DUBBI SUL QUANTITATIVE EASING

La Bce compra ogni mese circa ottanta miliardi di titoli delle Banche Centrali di alcuni Paesi dell’eurozona. Questi titoli non sono di nuova emissione e neppure in scadenza, perché in quel caso sarebbero le banche centrali a rimborsare l’intero capitale. Compra per esempio quei BTP italiani che (prima della scadenza) i detentori riversano in Borsa (nel cosiddetto “mercato secondario”) perché hanno bisogno di denaro, perché vogliono disfarsene o per qualunque altra ragione. E la Bce ha promesso di farlo fino alla primavera prossima. Se non oltre.
Personalmente, non capisco il senso dell’operazione. Sul “mercato secondario” i titoli sono venduti secondo la legge della domanda e dell’offerta. Poniamo il caso che ci sia un titolo portoghese con scadenza fra tre anni, e che il venditore tema un crollo totale dell’euro. Tenta dunque di disfarsene, realizzandone il valore attuale. Ma anche il compratore potrebbe temere la stessa cosa, e dunque vorrà pagarlo meno del suo valore normale. Analogamente, se il titolo è considerato “sicuro” (per esempio i Bund tedeschi) si sarà disposti a pagarlo di più. Ecco la legge della domanda e dell’offerta.
Molti Paesi hanno debiti così grandi che non saranno mai rimborsati, dunque nel mercato secondario i loro titoli potrebbero essere grandemente deprezzati. Ma ciò potrebbe allarmare gli investitori e in definitiva di far saltare l’intero sistema. A questo punto la Bce compra a valanga (ottanta miliardi al mese!) i titoli di alcuni Paesi, facendone così aumentare la domanda. Così tenendone più alto il prezzo e l’apparente appetibilità. L’essenziale è che le Borse rimangano tranquille. Se appena la Bce smettesse i suoi interventi, si potrebbe determinarsi il panico, con tutti che tentano di vendere e la conseguente crisi del sistema. Ed ora andiamo ai dubbi.
La Bce compra i titoli: ma con quale denaro? Qualcuno risponde col gesto classico della stampa: un pugno verticale che batte sul palmo dell’altra mano. Il denaro è “falso”, ma la Bce potrebbe asserire che l’operazione è a somma zero: prima ha creato ottanta miliardi di euro immaginari, in contanti, poi ha ottanta miliardi di euro in titoli. Pareggio. Quando i titoli scadranno, si ripianerà il “debito” contratto al momento in cui sono stati “stampati” gli ottanta miliardi di euro.
Se l’operazione ha questo senso, è una truffa. A parte il fatto che si trasforma risparmio in liquidità, perché la Bce compra i titoli? Per evitare che gli investitori dubitino della solvibilità degli Stati. Ma ammesso che uno Stato cessi i pagamenti (default) è ovvio che anche i suoi titoli, in possesso della Bce, si trasformerebbero in carta straccia. Dunque il rischio che giustamente dovrebbero correre i detentori di quei titoli, che li hanno volontariamente acquistati, si trasferisce alla collettività, che quei titoli non ha acquistati e certo non acquisterebbe.
Non è tutto. Tenendo alto il prezzo dei titoli sul mercato secondario, la Bce induce i risparmiatori a comprarli ad un prezzo superiore al loro valore reale e fa loro correre un rischio ingiustificato. Mentre, se avesse lasciato il mercato libero e non lo avesse influenzato, il valore dei titoli sarebbe sceso, corrispondendo al giudizio del mercato sulla solvibilità dello Stato che li ha emessi, riducendo le perdite degli acquirenti e avvertendo tutti dello stato reale della loro economia. Inoltre, facendo aumentare lo spread fra i titoli degli Stati in bilico – per esempio l’Italia – e i Bund tedeschi, indurrebbe gli Stati in bilico a non contrarre nuovi debiti, perché già a rischio. E invece oggi si parla continuamente di “ulteriore flessibilità”, cioè di aumentare il debito pubblico, ché tanto abbiamo l’ombrello di carta velina della Bce.
Fra l’altro, se l’operazione è così intelligente, perché mai non la fa ogni singolo Paese? Ad esempio l’Italia, non volendo veder crollare il prezzo dei suoi titoli sul mercato secondario, potrebbe acquistare grandi stock di titoli. Ma per comprarli dovrebbe procurarsi contante, e per farlo non potrebbe che riversare nel mercato titoli di nuova emissione, aumentando il suo debito pubblico. Ciò allarmerebbe le Borse, che infine potrebbero non comprare i titoli di nuova emissione, rivelando il sostanziale fallimento tecnico dell’Italia. Con quel che segue.
Ora, nel momento in cui la stessa cosa la fa la Bce, che differenza c’è? Nessuna. La Bce non è più solvibile dell’Italia, perché non ha un suo patrimonio e gli stessi titoli comprati diverrebbero spazzatura. Insomma in caso di crisi fallirebbe insieme con le altre banche centrali. Così il quantitative easing è una soluzione cosmetica che non è mai stata spiegata chiaramente perché si vuol far credere che abbia un senso: mentre non l’ha.
Inoltre tutto ciò si potrà farlo indefinitamente? Sicuramente no: il debito pubblico continua ad aumentare e fatalmente, una volta o l’altra. una scintilla farà scoppiare l’incendio. Il “quantitative easing” è soltanto uno specchietto per le allodole. Si spera di tirare avanti qualche altro meseè qualche altro anno, prima che ci si apra una voragine sotto i piedi.
Ma naturalmente attendo lumi da chi ne sa di più.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
13 settembre 2016

DUBBI SUL QUANTITATIVE EASINGultima modifica: 2016-09-14T10:38:36+02:00da gianni.pardo
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