
1 Continua
Gianni Pardo,

VINCITORI E VINTI NELLA POLITICA INTERNAZIONALE 1 DI 2ultima modifica: 2017-01-25T10:12:19+01:00da gianni.pardo
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