LE RAGIONI DEL SI’ E DEL NO

A proposito di un crimine misterioso, qualunque investigatore di polizia – oggi come al tempo dei romani – si chiede “cui prodest?” A chi reca vantaggio? Da qualunque lato si affronti la questione, risulta sempre vero che, fra le ragioni per cui si compie un’azione, la più probabile è l’interesse. Del resto, secondo l’immortale massima di La Rochefoucauld, “tutte le virtù si perdono nell’interesse come tutti i fiumi si perdono nel mare”.
Ma l’interesse in senso egoistico non è l’unica motivazione possibile. Si può fare qualcosa per pietà, per vendetta, per amore del bel gesto. E tuttavia anche in questi casi potrebbe dirsi che la vendetta, il capriccio o l’amore della virtù rappresentano, a loro modo, “un interesse”. Però, quando qualcuno si attiva molto, è molto improbabile che lo faccia per un interesse di cui possa vantarsi. L’intensità di un’azione è in relazione diretta con l’intensità della molla che spinge a realizzarla. E a tutto ciò si pensa a proposito dell’attuale, sanguinosa battaglia sul referendum.
La domanda che i cittadini si pongono è: “Le riforme proposte sono utili o nocive?” Ma le risposte che ottengono sono tutte finte. I favorevoli diranno: “Sono utili per questa, questa e questa ragione”, i contrari diranno: “Sono nocive per questa, questa e questa ragione”, ma le vere ragioni per pensarla così sono altre.
Se fossero sinceri, i favorevoli dovrebbe rispondere: “Ma che domanda ci fate? Non ce ne frega niente, a noi, dell’utilità o del danno delle riforme. Il fatto è che se prevale il ‘no’ noi siamo nei guai”. Matteo Renzi, per cominciare, dovrebbe andare a casa. E già questo spiega perché sia in tutte le televisioni, più ubiquo di Sant’Antonio. La sua risposta vera sarebbe: “Semplice istinto di sopravvivenza”.
Né diversamente vanno le cose per i suoi soci di maggioranza. I quattro gatti del Nuovo Centro Destra, se cadesse questo governo e se non gli aprissero la porta di Forza Italia, dovrebbero cercarsi un posto nel Dormitorio Pubblico. E ciò vale anche per tutti gli altri transfughi, Denis Verdini in testa. In caso di crisi, gli isolati non hanno né padre né madre. Sono gettati via come limoni spremuti.
Gli stessi pd, pur rimanendo un partito importante, si accorgerebbero di essere seduti su una bomba che il M5S potrebbe fare scoppiare. Ce n’è abbastanza, per sostenere il “sì”. Che bisogno c’è di parlare di diritto costituzionale, di bicameralismo perfetto o no? Per molti, nella maggioranza, si tratta semplicemente della loro vita politica.
Neanche il sostegno estero o comunitario per il “sì” è disinteressato. La società internazionale, come anche le Borse, preferiscono la stabilità a qualunque altra cosa. Quand’anche si trattasse di mantenere al potere un dittatore. Non è una novità. Il “no” non è la fine del mondo, non è l’Apocalisse, ma certo è un’incognita.
Passando a chi fa campagna per il “no”, si nota che valgono le stesse considerazioni, spesso cambiando il segno meno in segno più. Molti sono felici dell’imprudente promessa di Renzi di andarsene, se il referendum lo sconfessa. E non vedono l’ora di approfittare dell’occasione. Per loro, le ragioni di allarme appena esposte si traducono in altrettante promesse politiche. Per giunta, per molti, c’è anche il lato umano che spinge verso il “no”. In troppi sono felici all’idea di buttare fuori un Renzi che, con la sua arroganza e il suo disprezzo degli altri, è riuscito a farsi più nemici di D’Alema. E Dio sa se ce ne vuole. Persino molti di quelli che sono per il “sì” lo sono soltanto perché ciò corrisponde al loro interesse personale. Se in ballo non ci fossero anche loro, a Renzi darebbero volentieri un calcio.
Per i forzisti rimasti con Berlusconi la caduta del governo sarebbe il momento tanto atteso in cui Angelino Alfano e gli altri transfughi dovrebbero pagare il fio del loro tradimento. Fino ad ora essi hanno sostenuto il governo per sopravvivere, e per le stesse ragioni il governo ha accettato il loro sostegno. Nel momento in cui finisse il comune interesse, finirebbe l’alleanza e i cani sciolti dovrebbero tornarsene a casa. Con grande soddisfazione delle formazioni politiche di loro provenienza.
I “grillini” hanno possenti ragioni per sperare di buttar giù Renzi: potrebbe essere l’occasione per arrivare al potere. Anche se sarebbe assolutamente necessaria una nuova legge elettorale, unica per Camera e Senato. Ma per questo bisognerebbe trovare una maggioranza per votarla prima delle elezioni. Bel pasticcio. Ma sarebbe comunque un pasticcio vissuto con la prospettiva di Palazzo Chigi.
La sintesi è semplice: questo è un referendum sulle riforme costituzionali? Per niente. La scelta è: “Renzi sì, Renzi no”.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
16 ottobre 2016

LE RAGIONI DEL SI’ E DEL NOultima modifica: 2016-10-16T11:11:10+02:00da gianni.pardo
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