RENZI, TRA MATTARELLUM E GIOCO DELLE TRE CARTE

Oppresso da una marea di falsi commenti, ho abbandonato il blog pardonuovo.myblog.it, per tornare all’antico giannip.myblog.it. Ora anche questo blog è invaso dai “fake” e dunque torno a pardonuovo.myblog.it. Mi tengo il più noto dei due. Per il mese di febbraio pubblicherò gli articoli su ambedue i blog. Con marzo giannip sarà abbandonato.
G.P.

RENZI TRA MATTARELLUM E GIOCO DELLE TRE CARTE

Dopo il verdetto della Corte Costituzionale c’era da aspettarsi un bel po’ di dichiarazioni e commenti . E infatti si sono avuti. Alcuni si fanno forti dell’irrituale chiusa del verdetto e reputano che le attuali leggi elettorali permettono già di andare al voto; altri fanno notare tutte le differenze e sostengono che è necessario che il Parlamento armonizzi le due leggi. Alcuni per conseguenza invocano immediatamente le urne, anche sapendo di non poterle ottenere, altri, che quelle urne le temono, dichiarano che il rinvio è assolutamente necessario. In teoria ognuno parla nell’interesse della nazione, in concreto ognuno parla nel proprio interesse. La cosa è comprensibile. Difficile è invece concedere che, in questa baraonda, si dicano anche assurdità.
La prima sciocchezza è dire, come ha fatto Maria Elena Boschi, che la Corte Costituzionale – salvo qualche piccola correzione – non ha annullato l’Italicum. Anzi, a parere della signorina, la Corte ne ha confermato l’impianto e la costituzionalità.
Non si può che scuotere la testa. L’intento dell’Italicum era una governabilità di ferro: un solo partito, il Pd, nell’unica Camera, dopo il ballottaggio avrebbe avuto una maggioranza inamovibile per cinque anni. Invece la Corte ha sì mantenuto il premio di maggioranza (cosa citata dagli interessati per dimostrare che l’Italicum è stato salvato) ma soltanto per il partito che – nell’Italia tripolare – ottiene il 40% dei voti al primo colpo. Che è come dire a qualcuno: “Ti prometto un milione se correrai i cento metri in cinque secondi”. In realtà l’Italicum è morto e sepolto e la legge “creata” dalla Corte è banalmente proporzionale.
La seconda sciocchezza la dicono i politici del Pd quando invocano le urne, semplicemente perché, se fosse vero che vogliono le elezioni, potrebbero averle subito, facendo cadere il governo. Non ha senso che si invochi qualcosa che non si vuole, e che, se si volesse, si potrebbe prendere da sé.
Dice Matteo Renzi, insieme col coro delle scimmie ammaestrate: “La legge migliore è il Mattarellum. Noi la proponiamo agli altri partiti e se non la vogliono si può votare subito con le leggi attuali”. Trucchetti. Se sul Mattarellum si permettesse la discussione nei due rami del Parlamento, si ricadrebbe nella tattica di quelli che vogliono rinviare le urne quasi sine die. Se invece la si presentasse come un “prendere o lasciare” secco, si avrebbe subito la risposta e si andrebbe alle elezioni immediatamente. Infatti, se gli altri dicessero di sì, avremmo la nuova legge. Se dicessero di no – sempre secondo Renzi – si andrebbe alle urne immediatamente, con le leggi attuali. La soluzione è unica: che cosa sta aspettando, il Pd, ad attuarla? Basta che tolga la fiducia al governo, e Mattarella sarebbe costretto a sciogliere le Camere. La verità è che questo discorso è tutto fuffa e Renzi ci sta prendendo in giro.
Ma il suo comportamento – per quanto lo riguarda – non è folle. Oggi Renzi è soltanto il segretario del suo partito e nient’altro: ché anzi anche in quella carica è contestato. Dunque da un ribaltamento delle posizioni ha tutto da ottenere e ben poco da perdere. E così potrebbe anche essere sincero, quando si dice lieto di avere presto le elezioni. Ma è anche l’interesse dei parlamentari e dei membri del governo del Pd? La risposta è ovvia.
Nessuno può escludere che il governo Gentiloni una volta o l’altra sia pugnalato alle spalle proprio dal Pd, ma difficilmente ciò avverrà per far finire la legislatura. Fra l’altro – come ricordava sere fa Paolo Mieli a “Otto e mezzo” – di solito chi chiede le elezioni anticipate poi le perde. Dunque chi ha il governo se lo tiene stretto e rinuncia al potere soltanto se non riesce ad evitare un voto di sfiducia. Nessun passeggero che sia su una nave spera di fare naufragio.
Una cosa è certa: se si discuteranno, o no, le nuove leggi in Parlamento, se si andrà alle urne prima della scadenza della legislatura oppure alla data prevista, e tutti gli altri “se”, dipenderanno dall’interesse che avranno i vari partiti all’una o all’altra soluzione.
Si possono anche collocare fra le sciocchezze affermazioni in sé vere, ma totalmente inutili, nel contesto. Qualcuno dice: non si può andare al voto perché le leggi sono diverse, e ciò potrebbe avere conseguenze negative sulla governabilità. Qualcun altro dice: le leggi vanno benissimo come sono e, pur in presenza di qualche differenza, non c’è nessuna ragione per perdere tempo ad armonizzarle. In realtà, è vero che in passato ci sono state differenze fra le due leggi e si è lo stesso andati alle urne, ed è vero che ciò ha provocato problemi: dunque queste leggi o si modificheranno, o non si modificheranno, secondo come converrà, e non perseguendo una legge perfetta, ma soltanto la convenienza del momento.. Dell’interesse del Paese – per altro non chiaro, in questo caso – non importa nulla a nessuno. Inutile lambiccarsi il cervello sul punto di vista giuridico o politologico.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
28 gennaio 2017

RENZI, TRA MATTARELLUM E GIOCO DELLE TRE CARTEultima modifica: 2017-01-28T08:48:54+01:00da gianni.pardo
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