L’ANNUSATA

Se nell’aria c’è puzza di bruciato, è segno che da qualche parte qualcosa brucia. Se c’è profumo di zagara, siamo in un posto in cui – come avrebbe detto Goethe – fioriscono i limoni. L’odorato non ci fornisce notizie molto precise, ma in compenso sono dati certi. Non per niente i cani si fidano più del fiuto che della vista. E, come loro, sono degli eccellenti “annusatori” i gatti (che per giunta ci vedono benissimo), Per non parlare degli orsi che – chi l’avrebbe detto? – battono persino i cani. Dunque val la pena di annusare l’aria che tira in Italia, quand’anche fossero dati sommari. Perché essi esprimono l’opinione dei più.
Il singolo, per esempio il filosofo che desidera sostenere una tesi, cerca degli argomenti validi, appoggiandosi sui fatti, sulla storia, sulla logica. E ciò malgrado, se le sue tesi risultano irritanti, la grande massa finisce col non accettarle. Machiavelli è un grande, vi risponderanno, ma volete prendere sul serio ciò che dice? E che ne sarebbe del nostro livello di moralità? Analogamente, è molto difficile confutare molte delle argomentazioni di Nietzsche, ma “Non è quello che era pazzo e nazista?” E poco importa che la storia neghi l’una e l’altra calunnia.
Viceversa, basta fare del complottismo a buon mercato per trovare milioni di orecchie attente e cervelli a mezzo servizio pronti a credere che il mondo sia dominato dai massoni, che gli ebrei siano la causa di ogni male, che gli americani non siano sbarcati sulla Luna e che la principessa Diana sia stata una persona eccezionale. Cosa, quest’ultima, forse vera, ma non nella direzione che pensano i suoi adoratori.
L’opinione della folla non ha importanza, quando si cerca la verità. Ma pesa moltissimo nelle democrazie, dove si contano i voti, e se la massa reputa che un perfetto imbecille sia l’uomo del destino, come minimo quell’uomo diventerà Primo Ministro.
Che cosa dice il sentimento attuale degli italiani? Per cominciare, che non hanno fiducia nella politica. Infatti nessun partito e nessuna coalizione sono oggi tanto favoriti, secondo le indagini demoscopiche, da essere sicuri che faranno parte della maggioranza, nella prossima legislatura. Calcolando un 40% di astenuti, e considerando il resto dell’elettorato diviso in tre, risulta che sinistra, destra e “grillini” dispongono di meno del 20% ciascuno. Un italiano su cinque. Veramente poco. Ad ammettere che, pur di costituire un governo, si realizzi una Große Koalition, si tratterebbe pur sempre di (20 + 20) del 40% dei cittadini. Chiamare “maggioranza” una simile coalizione sarebbe difficile.
Il nostro sistema non si regge tanto sulla volontà popolare, di cui il Parlamento dovrebbe essere il mandatario, ma sul fatto che ogni altro regime è peggiore di quello democratico. Sto su questa barca soltanto perché l’alternativa è affogare.
Altro dato sorprendente, imprevedibile un anno fa, è che la stella di Matteo Renzi è tramontata. Il famoso homo novus ha subito una grossa batosta il 4 dicembre, ma sul momento si è creduto che essa rappresentasse piuttosto una battuta d’arresto che la conclusione della sua carriera. Non soltanto nessuno ha preso sul serio la sua promessa di abbandonare la politica, ma lo stesso interessato, dal giorno seguente la sconfitta, si è mostrato pronto a tornare a Palazzo Chigi. Quasi ne fosse momentaneamente uscito per andare a prendere un caffè. Infatti ha sostenuto che una legge elettorale diversa poteva essere votata in quattro e quattr’otto, anche prima che la Consulta emettesse il suo verdetto (20 gennaio). Si è sempre dichiarato pronto a nuove elezioni. Spesso ha perfino dato l’impressione di voler far cadere il governo Gentiloni per costringere il Parlamento e lo stesso Mattarella ad interrompere la legislatura. Insomma il tempo è passato e a poco a poco tutte le ipotesi sono cadute, fino ad essere dimenticate. Oggi l’aria dice che si arriverà serenamente alla fine della legislatura e che il governo in carica, al momento delle elezioni, sarà quello di Paolo Gentiloni.
Dunque quella del quattro dicembre non è stata una battuta d’arresto, ma la fine di un ciclo. Prima Renzi pareva l’uomo che avrebbe cambiato l’Italia, oggi è il segretario (contestato) del Pd. Un partito che ha addirittura subito una scissione. L’ex Primo Ministro non è più tanto simpatico quanto lo era un anno fa, e i suoi innumerevoli nemici, prima afoni, sono divenuti una masnada assetata di sangue. Per giunta il partito da lui guidato sostiene tesi che, per molti, sono irritanti. Si pensi allo ius soli da una parte e al consenso di cui gode il ministro Minniti, per aver fatto cose “non di sinistra”.
Sono passati pochi mesi, e Renzi non è più il Nuovo, non è più il Giovane, non è più la Speranza. Dello stile “capitano di ventura”, per non dire “Capitan Fracassa”, gli italiani non ne possono più e per questo amano Gentiloni: il suo garbo, la sua calma e per così dire, la sua assenza. Insomma chiunque salvo Renzi.
Per il resto, navighiamo a vista. Siamo delusi, non abbiamo fiducia in nessuno (men che meno in Renzi) e aspettiamo con atteggiamento fatalistico ciò che ci riserva il futuro. Sperando che non sia del tutto nero.
Gianni Pardo
2 settembre 2017.

L’ANNUSATAultima modifica: 2017-09-04T11:59:05+02:00da gianni.pardo
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